Il telefonino in classe vietato per legge?

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-01-25

La proposta di Lega e Forza Italia in un emendamento alla legge per l’educazione civica. I cellulari devono essere ritirati e dati al preside

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Il telefonino in classe rischia di essere vietato per legge. Anche per i professori, che dovranno, insieme agli alunni, consegnare il cellulare al preside. Ieri in Commissione cultura della Camera è partito l’iter della proposta che riporta l’educazione civica nella scuola primaria e secondaria. Proposta, portata avanti dal leghista Capitanio, che verrà integrata da altri testi depositati. E, scrive oggi il Messaggero, quelli della Lega (onorevole Latini) e di FI (l’ex ministro dell’Istruzione Gelmini) dispongono l’inibizione dei cellulari nelle classi. Anche per i professori.

La discussione su questo punto è avviata, con la maggioranza che intende recepire questa modifica. L’ipotesi è quella di lasciare i cellulari in presidenza e per le chiamate di emergenza far riferimento alle segreteria. Idea che farà discutere genitori e personale docente e che è stata già illustrata dai proponenti. […] Se da un lato FI e Lega vogliono escludere l’utilizzo dei cellulari nelle classi, dall’altro rimarcano la necessità di promuovere «anche attività di sensibilizzazione degli alunni su diritti e doveri connessi all’uso di Internet e degli altri strumenti digitali, nonché progetti per prevenire e contrastare il bullismo informatico».

cellulari vietati in classe

Il Movimento 5 stelle illustra così le linee guida del ritorno dell’educazione civica:«L’insegnamento – osserva la pentastellata Dadone – deve comprendere lo studio della Costituzione; un’introduzione al diritto dell’Unione europea; l’educazione alla legalità», e altro ancora. La proposta dei pentastellati dispone, poi, che «le istituzioni scolastiche debbano programmare anche attività di studio e viaggi di istruzione». Le proposte verranno integrate in un unico testo che approderà a febbraio nell’Aula parlamentare.

Leggi sull’argomento: Il taglio (nascosto) al reddito di cittadinanza

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