Turchia, lo scrittore e oppositore di Erdogan Ahmet Altan è libero dopo 4 anni e mezzo di carcere

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-04-15

Decisiva la sentenza della Corte di Cassazione turca che ha ribaltato la sua condanna. Il giornalista e scrittore ritrova la libertà dopo oltre 1600 giorni di prigione

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Ahmet Altan è libero. L’intellettuale e scrittore turco è stato liberato ieri, dopo quattro anni e mezzo di prigionia, grazie a una sentenza della Corte di Cassazione turca che ha ribaltato la sua precedente condanna. Uno dei principali e più noti oppositori politici di Erdogan ha ottenuto la libertà tanto attesa e sostenuta con forza da una forte campagna per i diritti in Europa e in Italia da parte di associazioni, organizzazioni non governative e intellettuali come Roberto Saviano. Un incubo durato 1600 giorni che finisce. A renderlo noto è il suo editore italiano, le Edizioni E/O, che “al fianco dell’International Press Institute, del Pen International e di tutti coloro che hanno a cuore la libertà di stampa e di opinione esprimono le più sentite felicitazioni per la sua liberazione” come riportato dall’Adnkronos.

L’editore: “Siamo felici per il rilascio, frutto del suo coraggio, della resistenza del popolo turco e delle istituzioni europee”

Sandro Ferri, fondatore delle Edizioni E/O, ha commentato: “Siamo felici per il rilascio di Ahmet Altan dal carcere, frutto del suo coraggio, della resistenza del popolo turco, donne e giovani in prima linea, e dell’azione delle istituzioni europee a favore dei valori di libertà e democrazia. Altan non è solo un coraggioso giornalista, ma anche uno scrittore tra i migliori al mondo. Nei suoi romanzi i lettori trovano, assieme al racconto della Turchia dall’impero ottomano a oggi, la sensualità e l’intelligenza delle sue protagoniste femminili, le contraddizioni, i limiti, la grandezza di quel paese”.

“I suoi romanzi – continua l’editore Ferri – ci aiutano a capire la continuità e le differenze delle ambizioni ‘ottomane’ in Medio oriente e nel Mediterraneo, ma anche i meccanismi interni della società turca di ieri e di oggi, un potere tentacolare, la spinta modernista e il peso della tradizione religiosa, la questione femminile, quella curda e tante altre facce di una realtà che è insieme affascinante e minacciosa. Nel suo nuovo romanzo scritto in prigione, ‘Signora vita’ (che uscirà a maggio), Altan porta avanti la sua riflessione raccontando una storia d’amore carica di sensualità in un paese corroso dalla crisi economica e morale e dall’oppressione di un regime autoritario”.

Le accuse nei suoi confronti

Ahmet Altan era stato incarcerato con l’accusa di aver diffuso “messaggi subliminali” a favore del tentato colpo di stato nel luglio 2016. Nel 2018, alla fine di un processo che ha suscitato in tutto il mondo la preoccupazione e l’indignazione dei sostenitori della libertà di parola e di opinione, era stato condannato all’ergastolo, poi commutato in dieci anni di carcere. Il tribunale d’appello ne aveva disposto la scarcerazione, ma la misura era poi stata ritirata per il ricorso della procura e Altan era tornato in carcere. Il 13 aprile una sentenza della Corte Europea dei Diritti Umani aveva stabilito che la sua detenzione fosse illegittima e costituisse una violazione dei suoi diritti.

Ahmet Altan è un giornalista e scrittore turco, nato ad Ankara nel 1950. Ex direttore del quotidiano “Taraf”, da sempre critico nei confronti del presidente Erdogan. Per la sua liberazione si sono mobilitati scrittori e intellettuali in tutto il mondo. I suoi romanzi e saggi hanno venduto milioni di copie, e sono stati premiati in Turchia e all’estero. “Scrittore e assassino” (2016, Edizioni E/O) è stato venduto in 7 paesi. La sua memoria difensiva è stata pubblicata in Italia con il titolo “Tre manifesti per la libertà” (2018, Edizioni E/O). “Quartetto ottomano” è il titolo della saga di cui le Edizioni E/O hanno pubblicato “Come la ferita di una spada” (2018) e “Amore nei giorni della rivolta” (2019). Il suo prossimo romano, “Signora vita”, uscirà il 26 maggio per le Edizioni E/O.

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