Vittoria: il titolare della pizzeria di Camaiore ha rimosso tutti i cimeli fascisti

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-10-23

La pizzeria “Il Mulino” di Camaiore non sarà più un museo fascista dopo la segnalazione di Next

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Giustizia è fatta, la Pizzeria Il Mulino di Camaione dopo il nostro servizio di denuncia ha deciso di cambiare arredamento: quel mezzo museo di Mussolini non esiste più, la pizzeria continuerà a lavorare ma sui muri non ci saranno più poster effigi e qualsivoglia altra forma di richiamo al ventennio fascista.

Un successo che da un punto di vista sociale ci sentiamo almeno in parte di aver contribuito ad ottenere, ed un risultato che restituisce a tutta la collettività di Camaiore una città senza quel neo. Secondo quanto emerge il proprietario sarebbe rimasto molto scosso dal fatto che il suo arredamento abbia causato sgomento tra i media, utenti dei social ed esponenti del mondo della politica.

La pizzeria “Il Mulino” di Camaiore non sarà più un museo fascista dopo la segnalazione di Next

Quello che certamente non otterrà mai la nostra approvazione è la violenza verbale e le minacce rivolte allo stesso gestore dell’attività che risponderà davanti alla legge se la magistratura dovesse ritenere che si tratti di apologia di fascismo, oppure non sarà sanzionato se dalle indagini emergerà che lo smantellamento di tutti quei simboli sia già di per se sufficiente. L’obiettivo, ad ora, è stato raggiunto: togliere dalla vista di una comunità una pizzeria che pareva più un museo fascista che altro. Il titolare de Il Mulino in queste ore ha commentato i fatti, lasciandosi andare ad un pietismo che poco ha a che fare con quello di cui è accusato dall’opinione pubblica.

“La mia pizzeria è sempre stata ricca di cimeli che ricordano il periodo storico della seconda guerra mondiale, da qui a parlare di fascismo ci passa un treno e poi anche un altro – dichiara Elio – come dico sempre io i colori sono belli ma se mischiati viene fuori solo un pastrocchio e qua sembra tanto che si divertano a fare di tutta l’erba un fascio”.

 

Da queste prime parole pare che chi ha condannato la pizzeria il Mulino abbia “frainteso” un arredamento in cui i richiami al ventennio non sono abbozzati ma evidenti. E duramente imposti, da un punto di vista visivo, ai clienti che devono cenare sotto foto di Mussolini, busti del Duce e poster che inneggiano al fascismo.

 

Stanno distruggendo una famiglia, i sacrifici di una vita e tanto per sottolineare il fatto che di fascismo qua non ci sia neanche l’ombra basti pensare quante persone di colore vengano a gustarsi una delle mie famose pizze o ancor meglio basti vedere come mia figlia si sia accompagnata con un ragazzo moldavo, ben accolto da me e da mia moglie. Siamo stanchi di ricevere insulti, offese, minacce, adesso è tutto in mano alla procura che, mi auguro, farà il suo lavoro. Non abbiamo mai creato problemi a nessuno, siamo persone pacifiche e proprio per questo ho deciso di spaccare tutti i quadri, di smontare ciò che avevo all’interno della pizzeria e questo non significa arrendersi o piegarsi al volere altrui ma, semplicemente, la voglia di tornare a fare il nostro lavoro, in santa pace, come sempre abbiamo fatto”.

Fatta salva l’approvazione per la decisione di eliminare le scorie di una delle pagine più nere della storia del paese, come detto, rimarrà ferma la condanna alle violenze rivolte al titolare quando saranno acclarate. Giustizia è fatta.

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