Younes Abaaoud: se l'Europa ha paura di un ragazzino

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-04-11

Il fratello 15enne della mente della strage di Parigi, in viaggio verso l’Europa dalla Siria per vendicarlo secondo un rapporto dell’Interpol che lo descrive come un pericoloso terrorista. Ma il ministero dell’Interno francese nega che sia arrivato in volo all’aeroporto Charles De Gaulle

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«Arrivo alle 10»: un messaggio come tanti inviato da un fratello a una sorella per annunciare il proprio ritorno a casa. Ma le cose cambiano se a mandarlo è Younes Abaaoud, 15 anni, fratello minore di Abdelhamid Abaooud, considerato uno delle menti degli attentati di Parigi. Younes sarebbe in viaggio verso l’Europa con l’intenzione di vendicare il fratello e il messaggio lo ha mandato alla sorella Yasmina il 18 febbraio scorso. Il ragazzo è monitorato dai servizi segreti da diversi anni dopo che suo fratello Abdelhamid l’ha portato in Siria, dal Belgio, quando aveva 13 anni.

Younes Abaaoud: se l’Europa ha paura di un ragazzino

Paris Match riferisce di una nota dell’Interpol in cui viene citata la frase inviata dal fratello alla sorella. Younes nel gennaio 2014 viene prelevato da scuola a Molenbeek da Abdelhamid per essere portato in Siria, dove diventa a suo modo una star, presentato come il più giovane jihadista straniero dell’organizzazione terroristica e fotografato con un kalashnikov in più di un’occasione. E un’adolescente finlandese si dichiarava fino a poco tempo fa sua fan. Poi Abdelhamid viene dato per morto in guerra e per qualche tempo se ne perdono le tracce finché non riappare a Parigi in occasione degli attentati. Un terzo fratello, Yacine Abaaoud, è detenuto in Marocco con l’accusa di essere un jihadista. Il 3 dicembre scorso un jihadista belga annuncia l’imminente ritorno di Younes in patria, sostenendo esplicitamente che il ragazzino sia tornato per vendicare la morte del fratello maggiore. La notizia è presa sul serio dall’Interpol che apre un fascicolo su di lui e lo descrive come un terrorista, un assassino e un guerriero jihadista. Nel fascicolo viene segnalato come “pericoloso” di cui si auspica l’arresto immediato e la detenzione.

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Le foto con il kalashnikov di Younes Abaaoud

A questo punto, racconta ancora Paris Match, nei messaggi delle polizie si riferisce che il ragazzino potrebbe aver camuffato il suo aspetto e potrebbe viaggiare con documenti falsi: gli investigatori suggeriscono che Younes abbia potuto prendere un aereo per la Turchia, il Marocco o l’Europa e arrivare su un volo destinato all’aeroporto Charles De Gaulle di Parigi venerdì alle 7,30: è una falsa notizia, visto che la polizia non lo trova. Il ministero dell’Interno francese, contattato da PM, nega che Younes Abaooud sia arrivato in Francia. Omar Abaaoud, padre di Younes e Abdelhamid, ha detto a Derniére Heure che il destino di Younes è colpa di Abdelhamid e che non ha perso le speranze di riabbracciare il ragazzo.
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Younes Abaaoud e Abdelhamid Abaaoud

La donna che ha consegnato Abdelhamid

Nel frattempo emerge che Abdelhamid Abaaoud, considerato la mente delle stragi di Parigi del 13 novembre scorso e ucciso in un blitz cinque giorni dopo a Saint Denis, è stato consegnato alla polizia da una donna musulmana. Lo scrive il Washington posto, che ha intervistato la donna. Insieme al jihadista, 28 anni, nel covo della banlieue della capitale francese morì anche la cugina Hasna Aitboulahcen, 26 anni, che lo aveva aiutato a fuggire dopo le stragi. Ma un’altra donna, una specie di madre adottiva di Aitboulahcen che partecipò al trasferimento di Abaaoud nel suo nascondiglio, chiamò in segreto la polizia e contribuì a fermare il terrorista che stava organizzando altri attacchi. Il procuratore di Parigi François Molins il 18 novembre rivelò l’esistenza del testimone chiave che aveva portato le forze dell’ordine sulle tracce di Abaaoud. Il Washington Post scrive oggi che si tratta di una donna musulmana. “È importante che il mondo sappia che sono musulmana” ha detto la donna al quotidiano Usa. “E’ importante per me che la gente sappia che Abaaoud e gli altri non facevano quel che insegna il Corano”.

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