Unioni civili, cosa cambia con la nuova legge

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-05-11

Come si regolamentano le unioni civili e le coppie di fatto, che cosa cambia per assistenza, malattia, pensioni e quali sono le criticità della nuova legge. I decreti attuativi da chiudere e le conseguenze per i sindaci che vorranno fare i simpatici

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La Camera dei deputati ha votato oggi la fiducia al testo del governo che istituisce le unioni civili tra persone dello stesso sesso e riconosce le convivenze di fatto tra eterosessuali o tra omosessuali. Stasera arriverà anche il voto finale dell’aula. L’Italia era uno dei pochi paesi dell’Unione Europea a non aver ancora riconosciuto le coppie omosessuali. La nuova legge non prevede né l’obbligo di fedeltà né la cosiddetta stepchild adoption, cioè l’adozione del figlio del partner, dopo le polemiche all’interno della maggioranza che rischiavano di mettere a rischio l’approvazione del testo.

Unioni civili

Le persone omosessuali unite civilmente potranno avere lo stesso cognome, scegliendolo tra i loro. Avranno obbligo reciproco di assistenza morale e materiale e saranno tenute a contribuire ai bisogni comuni. Salvo diversa decisione, vivranno in comunione dei beni. Alle unioni civili si applicano le disposizioni sull’obbligo di prestare gli alimenti al coniuge. Il comma 20 del maxiemendamento garantisce di fatto la reversibilità della pensione e altri diritti tipici del matrimonio, come quelli previsti dai contratti di lavoro. In caso di morte del “prestatore di lavoro”, il partner superstite avrà diritto alle indennità previste dal codice civile per i casi di recesso dal contratto a tempo indeterminato e al trattamento di fine rapporto. Il partner è equiparato al coniuge per quel che attiene al diritto di eredità. Oltre che per i casi previsti nella legge sullo scioglimento del matrimonio, l’unione civile può terminare anche semplicemente quando un partner lo comunica all’ufficiale di stato civile. Entro sei mesi dall’approvazione definitiva del ddl, il governo dovrà adottare almeno un decreto legislativo per applicare le norme dell’unione civile alle coppie omosessuali che si siano sposate (o si siano unite in altra forma, come i Pacs francesi) all’estero.

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Unioni civili, cosa cambia (Corriere della Sera, 11 maggio 2016)

Coppie di fatto

La legge riguarda anche i “conviventi di fatto” uniti “stabilmente da legami affettivi di coppia” registrati come tali all’anagrafe. A loro vengono riconosciuti gli stessi diritti di assistenza del coniuge nel caso di carcerazione, malattia, ricovero e morte. In caso di morte di un convivente proprietario della casa dove entrambi vivevano, l’altro ha diritto di continuare ad abitarci per un minimo di due e un massimo di cinque anni. Se invece il convivente morto era titolare di un contratto di affitto, il superstite può succedergli. I conviventi possono ricorrere a un contratto per disciplinare i rapporti patrimoniali. In caso di fine della convivenza, il convivente in difficoltà economica può vedersi riconosciuto il diritto agli alimenti. Rispetto alla prima versione del ddl Cirinnà, in Senato è stato stralciato l’articolo sulle adozioni del figlio del partner (stepchild adoption) per le unioni omosessuali. Ma il testo precisa che «resta fermo quanto previsto e consentito in materia di adozione dalle norme vigenti» in modo da non impedire il pronunciamento dei giudici sui casi di adozioni per le coppie gay.  Diritti e doveri per la nuova formazione sociale composta da due uomini o da due donne sono quelli già previsti per il matrimonio: i diritti patrimoniali, ereditari e previdenziali, i doveri di reciproca assistenza morale e materiale e di coabitazione.

I decreti attuativi

La legge sulle unioni civili verrà applicata grazie ad alcuni decreti attuativi proposti dal ministro della Giustizia di concerto con — tra gli altri —i ministri dell’Interno e degli Esteri. Le unioni civili per coppie omosessuali sono un istituto giuridico del tutto nuovo e avranno bisogno di indicazioni per gli ufficiali dell’anagrafe circa le iscrizioni, le trascrizioni, le annotazioni. La legge dà fino a sei mesi di tempo per scrivere i decreti attuativi, e poi altri due alle Camere per valutarli: se quest’ultimo termine non verrà rispettato, la legge sarà operativa. Entreranno comunque in vigore norme transitorie con un decreto del presidente del Consiglio entro 30 giorni. Il Corriere della Sera oggi ha sintetizzato in un articolo a firma di Luigi Ferrarella quali problematiche ancora presenta il testo:

Il testo Cirinnà, infatti, premette che le disposizioni che contengono la parola «coniuge» si applicano «anche ad ognuna delle parti dell’unione civile tra persone dello stesso sesso», ma «al solo fine di assicurare l’effettività della tutela dei diritti e il pieno adempimento degli obblighi derivanti dall’unione civile». Il riflesso più evidente è sull’omicidio, la cui pena base 21-24 anni sale a 24-30 anni se si uccide il coniuge: ma poiché l’omicidio non è certo norma a rafforzamento «degli obblighi derivanti dal l’unione civile», l’aggravante non potrà pesare su assassini legati da unioni civili alla persona assassinata, mentre continuerà a valere per mariti e mogli. Stesso schema nei sequestri di persona: quando il pm blocca i beni utilizzabili dal coniuge per pagare il riscatto, il blocco non potrebbe essere imposto al coniuge legato da unione civile con il rapito. Curiosa anche la situazione dell’abuso d’ufficio commesso da pubblici ufficiali che non si astengano in presenza di un interesse di un prossimo congiunto come il coniuge: continuerà a essere reato per mariti e mogli, ma non potrà incriminare i partner di una unione civile.
Idem la «bigamia», che finirebbe per non avere rilevanza penale in relazione alle unioni civili tra lo stesso sesso, mentre la manterrebbe solo tra coniugi uomo e donna. Discriminazioni al contrario, cioè più sfavorevoli per le unioni civili, parrebbero crearsi per tutta una serie di condizioni che il codice continuerebbe a concedere solo a marito e moglie: la non punibilità per chi fa falsa testimonianza, mente al pm o compie favoreggiamento personale del prossimo congiunto; la non punibilità di chi a favore di un prossimo congiunto commette reato di assistenza ai partecipi di associazioni per delinquere o con finalità di terrorismo; la non punibilità del furto o della truffa ai danni del partner non legalmente separato. E qualche paradosso si creerebbe anche nei tribunali, dove oggi un giudice deve astenersi se il coniuge fa il pm o è persona offesa dal reato: sbarramenti che non varrebbero per partner dello stesso sesso legati da unioni civili. Il fatto poi che «l’obbligo reciproco all’assistenza morale e materiale e alla coabitazione» sia stabilito dalla nuova legge solo per le unioni civili e non anche per le convivenze di fatto, discriminerà i partner della prima categoria che, diversamente da quelli della seconda, nel penale rischieranno l’accusa di omicidio o lesioni personali per l’eventuale medesima condotta di «mancata prestazione di cure o di alimentazione».

I decreti attuativi sulle unioni civili potrebbero dare una prima risposta a queste criticità. Infine, il sindaco è obbligato a celebrare le unioni civili o, in subordine, a delegare qualcuno per suo conto come succede anche per i matrimoni, in comuni grandi come Roma o Milano. Se ci si rifiuta si incappa nel codice penale con il reato di omissione di atti d’ufficio ma, soprattutto, si va incontro al commissariamento. Intanto  domani, giovedì 12 maggio, alle 11.30 presso la sala stampa della Camera dei deputati un gruppo di parlamentari del centrodestra terrà una conferenza stampa per presentare iniziative per l’indizione di un referendum abrogativo in materia di unioni civili. Saranno presenti i parlamentari Eugenia Roccella, Gaetano Quagliariello e Carlo Giovanardi di Idea, Maurizio Gasparri e Lucio Malan di Forza Italia, Gian Marco Centinaio e Nicola Molteni della Lega, Francesco Bruni e Lucio Tarquinio dei Conservatori e Riformisti, Fabio Rampelli ed Edmondo Cirielli di Fratelli d’Italia, Gian Luigi Gigli e Mario Sberna di Des-Cd, Guglielmo Vaccaro di Italia Unica e il presidente della commissione Lavoro del Senato Maurizio Sacconi.

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