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Aboubakar Soumahoro si incatena a Piazza Montecitorio e inizia lo sciopero della fame | VIDEO
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2022-07-04
Il sindacalista Aboubakar Soumahoro a distanza di pochi giorni dall’ennesima morte di un bracciante nel foggiano decide di protestare a Piazza Montecitorio. E avanza delle richieste ben precise.
Pochi giorni fa la morte di Yusupha Joof, bracciante di 35 anni rimasto intrappolato nell’incendio della sua baracca nell’insediamento di Torretta Antonacci, nel foggiano, aveva ancora una volta portato alla ribalta le condizioni intollerabili in cui versano migliaia di persone impegnate a lavorare nei campi senza tutele, senza un salario adeguato e senza neanche il rispetto dovuto a qualsiasi essere umano. A protestare per questa tragedia indegna di un paese civile era stato per l’ennesima volta il sindacalista della Lega Braccianti, Aboubakar Soumahoro. Che ha deciso di passare all’azione. Incatenandosi a Piazza Montecitorio e iniziando lo sciopero della fame e della sete.
Aboubakar Soumahoro si incatena a Piazza Montecitorio e inizia lo sciopero della fame | VIDEO
Il sindacalista racconta quali sono le motivazioni che lo hanno portato alla protesta:
“Sono qui oggi perché le nostre vite, di lavoratrici e di lavoratori, non possono continuare a soccombere sui luoghi di lavoro (come ad esempio nei campi di raccolta di frutta e verdura, sui cantieri edili, ecc) ed ad essere carbonizzate dalle fiamme della miseria, come è recentemente accaduto a Yusupha Joof. Sono qui oggi perché una Repubblica fondata sul lavoro non può coltivare e normalizzare la cultura del LAVORO POVERO. Come diceva il maestro Giuseppe Di Vittorio, non è “giusto che il salario dei lavoratori sia al di sotto dei bisogni vitali dei lavoratori stessi e delle loro famiglie, delle loro creature“. Sono qui oggi per CHIEDERE al Palazzo di smettere di ignorare le nostre grida di dolore e di iniziare a vedere le sofferenze delle lavoratrici e dei lavoratori del Paese Reale”.
E riassume in tre punti le richieste che intende fare, a partire da un salario minimo legale, passando per un piano nazionale contro gli infortuni sul lavoro e arrivando a una riforma della filiera agricola, con quella che lui definisce “patente del cibo”, perché braccianti e contadini non possono “continuare ad essere schiacciati sotto il rullo compressore della potente Grande Distribuzione Organizzata”. Inoltre Aboubakar Soumahoro chiede anche un permesso di soggiorno per evitare che il caporalato possa agire indisturbato.