Il nuovo virus dell’influenza potenzialmente pandemico identificato in Cina nei maiali

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-06-30

Il virus, che i ricercatori hanno chiamato G4 EA H1N1, può crescere e moltiplicarsi nelle cellule che rivestono le vie aeree umane.

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Un nuovo virus che ha il “potenziale” per scatenare una pandemia è stato identificato in Cina da un team di scienziati cinesi e britannici. Secondo le prime notizie, raccolte tra gli altri dalla BBC, i maiali sono il vettore principale ma il virus può infettare anche l’uomo. E i ricercatori temono che potrebbe mutare ulteriormente diventando facile da diffondere da persona a persona e innescare un focolaio globale.

Il nuovo virus dell’influenza potenzialmente pandemico identificato in Cina

Gli scienziati ne hanno parlato sulla rivista Proceedings of National Academy of Sciences sostenendo che dovrebbero essere velocemente implementate misure per controllare il virus nei suini e un attento monitoraggio dei lavoratori dell’industria suina. L’ultima influenza pandemica – la suina del 2009 – è stata meno letale di quanto inizialmente si era temuto, soprattutto perché molte persone anziane avevano una forma di immunità al virus, probabilmente a causa della sua somiglianza con altri patogeni influenzali circolati in precedenza. Quel virus, chiamato A/H1N1pdm09, è fra quelli presenti ancora oggi nel vaccino antinfluenzale annuale.

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Finora il virus non ha rappresentato una grande minaccia, ma il professor Kin-Chow Chang e i colleghi che lo hanno studiato, dicono che bisogna tenerlo d’occhio. Il virus, che i ricercatori hanno chiamato G4 EA H1N1, può crescere e moltiplicarsi nelle cellule che rivestono le vie aeree umane. Gli attuali vaccini antinfluenzali non sembrano dare protezione, sebbene possano essere adattati per farlo se necessario. I ricercatori hanno trovato prove di una recente infezione in persone che lavoravano nei macelli e nell’industria dei suini in Cina. Gli attuali vaccini antinfluenzali non sembrano proteggere contro questo virus, sebbene possano essere adattati per farlo, se necessario. Kin-Chow Chang, che lavora alla Nottingham University nel Regno Unito, ha detto alla ‘Bbc’ online che “in questo momento siamo distratti dal coronavirus, e giustamente. Ma non dobbiamo perdere di vista nuovi virus potenzialmente pericolosi”. Se questo patogeno non è un problema immediato, secondo l’esperto comunque “non dovremmo ignorarlo”. Secondo James Wood, a capo del Dipartimento di medicina veterinaria dell’Università di Cambridge, questo studio “arriva come un promemoria salutare” del fatto che siamo costantemente a rischio di nuovi agenti patogeni e che gli animali da allevamento, con i quali gli esseri umani hanno un contatto maggiore rispetto alla fauna selvatica, possono veicolare questi microrganismi.

EDIT ore 14,04: il nuovo virus influenzale scoperto in Cina “ha potenziale pandemico. Questo vuol dire che, se passasse in maniera massiva all’uomo, troverebbe un’umanità scoperta. Non abbiamo anticorpi contro questo virus. Serve agire subito per trovare un vaccino o dei farmaci”. Lo ha spiegato all’Adnkronos Salute Giorgio Palù, già presidente delle società italiana ed europea di virologia, commentando lo studio che ha permesso di identificare il nuovo virus suino – G4 EA H1N1 – in un allevamento di maiali cinese, e spiegando i 5 elementi emersi dalla ricerca che fanno di questo patogeno un serio pericolo pandemico contro il quale è necessario agire subito. In primo luogo, dice Palù, il nuovo virus “riconosce il recettore umano, è in grado di infettare le cellule umane e infetta anche il furetto, modello di trasmissione all’uomo: sappiamo da 90 anni che i virus che infettano il furetto sono in grado di infettare anche l’uomo”. Ma c’è di più. “I ricercatori hanno anche trovato che alcune persone che badavano all’allevamento dei maiali studiato – sottolinea ancora l’esperto – hanno sviluppato anticorpi contro questo nuovo virus. Il che significa che è già passato all’uomo”. Ultimo elemento importante “è che gli anticorpi H1N1 del virus pandemico del 2009 non riconoscono questo nuovo virus. E quindi non sono in grado di neutralizzarlo”. Lo studio, realizzato da ricercatori i cinesi del laboratorio dell’Organizzazione mondiale della sanità per la sorveglianza dell’influenza e della Facoltà veterinaria di Pechino, dimostra, secondo Palù, “quando sia importante l’indagine virologica condotta non solo sull’uomo, ma anche nell’animale e nell’ambiente che circonda questo animale”. Con gli elementi a disposizione, infatti, “noi potremmo essere in grado di sviluppare già un vaccino per averlo disponibile nel caso il virus desse origine a una pandemia. Ma possiamo anche testare i farmaci già disponibili”, ed evitare così di replicare ciò che è accaduto con la pandemia in corso. Nel caso del nuovo virus l’origine suina è un elemento da non sottovalutare. “Il maiale, in questo contesto – avverte infatti il virologo – è molto pericoloso perché, diversamente dal pipistrello, ha la grande capacità di riassortare i virus. Questi animali hanno caratteristiche peculiari perché hanno recettori dell’influenza sia per i virus aviari che per quelli umani. Rappresentano una sorta ‘provetta’ in grado di mescolare i virus dell’uomo e degli uccelli”, originando un patogeno totalmente diverso. “Questo è il pericolo. Si possono creare così mix micidiali, potenzialmente pandemici”. Già nel 2009 c’era stato un virus pandemico, partito dal maiale, l’influenza suina. Ed era un virus riassortante. “Da allora si è deciso di attuare la sorveglianza, come sarebbe giusto fare, nel maiale proprio per le sue particolari caratteristiche. Purtroppo questa sorveglianza oggi è volontaria e non obbligatoria per tutti i Paesi”, conclude l’esperto.

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