Economia
Come la crisi cancella gli operai: 240mila posti a rischio
di Alessandro D'Amato
Pubblicato il 2019-08-14
Da Ilva a Whirlpool, da Bekaert a Embraco, il caos del governo lascia irrisolte centinaia di emergenze industriali
La crisi cancella gli operai. Da Ilva a Whirlpool, da Bekaert a Embraco, il caos del governo lascia irrisolte centinaia di emergenze industriali che, sommate, fanno 240mila posti di lavoro a rischio. Il conto è di Repubblica, che spiega come il decreto per le imprese non arriva alla Gazzetta Ufficiale, a rischio gli ammortizzatori La task force del Mise spiazzata dagli eventi. Eppure in ballo tra esuberi, delocalizzazioni e ammortizzatori sociali scaduti o in scadenza, c’è il reddito delle famiglie, di intere comunità territoriali. I tavoli di crisi aperti al ministero dello Sviluppo Economico sono 158, i lavoratori coinvolti oltre 240 mila, le ore di cassa integrazione autorizzate in giugno erano 27,6 milioni aumentate del 42,6% sul 2018 (in crescita addirittura del 99,8% le ore di Cassa straordinaria e del 451,7% quelle in deroga).
L’emblema di questo limbo è il decreto varato dal Consiglio dei ministri il 6 agosto che sblocca 3,5 milioni per le emergenze industriali in Sardegna (Portovesme con la ex-Alcoa e Porto Torres); 30 per la Sicilia (Termini Imerese con Blutec in primis); 17 per la Whirlpool di Napoli; un milione per Isernia; introduce agevolazioni tariffarie per le industrie energivore (di nuovo la ex-Alcoa); fa un primo passo sui diritti dei rider; ripristina tutele legali “a scadenza” per i manager di ArcelorMittal che guidano l’Ilva, disinnescando così il rischio di chiusura dell’acciaieria.
Tutte norme, però, scritte sull’acqua: il decreto, infatti, è stato varato “salvo intese”, dunque non è in Gazzetta Ufficiale e andrà eventualmente convertito in piena crisi di governo. Una precarietà assoluta che allontana gli investimenti, le multinazionali e che, in queste ore, ha spiazzato anche Giorgio Sorial, collocato da Di Maio alla guida della task force del Mise sulle crisi industriali. «Quel decreto oltretutto è solo una goccia nel mare — sottolinea Re David — . Va assolutamente confermato e, se possibile, ampliato. Non si parli di ordinaria amministrazione, qualsiasi tipo di governo ci sarà nei prossimi giorni dovrà mettere in sicurezza i lavoratori». Appello lanciato anche da Marco Bentivogli, leader della Fim-Cisl, sulle pagine de La Stampa: «L’industria italiana rischia davvero il colpo di grazia».
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