Valentino T.: il sieropositivo che ha contagiato sei donne con l'HIV

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2015-12-02

Dal 2006 al 2014, pur sapendo di essere sieropositivo all’Hiv ha avuto rapporti sessuali con donne conosciute in Rete e via chat

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La storia viene da Roma e la racconta oggi il Corriere della Sera: Valentino T., dal 2006 al 2014, pur sapendo di essere sieropositivo all’Hiv ha avuto rapporti sessuali con donne conosciute in Rete e via chat. La procura di Roma, dopo la denuncia di una partner, lo ha fatto arrestare il 24 novembre, con l’accusa di lesioni gravissime per aver contagiato sei donne. Ma la polizia sta verificando se ne ha infettate altre. Le vittime hanno tra i venti e i trent’anni, ma tra loro c’è anche una ragazza che era minorenne all’epoca dei fatti. Racconta il Corriere:

Trent’anni, belloccio, Valentino T. aveva una vita apparentemente normale fatta di lavoro e amici. Incantava tutte via chat, in tante rispondevano e qualcuna vinceva il primo premio: una notte di sesso con lui. A volte veri e propri festini organizzati con altri coetanei. Da lui le donne si lasciavano convincere a fare sesso senza protezione. E adesso tra le prove che gli vengono contestate c’è la perizia medica che mette a confronto i virus del contaminatore e del contaminato «dello stesso ceppo virale». Una tra le vittime ha avuto con lui una relazione di quasi un anno prima che un amico comune la informasse: «Sai che Vale è sieropositivo?». Drammatica la vicenda della quattordicenne: Valentino T. era stato il compagno di classe della sorella maggiore. Il ragazzo la riaccompagnava a casa dopo la scuola. Ascoltata dal magistrato (oggi è maggiorenne) ha inizialmente negato, salvo poi ammettere: «Sì ho avuto un rapporto completo senza protezione con lui». Gli investigatori le hanno suggerito di fare le analisi. La ragazza va allo Spallanzani e arriva il responso: positiva all’Hiv.

valentino t. sieropositivo
I casi di sieropositività e i morti di AIDS in Italia(Corriere della Sera, 2 dicembre 2015)

Sono casi fotocopia: un’altra inizia con lui una relazione nel 2006. All’epoca non ha ancora avuto rapporti, il primo senza protezione. La sieropositività le viene diagnosticata ad aprile del 2012. In quel periodo Valentino è già con un’altra. L’ha conosciuta sul social network. Chatta e «con lui consuma rapporti protetti e talvolta dietro insistenza dell’uomo non protetti», come evidenzia il gip Alessandro Arturi. Il 21 settembre 2014, dopo un ricovero in codice rosso per una gravissima forma di polmonite contro cui gli antibiotici si rivelano in significanti, le viene diagnosticata l’infezione di Hiv». Tutte gli credono, molte sono innamorate, poche sospettano. E quando accade lui nega arrivando a falsificare il certificato che attesta la sieropositività rilasciato dall’ospedale. Come con una delle sue vittime, la prima a sporgere denuncia a fine 2014. Per tutte le altre era il ragazzo sexy della porta accanto da tenere stretto. Solo una lo ha lasciato. Motivo? Le era infedele.

In un altro articolo a firma di Ilaria Sacchettoni si racconta la storia di una delle sue vittime:

Valentino le appare per la prima volta nell’estate del 2013, sotto forma di nickname. E lei racconta: «L’ho conosciuto chattando, era “Vale” per tutti, siamo usciti, ero attratta, abbiamo fatto l’amore». Tutto è sembrato piacevole, appagante. Ogni proposta che veniva da lui suonava «percorribile». Luana non rifiutava mai. Rapporti senza protezione? Perché no. Sesso a tre? Ok. Sperimentiamo. Lui ha altre avventure? E sia, a me, questo evidentemente pensava, non toglie nulla. Per un anno va così, spiega la ragazza all’agente di polizia (una donna) e al magistrato che coordina l’inchiesta. A luglio 2014 una conversazione con Giulia, un’amica comune, capovolge il suo universo: «Valentino è sieropositivo, tu lo sapevi, te l’ha detto?». In quel momento Luana si sente «un mezzo e non un fine». Cose così non si comprendono subito, ci vuole tempo per realizzare. Lei lo chiama, piovono accuse, lui si difende e la offende a sua volta, lei non gli crede, lui è sdegnato, protesta, prende tempo, cerca una via di fuga. Lo soccorre WhatsApp: «Su insistenza di lei — scrive il gip — le invia sul cellulare l’immagine fotografica di un asserito referto rilasciatogli dall’ospedale Sant’Eugenio». Ecco, le dice, vedi? Il test è negativo.

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