Sparatoria Pescara, è giallo: chi c’è davvero dietro al killer | VIDEO

di Asia Buconi

Pubblicato il 2022-08-03

Avanza l’ombra della criminalità organizzata pugliese

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Sparatoria Pescara: cosa c’è davvero dietro l’esecuzione? Una zona della città tranquilla, residenziale e vicina al centro quella in cui ieri si è consumata una sparatoria che ha lasciato tutti senza parole. L’agguato, documentato tra l’altro da un video diffuso in rete, ha ucciso Walter Albi, architetto di 66 anni, e ha ferito in modo molto grave l’ex calciatore Luca Cavallito, 48 anni, che era al tavolo con la vittima al Bar del Parco e che, dopo due interventi chirurgici, è ora ricoverato in rianimazione in prognosi riservata.

Sparatoria Pescara, è giallo: l’ombra della criminalità organizzata pugliese

Gli inquirenti sono al lavoro per identificare l’aggressore, che era vestito tutto di nero e aveva il viso coperto da un casco integrale. Di fatto, la vicenda risulta ancora poco chiara. Stando a quanto raccontato dal padre di Luca Cavallito, il figlio ed Albi erano amici e avevano in mente di aprire insieme un albergo. “Aspettavano un finanziamento”, racconta l’uomo che poi, interrogato su possibili problemi relativi proprio all’apertura dell’hotel, ha detto: “Ormai un pazzo qualunque può assoldare un killer con mille euro e far uccidere chi vuole, anche per un piccolo sgarbo. Luca comunque ha sempre avuto un sacco di amici, è un ragazzo buono come il pane”.

L’ex calciatore una decina di anni fa fu trovato dai Carabinieri con duecento panetti di hashish in macchina, assieme a una banda criminale di Cerignola. “Sbagliò per aiutarmi perché col crollo delle Torri Gemelle nel 2001 avevo perso tutti i soldi che avevo investito sui mercati”, ha detto in merito il padre, che esclude pure che alla base dell’agguato ci sia una questione passionale.

Quel che appare chiaro agli inquirenti è che a sparare sia stato un killer professionista, assoldato con tutta probabilità dalla criminalità organizzata pugliese. Stando a quanto ricostruito, infatti, pare che uno dei due destinatari dell’esecuzione a sangue freddo fosse rimasto intrappolato in un giro di riciclaggio di denaro sporco della Sacra Corona Unita.

 

 

 

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