Trattativa Stato-Mafia, Mori e Dell’Utri condannati a 12 anni

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-04-20

Il tribunale ritiene provato il reato di concorso in minaccia a un corpo politico dello Stato. Ciancimino, otto anni per calunnia

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Mario Mori, Marcello Dell’Utri, Antonio Subranni e Giuseppe De Donno sono stati condannati nel processo sulla trattativa Stato-Mafia. Assolto invece Nicola Mancino. Arriva la sentenza della Corte d’Assise di Palermo. Ventotto anni per il boss Leoluca Bagarella. All’ex ministro Mancino era stata contestata la falsa testimonianza; agli altri uomini delle istituzioni, il reato di concorso in minaccia a un corpo politico dello Stato.

Trattativa Stato-Mafia, Mori e Dell’Utri condannati a 12 anni

Massimo Ciancimino è stato condannato a otto anni per calunnia nei confronti dell’ex capo della Polizia Giovanni de Gennaro. È stato invece assolto dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. In sostanza i carabinieri del Ros sono condannati per i fatti commessi fino al 1993; Dell’Utri per i fatti del 1994: da una parte la trattativa sarebbe stata intavolata dai carabinieri, dall’altra da Dell’Utri. Nella stagione 1992-1993, quando Cosa Nostra faceva scoppiare le bombe, gli uomini dello Stato hanno trattato con i mafiosi per arrivare a fermare gli attentati, ma per l’accusa gli ufficiali dei carabinieri avrebbero finito per veicolare il ricatto lanciato dai mafiosi, trasformandosi in ambasciatori dei boss.

Il sostituto procuratore nazionale Nino Di Matteo ha detto: “Che la trattativa ci fosse stata non occorreva che lo dicesse questa sentenza. Cio’ che emerge oggi e che viene sancito è che pezzi dello Stato si sono fatti tramite delle richieste della mafia. Mentre saltavano in aria giudici, secondo la sentenza qualcuno nello Stato aiutava Cosa nostra a cercare di ottenere i risultati che Riina e gli altri boss chiedevano. E’ una sentenza storica”. L’ex senatore di FI Marcello Dell’Utri, gli ufficiali del Ros Mario Mori, Antonio Subranni e Giuseppe De Donno, i boss Leoluca Bagarella e Antonino Cinà, nell’ambito del processo Stato-mafia, sono stati condannati anche al risarcimento in solido dei danni in favore della parte civile della Presidenza del consiglio dei ministri liquidati in complessivi 10 milioni di euro.

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