Tutti quelli che chiedono le dimissioni di Lupi

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2015-03-17

Tutta l’opposizione e qualcuno della minoranza PD chiede l’addio del ministro. E c’è chi ricorda a Renzi il caso Cancellieri. Ma il presidente del Consiglio non ha mai nominato Lupi durante i discorsi di oggi. Anche se i giornali lo dipingono come arrabbiato

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Maurizio Lupi non sembra avere alcuna intenzione di dimettersi per il caso Incalza. Nell’intervista che ha rilasciato oggi a Repubblica il ministro per le Infrastrutture non sembra però tradire alcuna intenzione di andarsene: «rovo soprattutto l’amarezza di un padre nel vedere il proprio figlio sbattuto in prima pagina come un mostro senza alcuna colpa. Quando per tutta la vita ho educato i miei figli a non chiedere favori, né io ho mai cercato scorciatoie per loro. […] No, le dimissioni no. Anche se, per la prima volta, vedendo tirato in ballo ingiustamente mio figlio, mi sono chiesto se il gioco valga la candela. Se fare politica significhi far pagare questo sacrifico alle persone che ami. Sa la battuta che faccio sempre a Luca? Purtroppo hai fatto Ingegneria civile e ti sei ritrovato un padre ministro delle Infrastrutture».

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Alta velocità, gli appalti nel mirino (Corriere della Sera, 17 marzo 2015)

 
TUTTI QUELLI CHE CHIEDONO LE DIMISSIONI DI MAURIZIO LUPI
E sull’intercettazione in cui descrive Incalza come il grande sponsor della nomina al governo del viceministro delle Infrastrutture Riccardo Nencini, Lupi, che non è indagato, sottolinea: «Questo è il limite delle intercettazioni, che non rendono il tono scherzoso delle conversazioni. Io allora conoscevo poco Nencini e Del Basso De Caro, due persone peraltro bravissime. Sapendo che erano socialisti come Incalza, lo prendevo in giro. Mio figlio si è laureato al Politecnico di Milano nel dicembre 2013 con 110 e lode. Dopo sei mesi in America presso uno studio di progettazione, nel febbraio dello scorso anno gli hanno offerto un lavoro – spiega inoltre il ministro -. Ci ha messo un anno, come tutti, ad avere il permesso di lavoro e da marzo di quest’anno lavora a New York. Lo scorso anno ha lavorato presso lo studio Mor per 1.300 euro netti al mese in attesa di andare negli Usa. Se avessi chiesto a Perotti di far lavorare mio figlio, o di sponsorizzarlo sarebbe stato un gravissimo errore e presumo anche un reato. Non l’ho fatto. Stefano Perotti conosceva mio figlio da quando, con altri studenti del Politecnico, andava a visitare i suoi cantieri. Sono amici, cosi’ come le nostre famiglie». Eppure il mondo politico non sembra granché convinto della versione del ministro NCD vicino a Comunione e Liberazione. «Quando il dirigente del tuo ministero viene arrestato perché a capo di un sistema di corruzione che sottrae miliardi di euro alla collettività, quando minacci la crisi di governo se qualcuno osa mettere in discussione la struttura tecnica di missione creata da quel tuo dirigente arrestato, quando uno degli imprenditori finiti in manette risulta aver procurato incarichi di lavoro a tuo figlio, il minimo che tu possa fare è un gesto di dignità. Il ministro Lupi deve andare a casa, e con lui chi lo ha messo lì e chi sapeva. Dimissioni subito, e poi non bisogna votarli più», scrive su facebook Carla Ruocco, deputata 5 stelle e membro del direttorio M5S. «Già il 2 luglio 2014 il Movimento 5 Stelle chiedeva in Aula le dimissioni dell’ingegnere Ettore Incalza, il dirigente del Ministero dei trasporti arrestato ieri nell’ambito dell’inchiesta della procura di Firenze sugli appalti relativi all’Alta velocità e a numerosi lavori legati alle Grandi opere. Ascoltate gli interventi di Michele Dell’Orco e di Alessandro Di Battista, e la risposta del ministro Lupi! Il premier oggi dice ‘serve chiarezza’. Ma dov’era finora? Renzi complice o inadeguato a scegliere i ministri del suo governo», le fa eco Roberto Fico.
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I politici nell’inchiesta (Repubblica, 17 marzo 2015)

 
DESTRA, SINISTRA, CENTRO
Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, non entra invece nel merito della vicenda che ha coinvolto il responsabile delle Infrastrutture, Maurizio Lupi, e a chi gli chiedeva se a questo punto le dimissioni di Lupi siano indispensabili, ha cosi’ replicato: «E’ una valutazione degli interessati». A margine di un’iniziativa in Confesercenti, Poletti ha sottolineato che «bisogna guardare ciò che sta succedendo. Il governo ha comunque dato un segno chiaro di quello che vuole fare. Andranno infatti in Aula le norme sul falso in bilancio e sulla corruzione». Pippo Civati invece ricorda un precedente illustre: «Matteo Renzi individuò nelle ragioni di opportunità politiche e istituzionali le motivazioni delle dimissioni di una ministra del governo Letta. Chissà se il ragionamento – per una volta preciso e pienamente convidisibile – varrà anche per il ministro Lupi», scrivesul suo blog facendo riferimento alle parole del premier Matteo Renzi in merito alla vicenda Ligresti, che vide protagonista l’allora ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri. «Sul ministro Lupi pesa una responsabilità politica grande come un macigno. Comprendo sinceramente il suo disagio dal punto di vista umano, ma ci sono ragioni di legalità per le quali si risponde al magistrato e ragioni di opportunità politica per le quali si deve rispondere ai cittadini. Le dimissioni ritengo siano un atto dovuto e se non arriveranno noi dell’Idv ci appelleremo al premier Renzi affinché sia lui a revocare l’incarico, che è di natura fiduciaria, al ministro», afferma il segretario nazionale Idv Ignazio Messina. Il senatore Sel Massimo Cervellini, vice presidente della Commissione Lavori pubblici, chiede le dimissioni del ministro e anche una commissione d’inchiesta sugli appalti pubblici, mentre il capogruppo di SEL Arturo Scotto immagina un coordinamento tra le opposizioni: «Proponiamo alle opposizioni, alle aree del Pd o ad altre formazioni, di unirsi a noi per una mozione comune di sfiducia al ministro Lupi. Sarebbe un atto di forza e un segno di interesse reale verso un grande tema che sciocca il Paese».
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Le carte del GIP su Ercole Incalza (Corriere della Sera, 17 marzo 2015)

…E CHI LO DIFENDE
A difenderlo rimane il suo partito. «Il ministro Lupi non è indagato, e da quanto finora emerso non e’ rilevabile alcun comportamento né penalmente rilevante né politicamente censurabile. Per questa ragione sbaglia chi ne chiede le dimissioni. Nessun passo indietro è ipotizzabile», ha dichiarato il presidente del gruppo al Senato di Area popolare Ncd-Udc, Renato Schifani. «Maurizio Lupi – afferma in una nota – ha sempre dimostrato di essere un politico onesto e corretto, apprezzato da tutti. Purtroppo assistiamo nuovamente ad indiscrezioni giornalistiche, su una vicenda giudiziaria in corso, che colpisce l’onorabilita’ delle persone e, come spesso accade, anche quelle dei familiari piu’ prossimi. Un aspetto su cui la politica farebbe bene ad interrogarsi con maggiore attenzione». E il Carroccio? «La Lega Nord ha chiesto che il ministro Lupi venga a riferire al più presto in Aula al Senato sulla situazione scandalosa che vede il coinvolgimento anche del suo ministero. Richiesta accolta all’unanimità da tutti, Pd e Ncd compresi», riferisce Gian Marco Centinaio, capogruppo a Palazzo Madama al termine della capigruppo “Ci aspettiamo, a questo punto, che la data sia fissata al più presto. Resta comunque l’urgenza – afferma Centinaio – delle dimissioni del ministro Alfano già assolutamente inadeguato per la gestione dell’immigrazione ma ora anche in mezzo agli scandali che stanno coinvolgendo una parte importante del suo partito».  Il Ncd in Regione Lombardia esprime invece solidarietà al ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi per la vicenda dell’inchiesta sulle Grandi Opere, e dice di non voler accettare « giudizi sommari e le lezioni morali pronunciate da alcuni partiti politici che già invocano dimissioni e promettono mozioni di sfiducia. Tanto più – hanno aggiunto gli alfaniani – se vengono da figure che descrivono la ‘democratica’ Corea del Nord come un esempio fulgido di libertà e giustizia”. Lupi “pur non essendo indagato, è vittima di un attacco mediatico e politico basato su delle intercettazioni pubblicate in modo strumentale”, ha ribadito il Ncd lombardo nella nota.
 
 
E MATTEO RENZI COSA DICE?
Silente, invece, è oggi Matteo Renzi. Anche durante l’inaugurazione dell’anno accademico della scuola superiore di polizia ha parlato di volere uno “Stato di pulizia”, ma non ha mai nominato né il ministro né il sottosegretario Riccardo Nencini. Dipinto da un articolo del Corriere della Sera come molto arrabbiato, anche se piuttosto interessato anche a dare la colpa agli altri dello scandalo, come i renziani che ieri nelle trasmissioni tv cercavano di far passare l’addio successivo di Incalza al ministero come l’oggetto di una pressione politica (invece Incalza è semplicemente andato in pensione, rientrando però al ministero come consulente).


Per il resto, anche nell’occasione Renzi sembra piuttosto aspettare che passi la buriana, senza voler prendere provvedimenti che rischiano di raffreddare il rapporto con il Nuovo Centrodestra. Sono tempi difficili d’altronde.

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