L’Università di Shanghai ha chiesto ai suoi iscritti di stilare una “lista” degli studenti gay

di Massimiliano Cassano

Pubblicato il 2021-08-29

Con un comunicato prima diffuso tra i suoi iscritti e poi fatto sparire, l’Università di Shanghai ha chiesto di conoscere i nomi di tutti gli studenti “non eterosessuali” invitando i giovani a fare la spia tra colleghi

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Cresce la preoccupazione tra i giovani cinesi e gli osservatori internazionali per il comunicato che l’Università di Shanghai ha diffuso a tutti gli iscritti del college: bisogna “stilare una lista” degli studenti Lgbtq+, fornendo informazioni sul loro “stato mentale”. La vicenda è stata riportata dal Guardian dopo diverse segnalazioni sui social media arrivate dagli stessi studenti, che sul cinese Weibo e su Twitter hanno pubblicato alcuni screenshot della direttiva.

“Indagare e ricercare” gli studenti “non eterosessuali” e “trovare informazioni sulle loro condizioni psicologiche, la loro posizione politica, i loro contatti sociali, eventuali disturbi mentali e altri requisiti rilevanti” è l’obiettivo dei dirigenti dell’ateneo. Per come è formulato, oltre a intimare agli studenti di rivelare il proprio orientamento sessuale, sembra essere un invito a fare la spia sui colleghi.

L’università di Shanghai non ha risposto alle richieste del Guardian di commentare la vicenda ma dopo qualche ora il post è sparito dai social media. Il timore è che questo tipo di informazioni possano essere sfruttate per colpire gli studenti identificati. Tanto più che di recente nel Paese si è inasprito un clima di intolleranza nei confronti delle minoranze sessuali.

Fino agli ultimi anni, la Cina aveva una comunità LGBTQ+ in crescita e vivace nei suoi campus universitari. Ma poiché le dinamiche politiche e sociali sono cambiate in Cina negli ultimi anni, questi gruppi sono diventati sempre più emarginati. Lo Shanghai Pride, l’unica grande celebrazione annuale delle minoranze sessuali in Cina, ha annunciato la sua chiusura lo scorso anno.

Gli organizzatori dell’evento hanno affermato che la mossa ha significato “la fine dell’arcobaleno”. “È stato un grande viaggio di 12 anni – hanno scritto in una lettera aperta – e siamo onorati e orgogliosi di aver percorso questo viaggio di sensibilizzazione e promozione della diversità per la comunità LGBTQ”.

A luglio decine di account di social media gestiti da studenti universitari LGBTQ+ sono stati bloccati e poi cancellati senza preavviso. Gli account erano un mix di club studenteschi registrati e gruppi di base non ufficiali, e alcuni avevano operato per anni come spazi sicuri per i giovani LGBTQ+ cinesi, con decine di migliaia di follower. La mossa aveva suscitato indignazione tra alcuni studenti universitari e attivisti.

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