Stefano Galli: il leghista indagato per i 49 milioni

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-12-10

Il reato ipotizzato è riciclaggio. Le perquisizioni dei finanzieri hanno interessato uffici e domicili a Milano, Monza e Lecco. I 450mila euro, infatti, tramite Galli sarebbero formalmente stati utilizzati per acquistare del materiale a sostegno della campagna elettorale della Lega ma, in realtà, non sarebbero stati mai stati spesi e sarebbero rientrati in altri conti correnti

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L’assessore all’Autonomia e alla Cultura della Regione Lombardia Stefano Bruno Galli è indagato dalla procura di Genova nell’ambito dell’inchiesta sul presunto riciclaggio di parte dei 49 milioni dei fondi della Lega. L’accusa ipotizzata nei confronti di Galli – nella sua qualità di presidente dell’Associazione Maroni Presidente – è riciclaggio. Secondo quanto si apprende, le perquisizioni dei finanzieri hanno interessato uffici e domicili a Milano, Monza e Lecco.

Stefano Bruno Galli: il leghista indagato per i 49 milioni

A Galli, oltre al provvedimento di perquisizione e sequestro, è stato notificato un avviso di garanzia “per aver compiuto – si legge in una nota della procura di Genova – operazioni su una parte delle somme di denaro provento dei reati ex art. 640 bis (truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche) commessi da Umberto Bossi e Francesco Belsito attraverso l’associazione ‘Maroni presidente'”. Le perquisizioni svolte dagli uomini del Nucleo di polizia Economico-finanziaria di Genova hanno riguardato anche la ‘Boniardi Grafiche‘ di Milano e la ‘Nembo srl’ di Monza (allo stato cessata), due società che hanno prestato i loro servizi per le campagne elettorali della Lega. Uno dei proprietari delle quote dell’azienda, Fabio Massimo Boniardi, è deputato della Lega.

stefano bruno galli

L’inchiesta genovese nasce da quella sui rimborsi elettorali che la Lega avrebbe ottenuto ai danni del Parlamento tra il 2008 e il 2010, falsificando rendiconti e bilanci. Il processo si è concluso lo scorso 6 agosto con una sentenza della Cassazione che ha dichiarato prescritti i reati per Umberto Bossi e per il tesoriere Belsito ma ha confermato la confisca dei 49 milioni. L’ipotesi su cui stanno ora lavorando i magistrati genovesi riguarda il presunto riciclaggio di parte di quei fondi, che da settembre il partito sta restituendo allo Stato a rate: secondo i pm parte dei 49 milioni sarebbero stati fatti sparire in Lussemburgo attraverso la banca Sparkasse di Bolzano e poi fatti rientrare, in parte, subito dopo i primi sequestri disposti della procura. La banca ha invece sempre sostenuto che quei fondi (circa 10 milioni) fossero soldi dello stesso istituto, slegati dal partito. A giugno scorso, inoltre, investigatori e inquirenti genovesi hanno ascoltato, come persona informata sui fatti, l’ex consigliere della lista Maroni Presidente, Marco Tizzoni, che a Milano aveva presentato un esposto in cui aveva adombrato il sospetto che l’Associazione Maroni Presidente “fosse stata tenuta nascosta ai consiglieri dovendo servire quale soggetto occulto di intermediazione finanziaria in favore della Lega o di terzi”.

Stefano Galli indagato per riciclaggio

Circa 450mila euro sarebbero transitati da Banca Aletti all’ ‘Associazione Maroni presidente’ e da questa girati su alcuni conti riconducibili alla Lega sono alla base degli accertamenti degli uomini della Guardia di Finanza nell’ambito dell’inchiesta sul riciclaggio di parte dei 49 milioni di fondi della Lega. I 450mila euro, infatti, tramite Galli sarebbero formalmente stati utilizzati per acquistare del materiale a sostegno della campagna elettorale della Lega ma, in realtà, non sarebbero stati mai stati spesi e sarebbero rientrati in altri conti correnti, riconducibili al partito. Delle due società destinatarie delle perquisizioni, secondo quanto si apprende, la prima – la ‘Boniardi Grafiche‘ – sarebbe riconducibile al deputato leghista Fabio Massimo Boniardi mentre la seconda – la ‘Nembo srl’ – ha cessato le attività a luglio scorso.

tesoro lega 49 milioni
Il tesoro della Lega: i sequestri

Il consiglio direttivo dell’Associazione Maroni presidente, lanciata nel 2013 per le regionali, è composto – stando a quanto si legge nello statuto pubblicato sul sito – da Stefano Bruno Galli, attuale assessore all’Autonomia e alla Cultura di Regione Lombardia, Andrea Cassani, Ennio Castiglioni e Stefano Candiani, quest’ultimo ex sottosegretario agli Interni e commissario Lega per la Sicilia. Federica Moro appare invece come tesoriere. Lo scorso giugno gli investigatori genovesi avevano ascoltato, come persona informata dei fatti, l’ex consigliere della lista Maroni Presidente, Marco Tizzoni, che a Milano aveva presentato un esposto in cui palesava il sospetto che l’Associazione “fosse stata tenuta nascosta ai consiglieri, dovendo servire quale soggetto occulto di intermediazione finanziaria in favore della Lega o di terzi”.

Leggi anche: Le perquisizioni della GdF per i 49 milioni della Lega

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