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Una bomba per l'aereo caduto nel Sinai?

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2015-11-03

Ancora mistero sulle ragioni della caduta dell’Airbus A321 russo e della morte dei passeggeri e dell’equipaggio del volo 9268. L’ipotesi di una bomba nascosta nel vano bagagli da qualcuno a terra. Un ordigno introdotto a bordo, magari affidato ad un kamikaze. E il video ancora senza spiegazioni

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Una bomba per il volo 9268? L’Airbus A321 è caduto nella penisola del Sinai per un attentato? A due giorni dai fatti che sono costati la vita a 224 persone il Cremlino non esclude nessuna ipotesi, neanche la pista terroristica. Mentre per la Kogalymavia, la piccola compagnia siberiana a cui apparteneva l’aereo, solo “un fattore esterno” può aver provocato il più terribile disastro dell’aviazione moderna russa perché “un A-321 non può spaccarsi in aria per il malfunzionamento di un qualsivoglia sistema tecnico”. Questa dichiarazione di uno dei top manager della piccola compagnia siberiana non è però andata giù all’ente aeronautico russo Rosaviatsia, che l’ha subito definita “prematura e non basata su nessun fatto reale”. E anche una fonte del gruppo che sta analizzando le scatole nere del velivolo ha assicurato alla Reuters che l’aereo russo non è stato colpito dall’esterno, bocciando così la rivendicazione dei jihadisti del Sinai che sostengono di aver abbattuto l’Airbus. Un’altra ipotesi, avanzata da diversi esperti e analisti, è quella di una bomba nascosta all’interno del velivolo, come quella che nel 1988 fece a pezzi un Boeing 747 della Pan Am sopra la cittadina scozzese di Lockerbie. Finora pero’, secondo l’agenzia Ria Novosti, non sono state trovate tracce di esplosivo sui frammenti dell’aereo. Anche se le ricerche continuano.

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La ricostruzione delle possibili piste per l’aereo caduto nella penisola del Sinai (Corriere della Sera, 3 novembre 2015)

Airbus A321: una bomba per l’aereo caduto nel Sinai?

Per cercare di far luce sul disastro che ha portato alla morte di 224 persone – per lo più turisti russi che tornavano a San Pietroburgo dopo una vacanza al mare a Sharm el Sheikh – potrebbero rivelarsi preziose le scatole nere, entrambe recuperate “in buone condizioni” stando al ministro russo delle Situazioni di emergenza, Vladimir Puchkov. Per il momento si moltiplicano le congetture, che vanno dal guasto tecnico alla decompressione esplosiva dovuta a un cedimento strutturale, mentre l’ipotesi di un atto terroristico non è esclusa neanche dal direttore della National Intelligence Usa, James Clapper, che comunque sottolinea come non ci sono “ancora prove dirette” in tal senso. Da parte sua la Kogalymavia esclude sia l’errore umano sia il guasto, e assicura che dopo l’incidente del 2001 in cui l’Airbus del disgraziato volo 92-68 ha battuto contro la pista con la coda atterrando al Cairo, l’aereo era stato riparato perfettamente e i lavori “non ne avevano alterato le caratteristiche”. Secondo il vice direttore generale della compagnia, Aleksandr Smirnov, a causare la distruzione in aria del velivolo – ipotizzata dagli investigatori per il fatto che i frammenti dell’aereo e i corpi delle vittime sono dispersi su un’area vasta diversi chilometri quadrati – può essere stato “solo un impatto meccanico”, ovvero il sopraggiungere di “un fattore esterno” che ha fatto perdere rapidamente quota e velocità all’Airbus. Inoltre il top manager sostiene che i piloti “probabilmente sin dall’inizio della situazione catastrofica hanno perduto completamente” il controllo dell’aereo e potrebbe essere per questa ragione – spiega Smirnov – “che non c’e’ stato nessun tentativo di stabilire un contatto e informare della situazione di emergenza a bordo”. L’attentatore, spiega oggi Guido Olimpio sul Corriere, si sarebbe mosso così:

Se si è trattato di un attentato (tutto da dimostrare) sono diverse le possibilità. Una bomba nascosta nel vano bagagli da qualcuno a terra. Un ordigno introdotto a bordo, magari affidato ad un kamikaze. Un piccolo ordigno scomposto, fatto di materiale civile dissimulato in oggetti comuni e poi rimesso insieme per l’attacco. O ancora la trappola esplosiva affidata al passeggero inconsapevole con la scusa di un regalo. I servizi russi ed egiziani staranno in queste ore scrutinando il passato di chi era a bordo, dall’equipaggio ai turisti, esaminando le loro storie e le ramificazioni private (amici, famiglia, contatti…).

Il video dell’aereo russo che esplode in volo sul Sinai

Al momento sono ancora un mistero le immagini, rilanciate da alcuni media inglesi come il Sunday Express, che mostrano un aereo in volo che all’improvviso esplode e si trasforma in una palla di fuoco e poi inizia a precipitare lasciando una scia di fumo nero. Al momento non vi è nessuna conferma che il video sia autentico, né è chiaro chi lo abbia diffuso, ma il fatto che dalla scatola nera emerga che l’aereo si è spezzato in volo sembra renderlo quanto meno plausibile. L’Isis sabato aveva rivendicato l’abbattimento dell’aereo della low cost russa Metrojet.

Nel Sinai intanto continuano i lavori nella zona in cui si trovano i resti dell’aereo e quelli delle vittime di una catastrofe che Vladimir Putin ha definito “terribile” ordinando che sia “fatto tutto il possibile per creare un quadro oggettivo” in modo che si sappia “cosa e’ successo” e si possa quindi “reagire in modo adeguato”. Le squadre di ricerca hanno terminato di setacciare un’area di oltre 20 kmq ma la zona di indagine – fa sapere il governo russo – sarà ampliata fino a 30 kmq. Stamattina all’alba a San Pietroburgo e’ atterrato un aereo del governo russo decollato dal Cairo con a bordo i corpi di 144 vittime del disastro. E un secondo aereo era atteso in serata. Il ministro Puchkov ha promesso che le ricerche non si fermeranno finche’ non saranno stati trovati i resti di tutte le 224 persone che volavano sull’Airbus, tra cui vi erano 25 bambini. (

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