I 30mila nuovi esodati per la Naspi

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2016-08-19

Si tratta di lavoratori delle aree di crisi che paventano di finire penalizzati dai nuovi meccanismi legislativi. Si parla anche di un intervento in deroga per i lavoratori del turismo e delle terme

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L’abolizione dell’indennità di mobilità e della cassa integrazione in deroga rischia di creare 30mila nuovi esodati a partire dal primo gennaio 2017. Si tratta di lavoratori delle aree di crisi che paventano di finire penalizzati dai nuovi meccanismi legislativi: la Naspi, il sussidio di disoccupazione che sostituirà tutte le vecchie indennità, servirà anche a cancellare l’indennità di mobilità che non verrà più erogata dal 2017.

I 30mila nuovi esodati in arrivo

Ma tra Naspi e indennità di mobilità ci sono molte differenze: può richiedere la Naspi, infatti, il lavoratore che possa far valere almeno 13 settimane di contribuzione nei quattro anni precedenti l’inizio del periodo di disoccupazione e almeno 30 giorni di lavoro effettivo nei dodici mesi che precedono l’inizio del periodo di disoccupazione. L’assegno potrà essere erogato per una durata pari alla metà delle settimane di contribuzione, con una durata massima di 24 mesi. Una normativa che non considera casi particolari come appunto le aree di crisi industriali, le difficoltà di trovare lavoro nel Mezzogiorno piuttosto che al Nord Italia (la mobilità durava fino a 48 mesi, la Naspi non può superare i 24), il lavoro stagionale (la Naspi può essere erogata per la metà del periodo lavorato, dunque uno stagionale che lavora sei mesi ha diritto solo a tre mesi d’indennità, prima ne aveva sei). Spiega oggi Repubblica:

Sulle aree di crisi si sono confrontati a fine luglio governo, sindacati e i presidenti delle nove Regioni interessate: Friuli Venezia Giulia, Toscana, Lazio, Puglia, Molise, Marche, Abruzzo, Umbria, Sicilia. Urge una soluzione “ponte”, dal momento che i piani di riconversione industriale non coincidono con i tempi della legge Fornero e del Jobs Act, e dunque con l’archiviazione di mobilità e cig in deroga. Tanto che in qualche caso i Comuni hanno individuato soluzioni ad hoc, senza aspettare il governo: a Livorno si è pensato ai lavori socialmente utili. Un’altra soluzione può essere per qualcuno il prepensionamento. Per tutti gli altri serve un prolungamento straordinario di cig e mobilità: è quanto ci si aspetta dal governo nell’incontro fissato a settembre.

Di un intervento in deroga al Jobs Act si parla anche per i lavoratori del turismo e delle terme:

Alla fine di luglio la deputata Pd Patrizia Maestri e il presidente della Commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano (Pd), hanno presentato una proposta di legge che allunga la durata della Naspi «del 10% fino ad un massimo del 40% per ciascuno degli anni immediatamente precedenti l’inizio del periodo di disoccupazione». Mentre la Fisascat Cisl Sicilia va ancora oltre, e ha lanciato una petizione popolare per chiedere l’erogazione di un’indennità di disoccupazione equivalente al periodo di lavoro, con relativi contributi figurativi, ricordando che nell’Isola il settore turistico impiega centinaia di lavoratori con picchi di occupazione pari al 95% in alcuni territori, e che quindi il dimezzamento dell’indennità pone problemi sociali gravi.


Finora per i lavoratori delle aree di crisi “si è provveduto con la Cig e la mobilità in deroga, così però pagava lo Stato. La definizione ‘in deroga’ è andata avanti dal 2009, e non può durare all’infinito, infatti già la legge Fornero aveva abrogato la mobilità dal 1 gennaio 2017. Però nelle zone di crisi, definite tali per decreto dal Mise, poiché è stato avviato un piano di reindustrializzazione si può pensare di allungare l’indennità a sei mesi o un anno. Visto che i piani sono in ritardo ha più senso fare un ponte, che non è un ponte verso il vuoto”. Così, intervistato da Repubblica, Marco Leonardi, consigliere di Palazzo Chigi. “I lavoratori hanno la Cig per due anni, la Naspi per altri due e l’Asdi per altri sei mesi. Soprattutto la grande innovazione del Jobs Act è l’introduzione delle politiche attive. Poi è vero che ci sono zone più difficili di altre, ma questo non significa che si possa garantire un assegno a vita”, aggiunge. “Per il Sud stiamo pensando a una facilitazione per le politiche attive: l’assegno per le agenzie del lavoro, che nel resto del Paese viene erogato solo a fronte di un contratto di lavoro di almeno sei mesi, al Sud potrebbe essere garantito anche a fronte di un contratto di tre”. Per gli stagionali “si pensa a un allungamento del sussidio di un mese”. Il contributo che le imprese versavano per la mobilità, lo 0,30% delle retribuzioni, “verrà riorientato. Intanto non sarà più lo 0,30%, per via del taglio del cuneo fiscale: diventerà lo 0,20% o lo 0,15%. Sarà destinato alle politiche attive o all’anticipo della pensione (l’Ape). Saranno le parti sociali a definire il nuovo fondo, o i nuovi fondi se ce ne sarà uno per l’industria e uno per il commercio”.

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