I due turisti che pescano cernie in area protetta, le rivendono illegalmente e mettono il video sui social

di Asia Buconi

Pubblicato il 2022-08-29

La dirigenza dell’Area marina protetta procederà con la denuncia ai loro danni, grazie alla targa visibile del furgone che permetterà agli inquirenti di scoprire presto la loro identità

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Hanno pescato in acque proibite, venduto le prede nei ristoranti della città e poi sciacquato l’attrezzatura in una fontana pubblica: per questi motivi adesso due blogger in vacanza in Sardegna, nell’area di Capo Caccia presso Alghero, sono finiti in guai seri. L’intenzione era quella di raccontare il loro viaggio coast to coast sull’Isola a bordo di un furgone immortalandone le fasi salienti in video poi condivisi sui social. Ma adesso proprio uno di quei filmati, pubblicato su Tik Tok (ha ottenuto più di 80mila visualizzazioni seppur eliminato subito dopo) e rilanciato da un gruppo di Facebook dedicato alla pesca in apnea, avrà per i blogger gravi conseguenze.

Oggi, infatti, la dirigenza dell’Area marina protetta procederà con la denuncia ai loro danni, grazie alla targa visibile del furgone che permetterà agli inquirenti di scoprire presto la loro identità. Anche la Forestale ha avviato un’indagine in merito e ora i titolari dei ristoranti che hanno acquistato il pesce dai due blogger rischiano conseguenze altrettanto gravi.

Pescano cernie a Capo di Caccia e le rivendono: coppia di blogger incastrati da un video

Le clip che hanno incastrato i due blogger raccontano di una battuta di pesca subacquea nell’area di Capo Caccia, con tanto di fucile subacqueo. All’interno del filmato si vede uno dei due che riemerge dall’acqua con in mano una cernia di oltre 10 kg mostrata fieramente a favore di telecamera e di altre due prede. Poi, la chiamata di uno dei due al padre per informarlo dell'”impresa” (con tanto di numero di cellulare ben visibile). Dopodiché, la tappa in centro città per vendere il pesce, con tre ristoranti che rifiutano l’offerta e il quarto che accetta di pagare il “bottino” 140 euro. Poi, l’ultimo step, quello in via Fertilia, per lavare l’attrezzatura e farsi una doccia rigenerante in una fontana pubblica. E, ciliegina sulla torta, la cena nel ristorante dove i blogger avevano venduto il pesce con tanto di saluto allo chef.

I filmati in questione hanno (comprensibilmente) suscitato la rabbia di molti e sono stati commentati criticamente anche da Christian Mulas, il presidente della commissione Ambiente, che ha detto: “Pescare in area marina protetta, vendere il pesce illegalmente in un ristorante, fare la doccia e lavaggio attrezzatura su marciapiede pubblico, campeggiare abusivamente in un luogo non autorizzato, documentando tutto come fosse una normale situazione giornaliera e credendo che ad Alghero non esistano le regole: questo è accaduto ieri”.

Intanto, il Gruppo di intervento giuridico (Grig) ha inviato un esposto alla Procura di Sassari, Corpo forestale, Guardia costiera, Comune di Alghero e all’Azienda speciale di gestione del parco, per sollecitare maggiori controlli. “L’area marina di Porto Conte-Capo Caccia – si legge nel documento – rientra nella zona di protezione speciale (Zps) e nel sito di importanza comunitaria (Sic). Rientra, infine, nel parco naturale regionale Porto Conte e nell’area marina protetta Capo Caccia / Isola Piana – ricorda il Grig – La pesca sportiva nelle aree marine protette è vietata e sanzionata penalmente, potrebbe integrare gli estremi del reato di furto aggravato ai danni dello Stato, nonché la violazione della disciplina regionale e regolamentare istitutiva e gestionale dell’Area marina protetta, mentre l’acquisto di proventi da reato può integrare gli estremi della ricettazione, oltre alle sanzioni inerenti gli aspetti commerciali e igienico-sanitari. La Sardegna non è terra e mare per beceri safari, chiunque se lo metta in testa una buona volta per tutte”, conclude il Grig.

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