«A Ferrara c’è l’obbligo di mascherina anche al ristorante»

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-05-21

L’ex consigliera comunale della Lega Anna Ferraresi e l’ordinanza del suo ex compagno di partito che obbliga a tenere la mascherina in tutti gli esercizi commerciali

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L’ex consigliera comunale della Lega, Anna Ferraresi, tira un’altra stoccata all’amministrazione di Ferrara guidata dal suo ex compagno di partito Alan Fabbri. Nel mirino della consigliera, questa volta, c’e’ l’ordinanza con cui il primo cittadino ha stabilito l’obbligo di usare la mascherina anche all’aperto, oltre che “in tutti gli esercizi commerciali”. Il problema, segnala Ferraresi in un’interrogazione, e’ che nell’atto non si fa alcun cenno a bar, pub e ristoranti, che pero’ da lunedi’ hanno riaperto e nei quali, interpretando alla lettera il testo dell’ordinanza, sarebbe obbligatorio l’uso della mascherina.

«A Ferrara c’è l’obbligo di mascherina anche al ristorante»

Sul punto, ricorda la consigliera, Fabbri ha in parte corretto il tiro, viste “le proteste della popolazione”, e lo ha fatto con un post sulla propria pagina Facebook in cui ha specificato, “dando una curiosa ed ‘integrativa’ interpretazione dell’ordinanza, che tra le varie esenzioni dall’obbligo di usare la mascherina figurano anche i dehors di bar, ristoranti e pub”. Una precisazione che pero’, osserva Ferraresi, lascia aperte due questioni: in primis, dal momento che il sindaco fa riferimento solo ai dehors, “se ne deduce che all’interno di bar, ristoranti e pub sia obbligatorio l’uso della mascherina”, e in secondo luogo, comunque, “il testo di un’ordinanza non puo’ essere modificato, integrato o abrogato da un post su Facebook, per quanto proveniente dal profilo personale del sindaco”.

anna ferraresi

Per questo, anche alla luce delle “proteste dei sindacati di Polizia sull’indeterminatezza dell’ordinanza, che genera confusione nella popolazione, negli esercenti e tra gli operatori delle Forze dell’ordine che dovranno applicarla”, Ferraresi chiede a Fabbri “se e in che termini intenda modificare o revocare l’ordinanza” e se non “ritenga opportuno che le comunicazioni ufficiali avvengano mediante canali ufficiali, anziché tramite i profili social”.

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