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La fine della storia dell'auto della polizia nel campo nomadi

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2015-02-20

Tre denunce per procurato allarme nei confronti dell’uomo alla guida, della figlia e di un operaio. Che finiranno molto probabilmente nel nulla

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Tre denunce per procurato allarme che probabilmente verranno archiviate, a carico dell’uomo che ha fatto un giro nella falsa auto della polizia nel campo nomadi di via della Monachina e della figlia, Vanessa, e di un operaio della ditta che ha noleggiato l’auto. Questa la fine della storia dell’auto della polizia nel campo nomadi secondo il comunicato pubblicato su Facebook dalla questura di Roma. L’automobile è stata utilizzata dalla fiction “E’ arrivata la felicità” con Claudia Pandolfi, in onda sulle reti Rai, per alcune riprese a via della Monachina. Alla fine delle riprese, secondo quanto ricostruito dalla Questura, l’uomo avrebbe chiesto a un operaio che lavora per la ditta di noleggio di fare un giro con la falsa auto della polizia, e nell’occasione la figlia ha girato il video che ha poi pubblicato su Facebook scatenando l’emergenza democratica.
 
LA FINE DELLA STORIA DELL’AUTO DELLA POLIZIA NEL CAMPO NOMADI
La questura ha detto che le indagini hanno subito appurato «che il veicolo in questione, per fattezze, accessori e segni identificativi, era da considerarsi un “facsimile”, solitamente affittato e usato per scene cinematografiche e di proprietà di ditte private». Poi le indagini sono continuate:

Dagli accertamenti è emerso che l’auto, di proprietà di una ditta privata con sede in Roma, era stata da quest’ultima affittata ad una produzione cinematografica per girare alcune scene di un film nei pressi di un campo nomadi di via della Monachina.
Al termine delle scene, un operaio della ditta privata è andato a ritirare le auto che, con una bisarca sarebbero poi state riportate nei loro ricoveri.
In questo frangente, alcuni occupanti del campo nomadi avrebbero chiesto all’operatore di effettuare un giro alla guida della “volante” , riuscendo alla fine ad ottenere il consenso. Dopo aver ricostruito l’intera vicenda, gli investigatori, anche sulla base delle dichiarazioni rese dalle parti, hanno proceduto alla denuncia in stato di libertà del cittadino nomade e di sua figlia, sequestrando l’auto ed elevando sanzioni amministrative a carico del responsabile della ditta di noleggio.
Denunciato anche l’operaio che si è prestato alle richieste del nomade concedendogli di effettuare alcuni giri a bordo del veicolo.


Sembra difficile, ad occhio, che le denunce possano avere un riscontro positivo. Il procurato allarme è disciplinato dall’articolo 658 del Codice Penale: «Chiunque, annunziando disastri, infortuni o pericoli inesistenti, suscita allarme presso l’autorità, o presso enti o persone che esercitano un pubblico servizio, è punito con l’arresto fino a sei mesi o con l’ammenda da euro 10 a euro 516». Visto che “l’allarme presso l’autorità” consiste nel fatto che il video è cominciato a circolare su Internet – non certo per colpa di qualcuno, e semmai soltanto per responsabilità di chi l’ha diffuso – probabilmente finirà tutto in una bolla di sapone.

Leggi sull’argomento: Giorgia Meloni e la bufala dell’auto della polizia nel campo nomadi

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