La commovente storia di Sgarbi che insulta e denuncia un consigliere M5S, ma poi viene condannato

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-04-08

Il colpo di teatro con la sentenza del giudice che ribalta la situazione e infligge una sanzione da 15mila euro al deputato

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Come un Alessandro Borghese della magistratura, il giudice del tribunale di Macerata ha ribaltato l’esito della causa in atto tra Vittorio Sgarbi e Alex Marini e condanna al pagamento di una risarcimento da 15mila euro il critico d’arte. E pensare che la denuncia era stata presentata dallo stesso deputato eletto con Forza Italia (poi passato al Gruppo Misto, come sua prassi parlamentare) nei confronti del consigliere del Movimento 5 Stelle a Trento. Ma lo specchio riflesso, alla fine, si è concretizzato e a pagare sarà proprio Sgarbi.

Vittorio Sgarbi che denuncia e insulta un consigliere M5S. Ma il giudice condanna lui

Questa storia è iniziata nel maggio del 2019, quando Vittorio Sgarbi era stato nominato presidente del Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto. Il consigliere pentastellato criticò questa scelta sottolineando alcuni aspetti: l’atavico assenteismo di Sgarbi alla Soprintendenza di Venezia e la sua condanna per truffa ai danni dello Stato. Il critico d’arte non prese bene queste due sottolineature e denunciò Alex Marini.

Ma, come spesso capita al personaggio caricatuale che Vittorio Sgarbi mostra al pubblico, la denuncia è stata condita da insulti rivolti al consigliere M5S di Trento, definito “onanista” e “depensante”. Alla fine, come riporta il Fatto Quotidiano, la denuncia del critico d’arte si è risolta con un nulla di fatto. Anzi, con una beffa per lui.

Il Tribunale di Macerata ha stabilito che Marini, difeso dall’avvocato Rosa Rizzi, ha esercitato correttamente il diritto di cronaca: insomma ha detto la verità. Mentre ha condannato Sgarbi, che aveva attaccato Marini definendolo “depensante” e “onanista”.

Per questo motivo, ora dovrà pagare un risarcimento di 15mila euro nei confronti del consigliere del Movimento 5 Stelle a Trento, a causa degli insulti pubblici che gli ha rivolto in quella occasione. La sentenza, dunque, ha ribaltato il senso della denuncia presentata dal critico d’arte.

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