La fine del tifoso razzista del Brescia che non voleva farsi controllare dallo steward nero

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2022-04-12

Prima di accedere allo stadio Rigamonti di Brescia, un tifoso locale si è rifiutato di sottoporsi ai controlli di uno steward nero definendosi “razzista”

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In occasione della partita di calcio tra Brescia e Vicenza giocata lo scorso 3 aprile allo stadio Rigamonti della città lombarda, un tifoso biancoazzurro aveva rifiutato di sottoporsi ai controlli prima di poter accedere al settore Curva Nord perché lo steward addetto era nero. “Sono razzista – avrebbe detto – e tu sei neg…”. Un comportamento penalmente rilevante, ma che – in attesa di eventuale querela del diretto interessato – è stato punito con il provvedimento del Daspo.

La fine del tifoso razzista del Brescia che non voleva farsi controllare dallo steward nero

“Il tifoso – spiega la Questura – rivolgeva ripetutamente frasi discriminatorie nei confronti di uno steward di origini africane, addetto alla sicurezza, dinnanzi a personale di polizia in servizio. Invitato alla calma, il tifoso, con decisione affermava, agli agenti intervenuti, di professarsi razzista e di non voler in alcun modo che quello steward controllasse il suo biglietto e/o documenti, per accedere alla struttura, articolando in dialetto bresciano la frase”. Il bando dagli impianti sportivi, emesso dal questore di Brescia Giovanni Signer, avrà validità di un anno.

Il pugno duro degli inglesi contro il razzismo

Sul tema l’Italia potrebbe avere qualcosa da imparare dagli inglesi: lì lo scorso 30 marzo un giovane è stato condannato a sei settimane di carcere per aver rivolto alcuni insulti razzisti al calciatore Marcus Rashford dopo la finale di Euro 2020, persa dall’Inghilterra contro l’Italia anche a causa del rigore fallito proprio dal centravanti del Manchester United. Justin Lee Price, 19 anni di Worcester, ha ammesso i fatti davanti alla Kidderminster Magistrates: aveva scritto dei tweet offensivi. “Price aveva preso di mira il calciatore per il colore della sua pelle – ha dichiarato il pubblico ministero Mark Johnson – e le sue azioni sono state guidate da intenti razzisti e sono a tutti gli effetti crimini d’odio. Chi discrimina i calciatori rovina il calcio per tutti. Spero che questo caso renda chiaro a tutti che non tollereremo il razzismo, e che i colpevoli verranno perseguiti dalla legge”.

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