Una principessa a processo

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-01-10

Inizia lunedì il processo per il “caso Noos”, che vede per la prima volta alla sbarra anche un membro della famiglia reale spagnola, l’Infanta Cristina di Borbone. Sia il Fisco che la Procura anticorruzione (in polemica con il giudice istruttore) ritengono infatti che Cristina non abbia commesso alcun reato

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Sei anni dopo lo scoppio di uno dei più gravi scandali istituzionali della Spagna moderna, inizia lunedì il processo per il “caso Noos”, che vede per la prima volta alla sbarra anche un membro della famiglia reale spagnola, l’Infanta Cristina di Borbone. Di fatto, la prima decisione che dovranno prendere i giudici nella fase preliminare del processo è stabilire se Cristina, sorella del re Felipe VI, abbia effettivamente commesso un reato per il quale debba finire sotto processo o debba essere accolta la richiesta del non luogo a procedere presentata dalla pubblica accusa. Sia il Fisco che la Procura anticorruzione (in polemica con il giudice istruttore) ritengono infatti che Cristina non abbia commesso alcun reato: ad accusarla è solo l’associazione dell’ultradestra “Manos Limpias”, e il giudice potrebbe quindi decidere anche – applicando uno dei due opposti precedenti esistenti in materia, che neanche la Corte Costituzionale è riuscita a dirimere – di archiviare la sua posizione ignorando la parte civile.

Una principessa a processo

Secondo la Procura infatti l’Infanta non dovrebbe rispondere di reati penali ma avrebbe esclusivamente delle responsabilità civili, avendo approfittato delle somme stornate illegalmente dal marito Iñaki Urdangarin pur non essendo a conoscenza della provenienza illecita, ragione per cui è stata chiesta l’imposizione di una sanzione di oltre 587mila euro; assai peggio andrebbe al consorte, per il quale la pubblica accusa ha chiesto una pena di 19 anni e mezzo di carcere. Da notare che nel corso della sua deposizione l’unico “pentito” dell’inchiesta, Marco-Antonio Tejeiro ha sottolineato il “controllo assoluto” di Urdangarin e del socio Diego Torres sulla gestione della Fondazione Noos – un ente per la promozione dello sport presieduta da Urdangarin tra il 2004 e il 2006 – senza però fare il nome dell’Infanta. Il principale imputato nella vicenda – che ha leso non poco l’immagine già non troppo dorata della Famiglia Reale, ed ha influito nella decisione di re Juan Carlos di abdicare a favore del figlio Felipe – rimane infatti il marito di Cristina, peraltro allontanato da ogni cerimonia ufficiale: ma dopo l’ascesa al trono del fratello anche l’Infanta è stata costretta – non è chiaro quanto volontariamente – a rinunciare al suo titolo ufficiale di Duchessa di Palma.
Il caso Noos
Secondo la magistratura, la Fondazione avrebbe organizzato diversi eventi legati al mondo dello sport per il governo della Comunità Autonoma (regione) delle isole Baleari, giustificando con fatture false o gonfiate i soldi pubblici ricevuti dal governo regionale, nel periodo in esame (2003-2007) guidato dal conservatore Partido Popular oggi al potere, per un totale di oltre 6 milioni di euro. In un primo momento l’Infanta non era stata coinvolta nelle indagini: il suo nome aveva cominciato a circolare alla fine del marzo del 2013 dopo la consegna ai magistrati di alcune e-mail secondo cui Urdangarin avrebbe spiegato alla moglie i dettagli del funzionamento della Fondazione Noos, della cui direzione Cristina faceva parte e che sarebbe stato lo strumento con il quale Urdangarin e Torres avrebbero intascato contributi pubblici non dovuti.

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