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“Perché esiste la guerra?”, Stefano Massini legge lo scambio di lettere tra Einstein e Freud | VIDEO

neXtQuotidiano 25/03/2022

Lo scrittore fiorentino a Piazzapulita, La7, racconta di quello scambio di corrispondenze avvenuto nel 1932, pochi anni prima del secondo conflitto mondiale

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La storia è ciclica. Si ripete. Così come quelle domande basilari che si ripropongono nella mente e nelle bocche di tanti in occasioni delle scoppio di una guerra. Stefano Massini, nel suo monologo a Piazzapulita (La7), ha raccontato uno scambio di lettere avvenuto nel 1932 tra Albert Einstein e Sigmund Freud. Due eccellenze nei rispettivi ambiti (dalla scienza alla psichiatria) che hanno provato a interrogarsi sul perché esista la guerra.

Stefano Massini e la risposta di Freud a Einstein sulla guerra 

Stefano Massini parte proprio da quella domande e per cercare una risposta deve tornare indietro nelle storia. Dall’antichità, fino a quel 1932 quando quelle due personalità di spicco provarono a dare una chiave. Da una parte scientifica, dall’altra pisco-sociologica.

“La guerra. O meglio una domanda: perché la guerra? Tutte le volte che c’è una guerra in corso si pensa sempre che questa domanda significhi “perché questa guerra?”. Quali sono le ragioni, le responsabilità, i motivi, le colpe. Invece c’è una domanda molto più importante, che è proprio “perché esiste la guerra?”. È una domanda che qualcuno si è già posto prima di noi.
Era l’anno 1932 e la scienza stava facendo degli incredibili passi avanti. Il 1932 è l’anno in cui si annuncia al mondo la scoperta dei neutroni, dei positroni. Anche la tecnologia stava facendo passi avanti enormi. Pochi anni prima Guglielmo Marconi era riuscito dall’Italia ad accendere l’illuminazione della statua del Cristo redentore a Rio de Janeiro.
Nello stesso momento, sempre nel 1932, c’erano grandissime ombre. È l’anno in cui i nazisti in Germania raggiungono la maggioranza relativa, è l’anno in cui un fascista russo si macchia dell’omicidio del Presidente della Repubblica francese. Ed è l’anno in cui Benito Mussolini pronuncia una frase: l’aratro solca la terra, ma è la spada a difenderlo.
In quell’anno Albert Einstein decide di scrivere una lettera a Sigmund Freud: professore Freud, io sono preoccupato e impaurito. Sono impaurito perché da uomo di scienza so che in questo momento la mia branca sta facendo delle conquiste talmente importanti che se dovesse scoppiare una guerra sono sicuro che quella guerra userebbe quella scienza e quella tecnologia per diventare mostruosa. Ma soprattutto c’è una domanda a cui io, uomo di scienza, non riesco a darmi una risposta e allora mi rivolgo a lei che conosce gli istinti dell’essere umano: ma perché? Ma perché ciclicamente l’essere umano si rende conto di quanto è catastrofica e distruttiva la guerra e puntualmente vi ricade? Per quale ragione esiste la guerra?
E Sigmund Freud risponde: vede professore Einstein, un tempo sul pianeta terra l’essere umano non conosceva altro mezzo per dirimere conflitti, per mettere a posto i livelli di forza. Non conosceva altro metodo che non la guerra, la forza bruta, la violenza. Poi le cose sono iniziate a cambiare quando ci si rese conto che chi era più intelligente e usava la testa poteva creare delle armi che fossero migliori dell’altro. Poi nel tempo le cose si sono evolute nel tempo. Oggi tutti quanti ci scandalizziamo, inorridiamo della guerra. E allora la domanda che le faccio io è “perché la pace?”. Vede professore, dentro l’animo umano, come studia la mia scienza, esistono due pulsioni: eros (che conserva e tiene insieme) opposta a thanatos, la morte. È la parte distruttiva, è quella che mira ad annientare. E l’essere umano le ha dentro, in quanto essere umano.
Però la vita su questo pianeta ha iniziato un meccanismo di civilizzazione e la civiltà ci ha portato arte, pensiero, bellezza. Ma l’abbiamo conquistato a un prezzo, che è quello di reprimere, di contenere, di tenere a bada. Mettendo al guinzaglio la parte distruttiva di noi. Ecco perché io e lei, professore Einstein, abbiamo paura ogni volta che sta per scoppiare una guerra. Perché abbiamo paura di quella parte di noi che abbiamo imparato a tenere a bada, che si oppone a eros e che predica e vuole morte. Ecco perché abbiamo paura della guerra, ecco perché ci fa impressione, ecco perché scendiamo in piazza gridando pace. Perché abbiamo il terrore di cosa possa accadere se dentro e fuori di noi la parte distruttiva che abbiamo tutti dentro di noi, l’Hitler che è in noi, prende il sopravvento”.

(foto e video: da Piazzapulita, La7)

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