Economia

Tutti i lavoratori che festeggeranno lottando un Natale di crisi

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-12-24

C’è un’Italia che si appresta a festeggiare il Natale ma ce n’è una che invece non smette di lottare per i propri diritti. È quella delle migliaia di lavoratori delle aziende in crisi che vivono nell’angoscia della cassa integrazione a zero ore o di trovarsi senza lavoro

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Il Governo ha approvato la Legge di Bilancio “in tempo”, e tutti sono pronti a festeggiare. Tutti tranne quei lavoratori per cui questo Natale non sarà un’occasione di festa, e se anche dovesse esserlo lo sarà in tono minore, con uno sguardo preoccupato al futuro. Una preoccupazione che non è di oggi ma che va avanti da molti mesi e che rischia di diventare un’abitudine. Perché anche se la politica e i talk show hanno smesso (quasi) di parlarne le centinaia di crisi aziendali sul tavolo del Ministero prima della crisi di governo sono ancora lì.

149 crisi aziendali sui tavoli del MISE: non solo Alitalia, Ilva e Whirlpool

Ieri sindacati e Governo hanno raggiunto un accordo per la cassa integrazione dei dipendenti di Alitalia. L’intesa prevede la cassa integrazione fino al 23 marzo 2020 per 1.020 lavoratori dell’ex compagnia di bandiera: «il numero massimo dei dipendenti da collocare in CIGS a rotazione, – si legge in una nota del Ministero del Lavoro – sospesi fino a un massimo di zero ore, sarà di 1.020 unità, in calo quindi rispetto al precedente periodo: 70 unità per il personale navigante comandanti, 310 per il personale navigante di cabina e 640 per il personale di terra». Ma nei 149 tavoli di crisi aperti al MISE (5 in più di quelli del 2018) non ci sono solo Alitalia e l’ex Ilva.

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Fonte: MISE

Ieri a Napoli si sono fatti sentire i lavoratori della Whirlpool, quelli traditi dalle menzogne raccontato dall’ex bisministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio che per non perdere voti alle elezioni europee ha nascosto agli elettori la situazione dello stabilimento di Napoli. Un gruppo di operai ha sfilato per le vie del centro distribuendo panettoni per ringraziare la cittadinanza per il sostegno che hanno ricevuto in questi mesi di lotta. La fabbrica non chiuderà perché la proprietà ha ritirato la procedura di cessione ma si tratta solo di una tregua e non della conclusione della vertenza.

Embraco, Safilo, Auchan e le altre crisi dimenticate

Ci sono poi casi meno “famosi” sui quali da tempo i riflettori della cronaca (e purtroppo in alcuni casi anche quella della politica) si sono spenti. Da Nord a Sud sono migliaia i lavoratori a rischio della Blutec a Termini Imerese, della Jabil a Caserta, della ex Antonio Merloni in Umbria e nelle Marche che nei giorni scorsi hanno ottenuto il “regalo” della proroga della cassa integrazione fino a luglio 2020. A Trieste invece i lavoratori della Ferriera di Servola hanno deciso oggi di non firmare l’accordo di programma con il Gruppo Arvedi che prevede la chiusura dell’area a caldo: «il piano non garantisce la continuità occupazionale di tutti i lavoratori. Nessuna certezza su investimenti e sviluppo» ha dichiarato il segretario nazionale della FIOM Gianni Venturi uscendo dall’incontro al Ministero. Il sindacato vuole evitare il licenziamento , a partire dal 31 gennaio, dei lavoratori a tempo determinato e in somministrazione.

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A Mel (Belluno) i cinesi della Wanbao Acc hanno annunciato la chiusura dello stabilimento, che comporterebbe il licenziamento di 290 operai. Sembre a Belluno si fa sentire anche la crisi della Safilo il cui piano quadriennale prevede 700 esuberi in tutta Italia su 2.600 dipendenti totali: oltre ai 400 licenziamenti annunciati allo stabilimento di Longarone ci sono i 250 nello stabilimento di Martignacco (Udine) e altri 50 esuberi a Padova. L’incontro al Ministero è previsto per il 16 gennaio. Il 20 dicembre il Tribunale ha dichiarato il fallimento della Bio-on di Gaiana, a Castel San Pietro (Bologna) mettendo a rischio il futuro di 100 lavoratori. I vertici sono indagati per falso in bilancio e manipolazione del mercato ma saranno i dipendenti a prendersi cura della fabbrica. Gli operai hanno deciso che oggi e domani e nei prossimi giorni andranno lo stesso in fabbrica, senza stipendio, per presidiare lo stabilimento, controllare gli impianti ed evitare atti di vandalismo o furti.

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Il Natale non ferma le lotte sindacali. Ad esempio quelle dei lavoratori dell’ex Embraco (oggi Ventures) di Riva di Chieri che ieri sono scesi in strada bloccando la tangenziale. Oggi il Vescovo celebrerà la messa di Natale davanti ai cancelli.Per 410 di loro lo spettro del licenziamento è una prospettiva assai più dolorosa dello spettro del Natale passato del ricco Scrooge della favola di Dickens.  E anche loro devono ringraziare la pessima gestione gialloverde del tavolo di crisi, visto che la ragione per cui rischiano il posto è che la tanto promessa reindustrializzazione non c’è stata e chi ha acquistato l’azienda lo ha fatto per motivi assai poco nobili. Proteste e proroga della cassa integrazione a zero ore per 130 dei 150 lavoratori della tipografia Elcograf ex Canale di Borgaro. Ieri hanno scioperato in tutta Italia i lavoratori di ex Auchan, ora Conad, per i quali la proprietà prevede 3.105 esuberi (rispetto ai seimila iniziali ipotizzati) in tutta Italia. Un Natale all’insegna dell’incertezza perché nessuno però conosce i dettagli del piano di riorganizzazione né dove e chi sarà licenziato. Un Natale amarissimo sarà invece quello dei 21 dipendenti della Superlativa di Prato multati per migliaia di euro per aver commesso il reato di “blocco stradale”.

 

Foto copertina: i lavoratori di Auchan in sciopero ieri a Milano via Facebook.com

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