L’assurda polemica su Zerocalcare troppo romanesco in “Strappare lungo i bordi”

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-11-22

La serie Netflix “Strappare lungo i bordi” di Zerocalcare è stata criticata perché i personaggi adottano una parlata troppo trascinata e “in romanesco”. Ma quello è proprio lo stile che ha reso popolare – e apprezzatissimo – Michele Rech

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Nel mare di complimenti e applausi per “Strappare lungo i bordi”, c’è anche qualcuno che alza il dito per muovere una critica a Zerocalcare per la sua nuova serie animata uscita recentemente su Netflix. “Troppo romanesco”, è l’appunto ricevuto da Michele Rech su più fronti: molti hanno dichiarato di non essere riusciti a capire tutto nel suo parlato un po’ trascinato e squisitamente romano, tanto da aver avuto bisogno dei sottotitoli, servizio sul quale Netflix è stato sempre impeccabile.

Se è vero che la parlata dei personaggi della serie, tutti doppiati da Rech tranne l’Armadillo che parla con la voce di Valerio Mastrandrea, è in larga parte dialettale e dalle parole un po’ “masticate”, è anche vero che se non si apprezza questo genere probabilmente un prodotto video di Zerocalcare non è proprio l’ideale.

Il fumettista infatti ha fatto proprio di questo stile la chiave di tutti i suoi corti animati, a partire da quelli diffusi sul suo canale Youtube fino a quelli divenuti popolarissimi durante la quarantena diffusi su La7 a Propaganda Live dal titolo, appunto, “Rebibbia Quarantine”, in cui raccontava le restrizioni vissute dal quartiere dove abita a Nord Est di Roma.

Zerocalcare e la parlata in romanesco

In un’intervista a Fanpage lo stesso Rech si era espresso sull’argomento, ancora prima che venisse sollevato e diventasse oggetto di polemiche: “Le persone che ammiro di più e che mi fanno più ridere al mondo sono le persone che riescono a switchare su registri linguistici diversi, a passare da uno molto aulico a uno molto basso, dialettale. Sono le persone che rispetto di più al mondo. Per me, paradossalmente, il romano è la lingua della comfort zone: io parlo più romano nelle interviste che con mia madre, non perché lo devo ostentare ma perché è la mia questione identitaria, che mi fa sentire trincerato nel mio fortino”.

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