Vaginite: tutto quello che devi sapere

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2024-03-14

Sono tante le problematiche ginecologiche con le quali una donna può avere a che fare. Tra queste, spicca la vaginite.

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Sono tante le problematiche ginecologiche con le quali una donna può avere a che fare. Tra queste, spicca la vaginite. A livello clinico, è definibile come un’infezione della vagina. Si manifesta con diversi sintomi, tra i quali è possibile citare il prurito, la presenza di secrezioni, il bruciore.
In merito alle secrezioni, è doveroso aprire una piccola parentesi. Il fatto di riscontrare perdite vaginali biancastre non deve mettere subito in allarme e far pensare di avere a che fare con il problema della vaginite. Si tratta, infatti, di un’evenienza comune alle donne in età fertile e per tutta la durata del ciclo ovarico.
Non dimentichiamo infatti che la vagina non è un ambiente sterile. Quando la si chiama in causa, infatti, è necessario ricordare la presenza di ceppi di batteri, alcuni dei quali buoni.
Importante è citare il ruolo dei cosiddetti lattobacilli di Doderlein. Scoperti nel 1882 dall’ostetrico tedesco Albert Doderlein, hanno proprio il compito di mantenere in salute l’ambiente vaginale. Lo assolvono in diversi modi e tra questi è possibile citare il loro essere responsabile delle sopra citate perdite bianche.
Bisogna fermarsi un attimo e valutare il contatto con il ginecologo di fiducia nel momento in cui le perdite aumentano, raggiungendo una quantità anomala, e sono accompagnate dal sopra menzionato sintomo del bruciore.

Quali sono le cause?

Le vaginiti sono causate soprattutto da germi come la Gardnerella vaginalis e la Candida. Degni di nota sono altresì i numeri importanti della vaginite da Trichomonas..
Rari, invece, sono i casi in cui a provocare la vaginite sono evenienze come la clamidia e la gonorrea.
Essenziale è ricordare l’esistenza di vaginiti di origine non infettiva, ma che si presentano con un quadro infiammatorio a carico dei genitali esterni. In questi frangenti, si parla più propriamente di vulvite e, lato cause, il dito va puntato sui prodotti utilizzati per il lavaggio della biancheria intima.
In particolare, è il caso di evitare, per prevenire tali situazioni, il ricorso a saponi profumati e ammorbidenti.

Come si cura

La cura della vaginite dipende strettamente dalla causa che ha provocato la problematica. In caso di vaginite provocata dal fungo Candida, l’indicazione è quella di usare farmaci ad applicazione locale.
Una notizia senza dubbio positiva visto il fastidio provocato dalla problematica oggetto dell’articolo riguarda la possibilità di acquistarli senza bisogno della presentazione di ricetta medica, riuscendo, così, a fare una scorta in casa (in rete su store famosi come dr Max, e-commerce farmacia online si trovano facilmente).

Diverso, invece, è il caso delle vaginiti provocate da infezioni da Trichomonas. In questo caso, il gold standard prevede la prescrizione di antibiotici per bocca.
In alcuni casi, può essere necessario integrare anche l’assunzione di farmaci per via vaginale.
All’attenzione alla terapia farmacologica devono essere associate cautele legate all’utilizzo della biancheria intima. Se possibile, è il caso di sceglierla non troppo aderente.

Essenziale, inoltre, è dedicare un po’ di tempo alla scelta dei prodotti per l’igiene intima.
Vanno usati solo detergenti specifici – non il sapone per le mani, per capirci – caratterizzati, se possibile, da un pH acido.
Bando ai prodotti profumati, così come ai deodoranti per le zone intime. Qualora si dovesse ritenere sgradevole l’odore della propria vagina, la soluzione non è certo il deodorante ma sempre il contatto con lo specialista.
Molte volte, infatti, alla base di questo sintomo c’è la vaginosi batterica, condizione diversa dalla vaginite. In questo caso, infatti, parliamo di una disbiosi della flora batterica vaginale e, in particolare, con una riduzione dei lattobacilli e una crescita importante degli anaerobi.
Tornando ai consigli per prevenire o evitare il peggioramento della vaginite, ricordiamo l’importanza dell’utilizzo del preservativo nei rapporti sessuali e il fatto di evitare, fino a guarigione, il ricorso agli assorbenti interni.

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