Fact checking
Tutti i pentastellati che hanno perso la password di Facebook per colpa del TAV
Giovanni Drogo 24/07/2019
Da un lato Grillo, Di Battista, Castelli e quelli che non sanno cosa dire sul sì di Conte alla TAV. Dall’altra quelli che chiedono una votazione su Rousseau e l’annullamento del contratto. In mezzo il buco inutile che sta per spaccare il partito di Di Maio
E alla fine quel buco inutile nella montagna si farà. A dirlo non è più la Lega e non è nemmeno il PD. È nientemeno che l’Avvocato del Popolo che ieri ha fatto sapere che il Governo ha espresso parere positivo riguardo alla nuova linea ferroviaria Torino-Lione. Di fronte ad una decisione presa dal Governo di cui anche lui fa parte quel grandissimo statista di Luigi Di Maio ha detto che sulla TAV alla fine deciderà il Parlamento.
La linea di quelli che vorrebbero staccare la spina al governo Conte
Gli eletti ed ex portavoce del M5S però non l’hanno presa benissimo. C’è chi come il senatore Alberto Airola ha addirittura deciso di ritirare la promessa di dimissioni che aveva fatto in caso si fosse detto sì al TAV. Ma non è il solo che oggi è in notevole imbarazzo. Come Matteo Mantero che su Facebook si limita a scrivere «Loro non si arrenderanno mai (ma gli conviene?). Noi invece…». La maggior parte dei commentatori però pensa stia parlando della legge sulla liberalizzazione della cannabis.
L’ex consigliere regionale del Piemonte Davide Bono vede il bicchiere mezzo pieno «abbiamo condotto le trattative fin dove era evidentemente possibile, avendo TUTTI CONTRO» e chiede che al più presto si voti su Rousseau «sull’opportunità di continuare a mantenere in piedi il contratto stesso di Governo». Secondo la consigliera regionale piemontese Francesca Frediana, da sempre convintamente No Tav invece non sarebbe nemmeno necessario votare sulla piattaforma della Casaleggio.
La consigliera parla di “foglia di fico traballante” quando Conte tira in ballo l’Europa e chiede a Beppe Grillo di farsi sentire (a proposito, che fine ha fatto?). Ma non è necessario andare al voto su Rousseau perché nel contratto è scritto che le parti «si impegnano a non mettere in minoranza l’altra parte in questioni che per essa sono di fondamentale importanza». È indubbio che per il M5S la Torino-Lione è una questione fondamentale, una battaglia identitaria. Se il M5S venisse messo in minoranza allora saremmo davanti ad una violazione del contratto, che così sarebbe annullato. Ma per la verità nel contratto le parti prendono l’impegno «a ridiscuterne integralmente il progetto nell’applicazione dell’accordo tra Italia e Francia».
Quelli orgogliosi di Luigi Di Maio
Ma non tutti vogliono chiudere l’esperienza di governo. È il caso del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Stefano Buffagni che senza mai nominare la TAV esprime tutto il suo orgoglio perché il M5S è ancora «l’argine a questi affari da vecchia politica e siamo orgogliosi di esserlo». In un’esilarante dichiarazione a FanPage Buffagni si chiede come mai “quelli di prima” non siano riusciti ad abbassare i costi della TAV e ottenere maggiori finanziamenti (era tutto un piano di Conte? ah, saperlo).
Anche Roberta Lombardi è convinta che l’atteggiamento del M5S sulla TAV sia quello giusto perché la Torino-Lione rappresenta lo status quo del Paese che è lì da trent’anni ed insomma non è possibile cambiare le cose così in fretta. Secondo Lombardi «con la scelta <NON> nostra sul TAV, fa ora venire meno lo slancio, la speranza. Abbiamo messo a soqquadro lo status quo e non dobbiamo finire per farne parte: per questo serve decidere cosa vogliamo fare da grandi». Per Marione, poeta e cantore del Governo Conte, addirittura è un successone, perché grazie al M5S e allo “spazzacorrotti” si potranno mettere in galera tutti quelli che proveranno a fare affari sporchi sul TAV.
Ma a fianco di questi pochi 5 Stelle che hanno avuto il “coraggio” di dire qualcosa ce ne sono molti che stanno zitti. Il silenzio più assordante è quello di Alessandro Di Battista, che qualche anno fa in Aula definiva il TAV “un’opera totalmente scellerata” elencando tutto quello che si sarebbe potuto fare con i soldi per la Torino Lione.
Anche la viceministra Laura Castelli, da sempre a fianco dei No TAV tace. Nel 2013 tuonava contro il Governo dicendo che si dovevano vergognare ad appoggiare il TAV. Paola Taverna, custode dell’ortodossia pentastellata, invece svicola, conferma di essere ancora contraria alla TAV ma non vuole commentare la decisione di Conte. Chissà se è a loro che guarda il popolo del M5S che oggi chiede le dimissioni di tutto il governo. Beppe Grillo, il garante del MoVimento, invece ormai è scomparso dai radar. Avrà imparato dal Dibba l’arte di inabissarsi.
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