Trattativa Stato-Mafia, cadono le accuse in appello: la trattativa c’è stata ma non è un reato

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-09-23

Svolta nel processo sulla trattativa Stato-Mafia, assolti i carabinieri e Marcello Dell’Utri. La sentenza delude Ingroia: “Aspetteremo le motivazioni, così è difficile da capire”

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Tutti assolti gli ex ufficiali dei carabinieri nel processo d’appello sulla trattativa tra Stato e mafia. La Corte d’assise d’appello di Palermo ha riformato la sentenza di primo grado e assolto i generali Mario Mori e Antonio Subranni e il colonnello Giuseppe De Donno. Erano stati condannati a 12 anni. Assolto anche Marcello Dell’Utri, condannato anche lui a 12 anni di carcere. La sentenza è stata emessa dopo tre giorni di camera di consiglio.

Un tema che negli anni ha appassionato giornalisti, storiografi e letterati. Oltre ad aver interessato tutte le cariche dello stato di quegli anni, e degli anni a venire.

Trattativa Stato-Mafia, cadono le accuse in appello: la trattativa c’è stata ma non è un reato

Tra i nomi più discussi c’è sempre stato quello di Marcello Dell’Utri, fedelissimo di Silvio Berlusconi e considerato per anni il ponte tra l’ex premier e la mafia. “Gli anticorpi della democrazia hanno funzionato”, ha detto subito dopo l’assoluzione dell’ex senatore Francesco Centonze che con Francesco Bertorotta difende Marcello Dell’Utri. “Dopo anni di processo una sentenza ha ricostituito la correttezza del quadro probatorio arrivando a una soluzione che riteniamo condivisibile”. “Non ci aspettavamo nulla ma abbiamo lavorato in questa direzione – dice – ed eravamo convinti che questo sarebbe stato l’esito, ma aspettarselo è un altro discorso”. Centonze ha sentito Dell’Utri che era “commosso” per essersi tolto un peso dal cuore. “E’ un peso che ci togliamo tutti. Non solo lui”, ha concluso.

E’ arrivato a stretto giro anche il commento di Antonio Ingroia, “Da una parte la Corte d’appello condanna per il reato di minaccia i mafiosi, dall’altro assolve i colletti bianchi. Quindi vuol dire che la trattativa c’è stata e che non è una bufala – ex procuratore aggiunto di Palermo e ‘padre’ dell’inchiesta sulla trattativa Stato-mafia, commentando la sentenza del processo d’appello -. Aspettiamo di leggere le motivazioni, ma una sentenza così è difficile da spiegare: solo se fossero stati tutti assolti sarebbe stato ribaltato il giudizio di primo grado con la conseguenza di riconoscere l’assenza della trattativa. Invece la condanna di Cinà conferma il papello e il suo arrivo a destinazione. La minaccia nei confronti dello Stato ci fu. Quindi questa sentenza conferma la trattativa, mentre esclude la responsabilità personale degli imputati condannati come tramite nel processo di primo grado”.

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