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Virginia Raggi: la seconda indagine per abuso d'ufficio

Alessandro D'Amato 07/02/2017

Lei firmò la delibera sulla promozione. A Romeo fu triplicato lo stipendio. La Raineri raccontò di un escamotage per ottenere la nomina con la firma di Marra. E Romeo spiegò: «Abbiamo sbagliato le nomine perché era agosto, faceva caldo…»

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La sindaca Virginia Raggi firmò la delibera che il 9 agosto determinò la promozione di Salvatore Romeo. Per questo ora è indagata in concorso con Romeo, suo ex capo della segreteria politica. A Romeo inoltre fu triplicato lo stipendio.

La seconda indagine per abuso d’ufficio per Virginia Raggi

Salvatore Romeo, già capo della segreteria politica della sindaca, è accusato di abuso d’ufficio in relazione alla sua stessa nomina ed in concorso con la prima cittadina. Il suo interrogatorio – secondo quanto si è appreso a piazzale Clodio – era previsto per domani, ma potrebbe slittare di uno o due giorni per impegni pregressi del legale. I magistrati sarebbero intenzionati a chiedere anche delle motivazioni che hanno portato Romeo a stipulare delle polizze vita, indicando poi la Raggi ed altri militanti del M5s come beneficiari. Chi indaga vuole capire se ci sono ulteriori profili, sconosciuti al momento. Romeo passò da funzionario nel Dipartimento Partecipate, con stipendio di 39 mila euro annui all’incarico politico, con salario di 110 mila euro, poi scesi a 93 mila dopo l’intervento dell’Anac. Poi sono arrivate le dimissioni all’indomani dell’arresto di Raffaele Marra.

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Gli stipendi dello staff della Giunta Raggi (Il Messaggero, 17 agosto 2016)


Una settimana dopo le dimissioni la Raineri rilasciò un’intervista a Repubblica nella quale spiegò la sua verità sulle dimissioni parlando anche della nomina di Salvatore Romeo, ricordando che la delibera sulla sua nomina non aveva il suo visto ma quello di Raffaele Marra:

Si è parlato a lungo del suo stipendio da 193.000 euro.
«Non nego fosse elevato. Ma in linea con quanto percepivo da magistrato. In ogni caso, l’ultimo mio atto in Campidoglio contiene la rinuncia a ogni compenso per l’attività svolta dal 22 luglio al 31 agosto. Piuttosto, sa da chi venne determinato il mio stipendio?».
Da chi?
«Da Salvatore Romeo, capo della segreteria della sindaca. Fu lui a comunicarmi l’emolumento deciso».
Lo stesso Romeo con il quale si è più volte scontrata in queste settimane?
«La delibera sulla sua nomina non ha il mio visto. E neppure quello di Laura Benente, dirigente capitolina delle Risorse umane. Hanno atteso che andasse in ferie per raccogliere il compiacente visto di un altro dirigente molto legato a Raffaele Marra (vicecapo di gabinetto, ndr). Quel diniego è costato il posto alla Benente, rispedita a Torino senza neanche il preavviso di 8 giorni che si dà ai domestici».

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Carla Raineri con Francesco Paolo Tronca

Per lei la nomina di Romeo non andava bene, perché?
«Non per il suo stipendio triplicato ma per la procedura in sé: Romeo era già dipendente del Campidoglio e non poteva essere posto in aspettativa e contemporaneamente riassunto dallo stesso ente».
Con Raggi ne ha parlato?
«In un duro confronto, il 25 agosto, le dissi che me ne sarei andata se le cose non fossero cambiate. Per me, la presenza dell’ex assessore al Bilancio Marcello Minenna era la migliore garanzia della serietà delle intenzioni dei neo-eletti. Ma non si può restare in un luogo di lavoro dove si è avvertiti come una minaccia. Invitai la Raggi a riflettere. Le professionalità in campo non avrebbero avuto problemi nel bypassare personaggi del tutto mediocri: di fatto, però, il duo Marra-Romeo ha continuato a gestire il Campidoglio forte della protezione della Raggi e nell’indifferenza degli altri».

In un’altra intervista recente la Raineri definì la nomina di Romeo «un caso di scuola di abuso d’ufficio». Nella delibera del 9 agosto relativa alla nomina lo stipendio non viene indicato esplicitamente, ma attraverso riferimenti legislativi, non rendendo immediatamente deducibile la somma. Inoltre l’atto non venne passato al vaglio del Gabinetto per verificarne la legittimità. Questo sostanzierebbe il presunto l’abuso contestato a Raggi e Romeo. In un’intervista al Messaggero entrata ormai nel mito lo scorso 3 settembre però Romeo fu chiarissimo:

«È stato commesso un errore su quelle delibere perché eravamo in ritardo, era agosto, faceva caldo, e dovremo provvedere a una modifica della fascia di attribuzione».
Sta parlando della sua?
«Sì, mi sono messo in aspettativa».
E da funzionario è stato assunto come articolo 90 con una qualifica da dirigente di terzo livello. E’ vero che le è stato triplicato lo stipendio? Questo non è piaciuto ai vertici del M5S.
«Parlerò dei miei compensi a tempo debito e con le carte in mano».
E’ vero che guadagna 120mila euro all’anno?
«Le ho già risposto. E’ tutto scritto».
A dire il vero nella delibera approvata in giunta non c’è scritto il suo compenso ma solo un richiamo molto complesso al contratto nazionale del settore pubblico.
«Sarà tutto trasparente, vedrete».

Romeo era anche il personaggio che accompagnava la sindaca Raggi sul tetto questa estate, quando vennero “beccati” dal fotografo portoghese Frederico Duarte Carvalho mentre confabulavano. In seguito si suppose che lo staff della sindaca fosse stato avvertito di un’indagine in corso in Campidoglio da Raffaele Marra. Il caposegreteria della sindaca è stato in seguito giubilato insieme a Daniele Frongia dopo l’intervento di Beppe Grillo in seguito all’arresto di Raffaele Marra. Lui si è spintaneamente dimesso, Frongia rinunciò all’incarico di vicesindaco rimanendo però assessore allo sport.

La nomina di Romeo e l’indagine su Raggi

Alla giunta, presieduta dalla sindaca Virginia Raggi, presero parte gli assessori Baldassarre, Berdini, Marzano, Meleo, Minenna e Muraro. Oltre alla nomina di Romeo fu decisa, tra le altre, anche quella di Andrea Mazzillo. Nella deliberazione di fatto si indicava la mansione di Romeo, “attività di supporto nell’ambito dell’Ufficio di diretta collaborazione della sindaca“, e anche lo stipendio che non veniva indicato però in maniera diretta, ovvero con una cifra, ma riferendosi al “trattamento economico lordo, parametrato a quello dirigenziale terza fascia di retribuzione” legato al Contratto integrativo dei dirigenti di Roma Capitale. Una dicitura poco comprensibile ma che di fatto triplicava l’emolumento di Romeo. La Raggi ha detto di recente in un’intervista al Corriere di stare valutando se denunciare Romeo per la storia delle polizze.

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Salvatore Romeo (foto da: Facebook)


Nel memoriale consegnato in procura dopo le dimissioni la Raineri sottolinea di aver «illustrato a Raggi che doveva ritenersi impossibile per un dipendente assunto a tempo indeterminato ricorrere all’istituto dell’aspettativa per poi essere assunto dal medesimo ente a tempo determinato, e la invitai a revocare la delibera». Paventando l’ipotesi di abuso d’ufficio laddove un tale meccanismo fosse stato posto in essere allo scopo di attribuire al dipendente un vantaggio economico altrimenti non conseguibile. Ma la sindaca non la sta a sentire:

«La sindaca non volle sentire ragioni. Disse che avrebbe consultato l’Avvocatura. Il professor Minenna e io aderimmo all’ipotesi, ma lei chiese al capo dell’Avvocatura un preventivo parere solo orale e quando realizzò che l’avvoca to Murra era di avviso contrario (cioè favorevole alla mia tesi) non gli commissionò il parere scritto». Murra sarà interrogato questa mattina dai magistrati e dovrà chiarire anche altre circostanze contenute nell’esposto.
Dieci giorni dopo a Raggi fu infatti consegnato il parere dell’avvocato amministrativista Aristide Police secondo il quale non esisteva «alcuna ragione che possa giustificare il mutamento del rapporto di servizio di un proprio dipendente o meglio, la duplicazione di tale rapporto». Ma lei decise evidentemente di ignorare anche questo e — lo specifica Raineri — «si rivolse a una giovane avvocatessa sua amica (che di lì a poco avrebbe reclutato) la quale trovò un precedente costituito da un altro parere dell’Avvocatura capitolina e da un regolamento del Comune di Firenze», mai recepito dal Campidoglio.

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Salvatore Romeo, Raffaele Marra e il blitz della polizia in Campidoglio (La Repubblica, 16 dicembre 2016)


Ad agosto, dunque, la Raggi non volle dar ascolto agli esperti della materia e andò avanti ugualmente per la sua strada. A settembre perseverò nell’errore, facendo approvare il 30 la seconda delibera illegittima su Romeo. Illegittima perché ad essere irregolare era lo strano procedimento, rimasto invariato, prima ancora dello stipendio che alla fine è stato ridotto di un terzo. Il parere di Police, ordinario di diritto amministrativo alla facoltà di giurisprudenza dell’università di Tor Vergata è datato 19 agosto, è stato regolarmente protocollato in Comune, ma poi ignorato e chiuso in un cassetto, perché nessuno lo conoscesse. Il parere di Cantone, inviato per email il 7 settembre dall’Anac, è stato protocollato solo il 29 settembre (come se fosse discrezionale), quando le opposizioni lo hanno reclamato e dopo settimane di silenzio.
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Questa è la seconda indagine su Virginia Raggi che coinvolge atti della sua amministrazione: in entrambi i casi la sindaca è finita nei guai per la promozione di suoi “fedelissimi” che in seguito ha dovuto rimuovere dagli incarichi. Marra è stato arrestato per corruzione; di Romeo il M5S ha chiesto la testa insieme a quella di Frongia dopo la notizia delle indagini su Marra. Riccardo Luponio, l’avvocato di Romeo, ha reso noto che l’interrogatorio del suo assistito non è stato ancora fissato: «Siamo sereni e fiduciosi, il dottor Romeo non ha nulla da nascondere. Studieremo le carte e poi decideremo se, come e quando rispondere».

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