A Terni c’è il sovranismo a credito

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2018-07-30

Il Consiglio comunale rischia perché 11 consiglieri, quasi tutti della Lega, devono soldi al Comune. Si va dal consigliere pentastellato che deve versare 70 euro per la mensa scolastica, a casi ben più consistenti di cartelle evase per cifre di migliaia di euro

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Si potrebbe chiamare sovranismo a credito. A Terni hanno qualche problema a convocare il consiglio comunale neoeletto e quindi il sindaco Leonardo Latini, che ha vinto le elezioni nel giugno scorso con una coalizione di centrodestra e civici, rischia di finire dimezzato.

A Terni ci sono sovranisti a credito

La storia è surreale e ha portato, venerdì pomeriggio, alla convocazione e alla sconvocazione del consiglio dopo ben 50 secondi di lavori, il tempo del messaggio per lo scioglimento da parte del presidente del consiglio, Francesco Maria Ferranti. Ferranti ha spiegato che «l’istruttoria relativa alle richieste di accesso agli atti per la verifica di possibili incompatibilità, proposta dal consigliere Orsini, non è ancora conclusa. Mancano ancora dei dati, pertanto – ha continuato appellandosi poi all’articolo 11 del regolamento comunale, Aronica poi tirerà in ballo il 21 – ritengo che gli atti votati nella seduta di oggi sarebbero illegittimi».

Ben 11 consiglieri, dieci della maggioranza di destra e uno del M5S avrebbero dichiarato il falso quando hanno firmato il verbale di accettazione dell’avvenuta elezione in consiglio. Al momento dell’atto infatti i neo eletti devono dichiarare di non avere pendenze con il Comune. Un atto sottoscritto da tutti i 32 consiglieri, 33 con il sindaco. Ma quell’atto è un falso.

I consiglieri che non pagano i debiti con il Comune a Terni

A Terni, comune in default per 14,5 milioni di euro,  «Un nostro consigliere, Orisini, ha chiesto l’accesso agli atti che sono pubblici e ha scoperto che ben 11 consiglieri, quasi tutti della Lega, devono soldi al Comune. Si va dal consigliere pentastellato che deve versare 70 euro per la mensa scolastica, a casi ben più consistenti di cartelle evase per cifre di migliaia di euro, anche di 40mila euro e l’istruttoria non è ancora conclusa perché mancano ancora alcuni riscontri per esempio delle partecipate del comune e pensare che facevano atti di indirizzo contro l’evasione fiscale», ha spiegato Francesco Filipponi del PD.

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Avendo dichiarato il contrario, i consiglieri avrebbero commesso un falso in atto pubblico, un reato che in base alla legge Severino potrebbe portare anche allo scioglimento del consiglio comunale. E infatti ora sul caso sta indagando la Procura che dopo l’esposto presentato dal Pd ha aperto un fascicolo.

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