L'utero in affitto di Libero

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2016-02-11

Maurizio Belpietro oggi torna su Libero ad offendere la logica e l’intelligenza dei lettori sulla legge Cirinnà e la Stepchild adoption

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Maurizio Belpietro oggi torna su Libero ad offendere la logica e l’intelligenza dei lettori titolando che della legge Cirinnà che non è ancora stata approvata dal parlamento “molti non vogliono votare gli articoli che permettono agli omosessuali di comprarsi un figlio all’estero con l’utero in affitto” e “con la stepchild adoption chi ha i soldi potrà affittare un utero all’estero e regolarizzare il figlio qui”. Per dimostrare il suo assunto  Belpietro racconta della sua intervista di ieri su Canale 5 a Sergio Lo Giudice,senatore siculo-bolognese che, racconta il direttore di Libero…

ha infatti un bambino di due anni che però all’anagrafe risulta sullo stato di famiglia del marito, sposato quattro anni fa in Norvegia. Lo Giudice, per quel bambino di cui si sente padre, è a tutti gli effetti uno sconosciuto. Dunque, per regolarizzare la posizione di coppia omosessuale con figlio, Lo Giudice ha bisogno della stepchild adoption.E però qui si apre un problema. Per avere quel figlio che da soli né lui né suo marito avrebbero mai potuto avere, il senatore del Pd è andato all’estero, la dove la maternità surrogata – ossia l’utero in affitto non è vietata. Si è rivolto a un centro,gli hanno presentato le donne di sposte a farsi impiantare un ovulo non loro, dopo di che ha scelto e pagato il corrispettivo richiesto per l’inseminazione e per ottenere la rinuncia di ogni pretesa da parte della partoriente. Come abbiamo detto si tratta di un vero e proprio contratto e per ottenerlo si versano, a seconda dei casi, fra gli 80 e i 100mila euro.

Ora, come sia possibile che una legge ancora da approvare abbia permesso a qualcuno di fare qualcosa (affittare l’utero, come si dice a proposito di Lo Giudice) qualche anno fa è un mistero che nemmeno il Doctor Who potrebbe spiegare. È infatti evidente a tutti che la legge in discussione al parlamento, che prevede la stepchild adoption, non è ancora stata approvata eppure chi vuole ricorrere alla pratica dell’utero in affitto si reca nei paesi in cui essa è legale e lo fa.

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La prima pagina di Libero (11 febbraio 2015)

E questo, essendo perfettamente legale in alcuni paesi, non solo non può essere impedito a chi si reca in quei paesi, ma oggi ha prodotto il risultato che molti nuclei di due persone hanno accolto un bambino. Questo è un dato di fatto che l’eventuale mancata approvazione della legge Cirinnà non cancellerebbe, così come l’ok del parlamento a quelle norme. Anche se Belpietro e quelli del Family Day vi stanno raccontando da mesi ormai che dire no alla Stepchild Adoption significa dire no all’utero in affitto, questa è una balla propagandistica di proporzioni colossali: l’utero in affitto in Italia è già vietato, chi ricorre alla pratica all’estero continuerà a farlo, se vuole, all’estero.
 
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La stepchild adoption invece permetterebbe, in questi casi che non sono gli unici a cui è destinata (anzi), a chi ha già un bambino ma non è il genitore biologico perché non ha donato alcunché, di adottare, se deciso dal tribunale dopo aver sentito tutti gli interessati alla vicenda (compreso il bambino) il bambino facendo in modo che la persona che vede con sé da quando è nato possa dargli diritti che prima non aveva. Se si ricorre alla Stepchild adoption per una famiglia, etero o gay, sposata con un’unione civile, il bambino soggetto della legge è già nato. Non torna nell’utero della madre per effetto di un voto del parlamento, anche se non dubitiamo che in parlamento ci siano poracci che non farebbero fatica a crederlo. Chi è contro questo provvedimento sta di fatto votando per impedire a un bambino, ad esempio, di ricevere l’eredità della persona che ha vissuto con lui da quando è nato. Il resto sono balle. Tra queste balle c’è un altro argomento emotivo che riguarda “la donna” che ha fornito l’utero in affitto:

Per la legge italiana il genitore è uno, quello biologico, mentre la madre,il terzo incomodo, è una sconosciuta che va cancellata e fatta sparire, e per farla sparire che c’è di meglio che rendere adottabile il bambino dal partner, cioè da LoGiudice? Ecco,il quadro è completo. In Italia si fa una legge che condanna l’utero in affitto ma consente di affittarlo all’estero. E dopo, alla solita maniera italiana, c’è il condono: uno torna e è tutto perdonato. Il figlio ha due papà e sono tutti contenti. L’unica a non esserlo è quella donna che un atto del tribunale si è affrettato a cancellare. La donna che per necessità fa la partoriente in conto terzi.

Anche questo è un modo curioso di porre la questione: la madre biologica ha deciso di esserlo, ben sapendo che avrebbe rinunciato a taluni diritti. Con questa guerra ideologica Belpietro, che dice di pensare alla donna “cancellata”, di fatto vorrebbe imporle qualcosa che lei ha deciso di non avere. Quella che secondo lui “non è contenta” lui vorrebbe obbligarla ad esserlo per legge. Vi pare normale tutto questo?

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