Zhang Nai Zhong: l'uomo accusato di essere il capo della mafia cinese in Italia

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-01-18

Considerato il ‘capo dei capi’, veniva temuto e anche per questo riverito dagli ‘affiliati’ anche con inchini. L’uomo, 48 anni, è residente a Roma ma ha numerosi interessi a Prato.

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Avevano conquistato quasi completamente il monopolio in Europa del traffico su strada delle merci di origine cinese e ‘gestivano’ l’affare con metodi in perfetto stile mafioso: intimidazioni, omertà e sottomissione. È il racket della mafia cinese scoperto dalla Squadra mobile di Prato che su mandato della Dda di Firenze ha arrestato 33 persone per associazione a delinquere di stampo mafioso. Altre 54 sono indagate.

Zhang Nai Zhong: l’uomo accusato di essere il capo della mafia cinese in Italia

L’operazione denominata China Truck ha consentito di sgominare un’organizzazione che agiva oltre in Italia e in vari Paesi d’Europa. Impegnati circa 130 poliziotti del Servizio centrale operativo e delle Squadre mobili di Prato, Roma, Firenze, Milano, Padova e Pisa, 18 pattuglie del Reparto Prevenzione Crimine di Firenze e Roma, il Nucleo Cinofili di Bologna e il Reparto Volo di Firenze e Roma. Hanno collaborato le polizia francese e spagnola. La lunga e complessa indagine, partita nel 2011, ha fatto luce su una ‘geografia’ criminale ramificata che aveva affermato la propria egemonia nel controllo del traffico delle merci su strada in tutta Europa. Si era imposta nella logistica con metodi mafiosi e grazie agli introiti provenienti da attività tipiche della malavita cinese. Centinaia di milioni il giro d’affari, se si tiene conto anche dell’indotto criminale: bische clandestine, locali notturni, prostituzione, spaccio di droga, estorsione. A capo dell’organizzazione Zhang Nai Zhong, considerato il ‘capo dei capi’ che veniva temuto e anche per questo riverito dagli ‘affiliati’ anche con inchini. L’uomo, 48 anni, è residente a Roma ma ha numerosi interessi a Prato.

A conferma dell’influenza di Zhong, gli inquirenti hanno ricostruito l’accordo da lui sancito con il numero due dell’organizzazione per imporre la ‘pace’ tra le bande cinesi e far cessare la guerra che tra il 2005 e il 2010 ha causato una quarantina di morti ammazzati con armi bianche. Zhang è originario della provincia di Zhejiang, il suo vice del Fuyang, regioni che storicamente si contendono il controllo delle comunità di emigrati. Una situazione di “guerra” analoga, hanno ricostruito ancora gli inquirenti, si è verificata anche nella comunità cinese di Parigi e fu ancora una missione del capo dei capi, accompagnato dal numero due, a pacificare anche quella situazione. La decisione per evitare che i fatti di sangue portassero l’attenzione degli inquirenti sugli affari illeciti dell’organizzazione. Tra gli arrestati nell’operazione anche una donna: si tratta dell’amante del boss.

L’operazione China Truck

Nella sua abitazione sono stati trovati anche 30.000 euro in contanti. Le ordinanze sono state eseguite in prevalenza a Prato ma anche a Roma, Milano, Padova e in Francia. Alcuni soggetti sono risultati al momento irreperibili, ma le ricerche da parte della Squadra mobile di Prato proseguono. Sequestrate anche otto aziende a Prato, Roma, Milano e in Francia e in Germania, oltre a immobili, veicoli e 61 conti correnti bancari. Il business principale del clan era nei trasporti, ma l’organizzazione aveva anche bische, ristoranti, locali notturni e money transfer. È la seconda volta che viene contestata l’associazione a delinquere di stampo mafioso nei confronti di organizzazioni cinesi.
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Secondo il gip, Alessandro Moneti, che ha ordinato gli arresti, gli elementi tipici della ‘mafia’, ovvero l’assoggettamento e l’omertà derivanti da intimidazione e l’accaparramento di attivita’ anche lecite, sono “costantemente presenti e univocamente indicativi”. Per il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho, presente al fianco del procuratore capo di Firenze Giuseppe Creazzo, “riuscire a individuare una complessa organizzazione mafiosa cinese non e’ ordinario ma eccezionale. Eccezionale identificare la sua composizione e operatività. Riconoscere i caratteri mafiosi e’ un fatto quasi incredibile. E’ importa tenere alto il livello quando queste associazioni inquinano la nostra economia”.

La guerra per bande

Sullo sfondo dell’inchiesta China Truck c’è una guerra fra bande cinesi a Prato per il controllo delle attività illecite, compresa la contraffazione di merci, che è costata numerosi morti e che per lungo tempo ha diviso le gang secondo la provenienza: da una parte i gruppi della regione cinese del Fujian, dall’altro di quelli del Zhejiang. Con l’intervento ‘pacificatore’ di Zhang Nai Zhong, il ‘capo dei capi’, la guerra si è interrotta a Prato e così i criminali cinesi hanno sviluppato i loro traffici illeciti. Zhang Nai Zhong, originario dello Zhejiang, è al vertice dell’organizzazione ma per realizzare un equilibrio accettato da tutti ha nominato come braccio destro un esponente dei criminali cinesi originari del Fujian. In questo contesto normalizzato l’accaparramento delle ditte di trasporti è stato il culmine di una pervasiva attività criminale che ha permesso l’accumulo dei capitali necessari a inquinare l’economia legale.
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Con i capitali illeciti derivati da contraffazione, gioco d’azzardo, droga, usura, estorsioni, prostituzione il ‘capo dei capi’ della mafia cinese in Europa, Zhang Naizhong, dava ordini da Prato per fare investimenti in attività redditizie: in Cina puntava a miniere di carbone e a oggetti particolarmente costosi, addirittura corna di rinoceronte; in Italia mirava a rilevare attività redditizie legali come un centro commerciale a Firenze, o illegali, come bische per il gioco d’azzardo.

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