Attualità

«Vi spiego le armi segrete dell’Isis»

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2015-11-23

Un estratto dell’intervista di Libero a Maria Pia Gismondo, esperta in bioemergenze

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Libero, in un articolo a firma di Giacomo Amadori, ha pubblicato un’intervista a Maria Pia Gismondo, direttore del laboratorio di microbiologia clinica, virologia e bioemergenze del Luigi Sacco di Milano. L’esperta smentisce le favole sugli attacchi con Ebola e vaiolo:

Sei sette mesi fa le intelligence occidentali avrebbero sventato un attacco molto particolare. «È successo in Liberia: alcuni terroristi volevano mettere un malato di ebola in contatto con persone sane per infettarle. Per fortuna il loro piano è fallito e sono stati intercettati». Queste malattie si possono trasmettere attraverso le migrazioni? Gismondo capisce il rischio insito nella risposta: «Ahi! Se io prendo dei malati e li infetto li posso mettere sul barcone, li posso mettere sull’aereo, li posso mettere da tutte le parti». Poi frena: «Se questi fanatici avessero a disposizione un kamikaze “di qualità” secondo lei rischierebbero di farlo annegare o intercettare su un barcone? Per carità con le zattere ci arrivano la tubercolosi, la scabbia… ma un malato di ebola o di vaiolo deve essere trasportabile con un furgone o un aereo da una parte all’altra nel giro di 24 ore prima che muoia o mostri i sintomi».

Poi spiega quali virus si possono utilizzare in attacchi batteriologici:

Chiediamo se sia plausibile un attacco con “bombe” umane e Gismondo ribatte: «Sicuramente sì,è fattibile e noi lo consideriamo un potenziale rischio: è più semplice infettare un gruppo di persone e mandarle in giro che trasportare il virus e poi diffonderlo sul posto». Dunque è notizia certa che i terroristi islamici abbiano il sarin e provato a diffondere l’ebola, mentre è altamente probabile che siano forniti del vaiolo del cammello. «Questi sono dati concreti, non ipotesi fantascientifiche,sono informazioni che l’intelligence sta diffondendo». Tra le armi biologiche potenziali Gismondo fa l’esempio di San Francisco, dove una decina di anni fa sono stati immessi dei batteri di salmonella nel cibo,causando centinaia di casi di tifo. Al Cern di Milano qualcuno le domanda se la malaria possa essere diffusa in modo deliberato e la microbiologa non ha esitazioni: «Certamente sì, basta portare la zanzara anopheles in zone dove può sopravvivere e si può radicalizzare (semmai radicare, nota di neXt). Il bioterrorismo attraverso gli animali è un evento più che possibile. Come è successo nella guerra tra Iran e Iraq».

maria pia gismondo
E infine segnala i possibili utilizzi di antrace e sarin:

A disposizione dei tagliagole c’è pure l’antrace che ha gettato nel panico gli Stati Uniti nel 2001-2002 con la spedizione di lettere a politici redazioni giornalistiche contenenti il micidiale batterio: «È molto più facile da trasportare rispetto ad altri “veleni” e pensi che per infettare l’intera città di Boston è sufficiente mezzo cucchiaino di polvere di antrace». Con un semplice aerosol si possono nebulizzare nell’aria spore di carbonchio. Ma chi possiede questa arma di distruzione di massa? «Il mondo intero. Durante l’allarme del 2001-2002 il mio istituto lo ha comprato via Internet dalla banca ufficiale dei ceppi batterici, la batterioteca degli Stati uniti d’America e ci è arrivata la fialetta, senza particolari controlli sulle nostre identità e intenzioni».Uno dei timori più diffusi tra gli scienziati è quello dei virus geneticamente modificati irriconoscibili a livello diagnostico e incurabili con i normali vaccini. «Oggi manipolare un virus o un batterio non è difficile. Un genetista o un microbiologo lo sanno fare. Su Internet si trova di tutto. Lei pensi che da 3-4 anni si sono costituti negli Stati uniti dei club che riuniscono nei fine settimana con l’utopia di poter costruire vite nuove e che manipolano il dna, si chiamano “Do it yourself» e hanno persino un sito Internet. Potrebbero perdere il controllo di una manipolazione o causare un incidente di laboratorio. Purtroppo la ricerca scientifica e determinati prodotti possono sempre avere un “dual use”, un doppio uso, buono o cattivo».

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