Attualità
Sony hacked: così Kim Jong Un ha battuto Obama
neXtQuotidiano 20/12/2014
Il presidente USA annuncia una risposta dopo il ritiro di The Interview. Ma c’è poco da fare contro un paese così arretrato
«Ci complimentiamo per la decisione di cancellare l’uscita del film The Interview. Ora chiediamo la rimozione dal Web di ogni dettaglio sulla pellicola, inclusi i trailer». Dopo il danno anche la beffa per Sony, che ieri ha ricevuto questo messaggio dagli hacker che sono penetrati nei PC della multinazionale, hanno rubato dati e sono riusciti così a bloccare il film. Una storia cominciata quasi un mese fa, quando comparve sulla scena comparve GOP e comunicò l’intenzione di rivelare documenti “top secret” rendendoli accessibili su Internet. Come prova del fatto che sono riusciti davvero a penetrare le difese informatiche della compagnia nel messaggio vennero riportati una serie di link dai quali era possibile scaricare dei file di testo con l’elenco dei dati rubati ai server di Sony Pictures. All’epoca l’attività degli uffici è stata paralizzata dall’hacking, i dipendenti non riuscivano ad accedere ai loro computer e quindi vennero mandati a casa.
Ma quello fu soltanto l’inizio della débàcle di Hollywood, che ha scandalizzato persino il presidente Barack Obama. Dopo il trailer rilasciato a giugno, il ministero degli Esteri nordcoreano denunciò la pellicola come evidente atto di terrorismo e di guerra, chiarendo che “se l’amministrazione Usa sarà connivente e patrocinerà la proiezione del film, saranno prese contromisure forti e spietate”. Gli hacker, dopo l’attacco, hanno lasciato un’immagine di uno scheletro rosso firmandosi ‘GOP’, acronimo di Guardiani della Pace, minacciando la diffusione di dati classificati della Sony. Un retroscena suggestivo ma di scarsa credibilità, anche se l’intelligence di Seul ha stimato di recente che la Unit 121, la cellula d’elite, abbia almeno 1.200 hacker professionisti, all’interno delle quasi 6.000 unità, doppie rispetto a due anni fa, che fanno capo al potente General Bureau of Reconnaissance. Negli ultimi anni, secondo il governo sudcoreano, dal Nord sono stati utilizzati malware e virus attraverso i messaggi di posta elettronica per attaccare istituzioni militari, banche, agenzie governative, emittenti televisive e media.
COSÌ KIM JONG UN HA TROLLATO OBAMA
Barack Obama nella conferenza stampa di fine anno ha lanciato il guanto di sfida. «Risponderemo in modo proporzionale, nei tempi e metodi che stabiliremo»: il cyber-attacco arrivato da Pyongyang (ma per l’intelligence Usa c’erano computer operativi a New York, in Thailandia,Polonia, Bolivia, Singapore ed anche in Italia) «ha provocato molti danni, non consentiremo a un dittatore di imporci la sua censura». Quanto alla Sony, peril presidente Usa ha fatto «un grave errore» nel decidere di bloccare The Interview, «Se mi avessero chiamato gli avrei detto di non ritirare il film e di non lasciarsi intimidire». L’ad di Sony respinge le accuse al mittente:«Non abbiamo capitolato ritirando il film. Il pubblico e il presidente si sbagliano. Abbiamo subito il peggior cyber attacco nella storia americana». Non ha detto, ma era sottinteso, che FBI e CIA hanno consigliato il blocco, e quindi appare quantomeno curioso che oggi il presidente chieda conto di una scelta fatta con il supporto di chi rappresenta il governo nell’indagine.
Ma, ora, il punto è: quale potrà mai essere «la risposta» promessa contro la Corea del Nord? Il regime è già in cima alla lista degli «Stati canaglia», assediato da un’infinità di sanzioni economiche, il simbolo stesso dell’isolamento internazionale, potendo contare solo sull’assistenza della Cina. Che cosa significa «risposta proporzionale»? L’ipotesi più logica è che siano questa volta «pirati» americani a violare i computer nordcoreani.Ma quel Paese, nonostante sia una potenza nucleare, è talmente arretrato, che diventa difficile anche solo immaginare quali potrebbero essere gli obiettivi potenziali. A meno che l’intelligence stia studiandoun piano per neutralizzare «l’Ufficio 121», la task force dei 1.800 «esperti informatici» selezionati dal governo nordcoreano. Obama ha precisato ch e«la Corea del Nord ha agito da sola, senza la collaborazione di altri Stati». Trasparente il riferimento alla Cina. (Corriere della Sera, 20 dicembre 2014)
LE SCOTTANTI RIVELAZIONI
Nel frattempo continuano i leaks dei dati rubati dagli hacker dai computer della Sony. Lungi dall’essere informazioni rilevanti dal momento che per la maggior parte sono memo interni che sono poco più che gossip di basso livello le mail pubblicate su Internet dai GOP continuano ad essere discusse e ripubblicate sui giornali. Su Repubblica di oggi un pezzo di Aaron Sorkin (una delle vittime del SonyHack) contesta proprio la volontà dei media tradizionali a continuare a pubblicare queste rivelazioni di poco conto. Ci sarebbe molto da dire sulla notiziabilità di mail e pettegolezzi interni ad una casa di produzione cinematografica. Però arrivare a dire, come sostiene Sorkin in un passaggio, che l’attacco a Sony è un attacco all’America e alla fede nella libertà di espressione è davvero esagerato. L’unica cosa da fare è notare che per una volta il tanto vituperato Interwebs è “più avanti” sulla questione dei media tradizionali: Reddit (memore di quanto successo durante il Fappening) infatti ha disattivato gli account degli utenti che postavano i documenti rubati nel subreddit SonyGOP.