3 milioni di vaccini in dieci giorni: la sfida di Figliuolo per far correre la campagna

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-04-10

Paolo Figliuolo ha firmato l’ordinanza che, ”in linea con il piano nazionale del ministero della Salute” stabilisce l’ordine di priorità per le vaccinazioni anti-covid. La sfida è quella di somministrare i 3,2 milioni di vaccini fermi nei frigoriferi nei prossimi dieci giorni

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Il commissario straordinario all’emergenza coronavirus Francesco Paolo Figliuolo ha firmato l’ordinanza che, ”in linea con il piano nazionale del ministero della Salute” stabilisce l’ordine di priorità per le vaccinazioni anti-covid. La sfida è quella di somministrare i 3,2 milioni di vaccini fermi nei frigoriferi nei prossimi dieci giorni.

3 milioni di vaccini in dieci giorni: la sfida di Figliuolo per far correre la campagna

Cosa dice il provvedimento? La vaccinazione rispetta il seguente ordine di priorità: persone di età superiore agli 80 anni, persone con elevata fragilità. Nell’ordinanza si sottolinea inoltre che ”dove previsto dalle specifiche indicazioni” saranno vaccinati anche i familiari conviventi, caregiver, genitori-tutori-affidatari delle persone con elevata fragilità. A seguire hanno diritto alla vaccinazione in ordine di età le persone tra i 70 e i 79 anni, quelli tra i 60 e 69 anni. Dai 60 anni in su saranno utilizzati prevalentemente i vaccini AstraZeneca come da recente indicazione dell’Aifa. Spiega Repubblica che rispetto al Piano del commissario siamo in ritardo di 3,7 milioni di dosi: in questa fase si prevedeva che ne avremmo somministrate 16 milioni, siamo a 12,3 milioni. Quali sono i principali problemi? Il primo è quello di accelerare, il secondo è quello di contrastare l’ondata di rifiuti che inevitabilmente dopo le vicende riguardanti il vaccino Astrazeneca potrebbe mettere in difficoltà la tabella di marcia, quella che prevede di somministrare le oltre 3 milioni di dosi in 10 giorni:

«Da lunedì mi aspetto una campagna a tappeto per sessantenni e settantenni», ha detto Figliuolo. Lasciando aperta l’ipotesi, avanzata da alcuni governatori, di procedere non solo per prenotazioni, ma “a sportello”. Consentendo, cioè, ai cittadini di presentarsi direttamente all’hub e registrarsi, magari seguendo un calendario tarato sulla lettera del proprio cognome. Ragiona una fonte della struttura commissariale: «Si creerebbe, è vero, un problema di file e sovraffollamento ma, di sicuro, si andrebbe più velocemente». Pesa però l’incognita rinunce. Problema sollevato dall’assessore alla Salute pugliese, l’epidemiologo Pierluigi Lopalco: «È un fenomeno che già stiamo vedendo ma che potrebbe avere un rimbalzo nei prossimi giorni: che succede se in massa rifiutano le dosi di AstraZeneca?». L’indicazione è stata di non dare la possibilità di scelta, «per non far passare l’idea che esistano vaccini di serie A e serie B». Quindi chi rifiuta le fiale dell’azienda anglosvedese finisce in fondo alla lista

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foto ipp/clemente marmorino
 

”Parallelamente alle suddette categorie – si legge nell’ordinanza – è completata la vaccinazione di tutto il personale sanitario e sociosanitario in prima linea nella diagnosi, nel trattamento, nella cura del Covid-19 e di tutti coloro che operano in presenza presso strutture sanitarie sociosanitarie pubbliche e private”. ”A seguire”, secondo quanto dispone il provvedimento, ”sono vaccinate le altre categorie considerate prioritarie dal Piano nazionale, parallelamente alle fasce anagrafiche secondo l’ordine indicato. Le persone che hanno già ricevuto una prima somministrazione potranno completare il ciclo vaccinale con il medesimo vaccino”. La questione della seconda dose è l’altra matassa da dipanare. Ieri Locatelli aveva avanzato la proposta di ritardarla a 42 giorni: “Ci sono dati che indicano che è possibile allungare l’intervallo da 21 a 42 giorni senza perdere l’efficacia della copertura vaccinale – aveva detto il Presidente del Consiglio Superiore di Sanità in collegamento con SkyTg24 -. Questo consente di incrementare il numero delle persone che possono ricevere la prima dose”. Secondo quanto riportato da Franco Locatelli – che parlava anche nelle vesti di coordinatore del Comitato Tecnico-Scientifico – queste nuove evidenze scientifiche potrebbero avere anche un effetto sul prosieguo della campagna vaccinale italiana: l’opportunità di differire la somministrazione della seconda dose di Pfizer, consentirebbe di utilizzare prima (e su più persone) le dosi che sono già arrivate e che arriveranno nei prossimi mesi. Ma spiega La Stampa c’era stata quasi immediatamente una replica di Rezza, e poi il chiarimento con la circolare del ministero:

“Non credo che cambi l’indicazione di effettuare la seconda dose per i vaccini di Pfizer e Moderna, che è rispettivamente fissata a 21 e 28 giorni”», è la replica secca. Poi in nottata la circolare del ministero fa suo un parere dell’Agenzia del farmaco: lascia a tre e quattro settimane l’intervallo tra prima dose e richiamo, stabilendo però che si possa arrivare fino a 42 giorni in caso di necessità, ossia in caso di carenza di dosi.

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