Il tribunale respinge il ricorso di Venerando Monello sul contratto di Virginia Raggi

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2017-01-17

Rigettata la domanda dell’avvocato Monello che chiedeva l’ineleggibilità: «Il ricorrente non è titolare di un interesse ad agire». L’avvocato che aveva impugnato il ricorso è stato condannato anche a rifondere le spese legali per più di 12mila euro

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La sindaca di Roma Virginia Raggi rimane al suo posto e il contratto è pienamente valido. Lo ha deciso, secondo quanto scrive l’Adnkronos, il Tribunale civile di Roma, in composizione collegiale, rigettando la domanda dell’avvocato e iscritto al Partito Democratico Venerando Monello, che chiedeva la dichiarazione di ineleggibilità della sindaca e la nullità del contratto sottoscritto dalla stessa con il Movimento. “Le ragioni del rigetto sono molteplici – evidenzia l’avvocato del Movimento 5 Stelle, Paolo Morricone – in primis il tribunale ha rilevato che la sottoscrizione del contratto non rientra tra i casi di ineleggibilità previsti dalla legge, esattamente come avevamo prospettato nella nostra memoria difensiva e come avevano detto anche il difensore della Raggi, Ervin Rupnik, e di Davide Casaleggio, Pier Paolo Polese”. “Per quanto riguarda la nullità del contratto – prosegue – il Tribunale dice che tale domanda non rientra in questo particolare tipo di azione di cui al d. lgs n. 267/2000, e inoltre non è titolare il ricorrente di un interesse ad agire. Proprio come avevano prospettato le difese della Raggi, del Movimento e di Roma Capitale”.
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Il tribunale respinge il ricorso sul contratto di Virginia Raggi

L’avvocato che aveva impugnato il ricorso è stato condannato anche a rifondere le spese legali a tutte le parti citate in giudizio: la cifra dovuta da “Vagabondo” Monello (così, in un refuso, recita la sentenza) supera i 12mila euro. L’accoglimento del ricorso, basato sulla penale da 150mila euro nei confronti dei ‘dissidenti’, avrebbe comportato l’ineleggibilità della prima cittadina e dei consiglieri, invalidandone l’elezione. Non e’ l’esposto lo strumento giuridico corretto con cui chiedere la presunta nullità del contratto che norma i rapporti tra la sindaca di Roma Virginia Raggi e la Casaleggio e Associati, è uno dei motivi con cui è stato respinto il ricorso presentato dall’avvocato Venerando Monello sulla presunta incostituzionalità dell’atto. Anche in merito all’ipotesi di ineleggibilità della sindaca, il Tribunale ha respinto il ricorso. Secondo l’accusa il contratto firmato dalla Raggi violava gli artt. 3, 67 e 97 della Costituzione, l’art. 1 L. n. 17 del 1982 c.d. Spadolini, nonché degli artt. 3, 7, 23 del Regolamento del Consiglio Comunale di Roma Capitale, spiegava all’epoca in una nota l’avvocato e Presidente dell’European Lawyers Association, che giudicava “del tutto palese il goffo tentativo di aggirare, attraverso il Contratto, il divieto di vincolo di mandato imperativo, nonché dei principi di imparzialità, indipendenza e buon andamento costituzionalmente sanciti”. “Quel contratto è un abominio renderebbe la Raggi una dipendente della Casaleggio. La mia iniziativa è innanzitutto negli interessi del M5S affinché i loro eletti possano avere la stessa agibilità politica degli eletti degli altri partiti”.

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Dal codice di comportamento sottoscritto da Virginia Raggi

“Avevo invitato pubblicamente, ma anche con raccomandata, l’avvocato Raggi a dare informazioni circa la firma di questo contratto invitandola a non farlo – diceva all’epoca l’avvocato Monello – Anche lei, come avvocato, sa perfettamente che questo contratto, che peraltro presenza vizi che a mio parere lo rendono nullo, sia una cosa abominevole”.
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L’avvocato Monello e il Partito Democratico

Il Partito Democratico, per bocca della senatrice Monica Cirinnà, aveva appoggiato il ricorso dell’avvocato Monello pubblicando anche il contratto tra la Raggi e il M5S sul suo sito:
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«I fatti eccepiti risultano fantasiosi e sprovvisti di ogni fondamento giuridico. Il codice di comportamento del M5S è ben lungi dall’essere l’accordo di un’associazione segreta, come romanzescamente asserito dal ricorrente», diceva all’epoca Ervin Rupnik, avvocato della sindaca, che aggiungeva poi solo una postilla: «Sonoramente sconfitto alle urne, il Pd cerca di rivalersi con un ricorso fondato su argomentazioni politiche e non giuridiche». Nel provvedimento della prima sezione del Tribunale civile di Roma, presieduta dal giudice Franca Mangano, si legge che non ricorre “alcuna delle ipotesi di ineleggibilità tassativamente previste dalla legge”. Quanto al contratto sottoscritto dalla Raggi, secondo i giudici, il ricorrente, l’avvocato Monello, “in quanto soggetto estraneo al Movimento 5 Stelle e non sottoscrittore dell’accordo, non è portatore di un concreto interesse ad agire, giacché dalla rimozione del vincolo non potrebbe derivare alcun effetto nella sua sfera giuridica”. Inoltre, proseguono i giudici, “poiché la domanda di ineleggibilità, nella prospettazione del ricorrente, ha il suo presupposto nella nullità del patto sottoscritto da Virginia Raggi, il rigetto della domanda principale rende ultronea la pronuncia sulla domanda di nullità dell’accordo in questione, non essendo la pronuncia richiesta in ogni caso rilevante ai fini della decisione della lite”. Dunque, concludono i giudici, “la domanda di nullità va dichiarata inammissibile”. Il ricorrende viene condannato al pagamento delle spese processuali.

La sentenza Virginia Raggi – Venerando Monello 

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