Stefano Leo, ucciso senza motivo

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-04-01

Said Machaouat, giovane italiano di origini marocchine di 27 anni, disoccupato, ha confessato di aver ucciso il commesso. Senza riuscire a spiegare perché lo ha fatto

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Stefano Leo, il commesso del negozio K-way, originario di Biella, 33 anni, ammazzato, con una coltellata alla gola sulla passeggiata di lungo Po Machiavelli ormai 5 settimane fa, è stato ucciso da Said Machaouat, giovane italiano di origini marocchine di 27 anni, disoccupato. Senza alcun motivo.

Stefano Leo: ucciso senza motivo

Intorno alle 16 il killer si è presentato negli uffici della questura. Ha riferito di voler parlare della morte di Stefano Leo. «Sono io l’assassino». Ma ha anche spiegato di aver agito senza alcun motivo: i due non si conoscevano; nel casellario giudiziario di Said Machaouat non si riscontrano precedenti penali significativi, se non alcuni reati di lieve entità commessi all’epoca in cui era minorenne. La Stampa racconta che il cittadino italiano di origine marocchina è impazzito a poco a poco fino all’omicidio di Stefano Leo:

Di lui si sa che l’ultima esperienza quella che l’avrebbe trasformato in una sorta di disperato senza casa e senza un soldo in tasca risale a qualche mese fa. C’è stato un tempo, infatti, in cui Said aveva una compagna ed un figlio. Poi l’unione (qualche mese fa) è andata in frantumi. Said Machaouat è come impazzito. Ha perso il lavoro – almeno fino ad ottobre ha fatto il cameriere saltuario in alcuni ristoranti ed è finito a passare le notti nei dormitori. E talvolta all’aperto.

E dire che un mestiere ce l’aveva: l’ aveva imparato frequentando corsi professionali in un istituto alberghiero di Torino. Tre anni, senza però riuscire mai da arrivare ad un diploma. E dire che era pure bravo, che aveva una vita regolare. Con una compagna e un figlio. Quando ha perso anche l’impiego ha dovuto abbandonare l’alloggio in cui viveva, a Torino. E allora aveva chiesto ospitalità ad un conoscente. I mesi più duri della stagione invernale era riuscito a sfangarli così. Di notte un letto di fortuna, ma in una casa calda. Di giorno a cercare un impiego. Di qualunque tipo.

Da gennaio aveva cominciato a dormire nei dormitori ed era diventato un senza fissa dimora. Non riusciva più a vedere la sua famiglia.

Il coltello in piazza d’Armi

L’arma del delitto è stata ritrovata in una cassetta dell’elettricità in piazza d’Armi. L’assassino aveva nascosto lì il coltello molto probabilmente subito dopo aver ucciso Leo. Gli è saltato al collo, lo ha colpito con una sola coltellata che lo ha sgozzato e fatto morire in pochi minuti.  L’assassino ha tagliato da parte a parte, probabilmente impugnando l’arma con la destra e tagliando così in profondità da recidere la trachea.

«L’ho visto, mi ha guardato e ho pensato che dovesse soffrire come sto facendo io», avrebbe confessato il 27enne, che ha aggiunto: «L’hosgozzato con il mio coltello, venite e ve lo faccio trovare».

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