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Vaccino COVID, unica dose ai guariti: è possibile, lo dice il ministero della Salute
neXtQuotidiano 04/03/2021
“È possibile considerare la somministrazione di un’unica dose di vaccino anti-SarsCoV-2/Covid-19 nei soggetti con pregressa infezione da Sars-CoV-2”: la circolare Direzione generale della prevenzione del ministero della Salute
“È possibile considerare la somministrazione di un’unica dose di vaccino anti-SarsCoV-2/Covid-19 nei soggetti con pregressa infezione da Sars-CoV-2 (decorsa in maniera sintomatica o asintomatica), purché la vaccinazione venga eseguita ad almeno 3 mesi di distanza dalla documentata infezione e preferibilmente entro i 6 mesi dalla stessa”.
Vaccino COVID, unica dose ai guariti: è possibile, lo dice il ministero della Salute
È quanto stabilisce una circolare della Direzione generale della prevenzione del ministero della Salute, firmata dal direttore generale Giovanni Rezza. L’eventuale somministrare di un’unica dose di vaccino anti-Covid alle persone che hanno avuto un’infezione da SARS-CoV-2 “non e’ da intendersi applicabile ai soggetti che presentino condizioni di immunodeficienza, primitiva o secondaria a trattamenti farmacologici”, stabilisce la circolare. In queste persone, evidenzia la circolare, “non essendo prevedibile la protezione immunologica conferita dall’infezione da SARS-CoV-2 e la durata della stessa, si raccomanda di proseguire con la schedula vaccinale proposta (doppia dose per i tre vaccini a oggi disponibili)”.
Poiché l’informazione relativa a una pregressa infezione da Sars-CoV-2 viene raccolta al momento della vaccinazione attraverso un modello di autocertificazione, evidenzia la circolare, “si raccomanda di raccogliere, ogni qualvolta disponibile, evidenza di documentata infezione da Sars-CoV-2. In assenza di questa evidenza di positività al tampone, – sottolinea ancora la circolare – si raccomanda che l’informazione anamnestica relativa a una pregressa infezione venga raccolta nel modo piu’ completo e dettagliato possibile”.
“Come da indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’esecuzione di test sierologici volti a individuare la positività anticorpale nei confronti del virus o di altro tipo di test, non è raccomandata ai fini del processo decisionale vaccinale. Infine, tali raccomandazioni potrebbero essere oggetto di rivisitazione qualora dovessero emergere e diffondersi varianti di Sars-CoV-2 connotate da un particolare rischio di reinfezione”, stabilisce.