Ma cosa ha da ridere dello stupro Lo Zoo di 105?

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-04-19

Durante lo Zoo di 105 vengono fatte delle battutacce sullo stupro. Ci si ride sopra come se si trattasse di uno scherzo. E piovono critiche. La denuncia di Jennifer Guerra

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C’è qualcuno che si diverte raccontando storie di stupri: si chiamano tecnicamente “rape joke”. L’ultimo episodio di questo deprecabile genere è andato in onda durante la trasmissione radiofonica “Lo Zoo di 105”

Ma cosa ha da ridere dello stupro Lo Zoo di 105?

In un contesto ridanciano gli speaker raccontano come se fosse uno scherzo la storia di una ragazza che sarebbe stata portata in camera incosciente e avrebbe subito una violenza sessuale. Qui c’è l’audio che spiega meglio di ogni altra cosa come è andata:

“uno che in una serata in montagna mi ricordo che ne trascinò una in camera, senza fare nomi e poi la riportò dove la prese. Si è risvegliata senza sapere quello che era successo”. La storiella viene raccontata condita da grasse risate. Poi lo speaker racconta di aver spiegato allo “stupratore”: “Scusa ma ti rendi conto che è violenza sessuale?”. Ma non è un modo per tornare seri: si tratta solo di un pretesto per fare altre battute. L’anonimo risponde: “No ma a lei piaceva” e quando l’interlocutore chiede “E da cosa te ne sei accorto?” l’altro replica “Effettivamente, adesso che ci penso…”.

Ecco, questo si chiama “rape joke”. La definizione di questo fenomeno la spiega bene in un’intervista al Messaggero la giornalista e scrittrice Jennifer Guerra: “Sono le battute sullo stupro, ormai normalizzate nella quotidianità e a volte pronunciate con leggerezza da autorità. Sono molto presenti perché la nostra cultura ritiene lo stupro una sorta di incidente di percorso, che succede ogni tanto e di cui dobbiamo farci una ragione. Senza considerare che non si tratta solo di un fatto di cronaca isolato in sé, ma è reso possibile e normalizzato da una cultura: da Il ratto delle Sabine, alla battuta sul cloroformio, fino alla maglietta del vicesindaco leghista “se non puoi sedurla puoi sedarla”, sono fattori che messi assieme creano una cultura assolutoria verso la violenza sessuale”. Ed è proprio Guerra a denunciare quanto successo allo Zoo di 105 affermando che dalla trasmissione prima hanno provato a fermare l’ondata di stories critiche che arrivavano da Instagram, per poi invitare in puntata le ragazze che ne avevano parlato. Tutto cancellato anche perché, racconta Jennifer Guerra, ci sarebbe stato un bis sull’argomento ancora peggiore se possibile. Alla fine sono arrivate le scuse e la promessa di non scherzare più sugli stupri:

Succede che lo Zoo di 105 fa alcuni rape joke (battute sullo stupro) in diretta. Raccontano la storia di uno che non si accorge di aver stuprato una ragazza ma poi gli viene il dubbio – grasse risate.
Alcune vittime e survivor di stupro, giustamente, fanno call out pubblicamente attraverso alcune storie su Instagram. C’è un tira e molla con la redazione del programma, che prima chiede alle ragazze di togliere le storie, poi le invita in radio e infine fa un’altra puntata in cui rincara la dose descrivendo altri scenari, stavolta con un uomo gay e una donna trans. Alla fine l’invito alle ragazze viene ritirato e la radio si limita a scusarsi dicendo che la trasmissione non farà più battute sullo stupro.

Ma secondo Guerra questa brutta storia ha avuto un epilogo terribile. Una delle ragazze che ha denunciato su Instagram avrebbe ricevuto minacce e insulti su telegram:

Stanotte una delle ragazze coinvolte si sveglia e si trova dei messaggi su Telegram: minacce di stupro e di morte da parte della R*pewaffen perché “hai osato imporre il tuo credo allo zoo 105”. Non voglio diffondere quello che le è stato scritto, ma è davvero tremendo. Si sono presi la briga di fare un logo e una serie di fotomontaggi.

Che dire? Questa storia faceva schifo già dall’inizio. Non poteva che finire peggio.

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