Fatti
Sondaggi Brexit, Leave in vantaggio
Alessandro D'Amato 13/06/2016
Le ultime rilevazioni del Guardian e la media dei sondaggi premiano gli anti-UE. Divise anche le piccole e medie imprese
Gli anti Ue passano in testa, 52% contro 48%, nella media aggiornata di tutti i sondaggi condotti in Gran Bretagna in vista del referendum sulla Brexit del 23 giugno. Lo riferisce il Guardian online, riportando inoltre un’ultima singola rilevazione dell’istituto Icm, secondo la quale ‘Vote Leave’ è al 53% contro il 47% dei ‘Remain’.
Sondaggi Brexit, Leave in vantaggio
L’ultimo sondaggio sulla Brexit pubblicato questo pomeriggio sul sito online del Guardian attribuisce un netto vantaggio al fronte del “Leave” per il referendum del 23 giugno. Coloro che vogliono uscire dall’Unione europea sono, secondo la ricerca Icm, il 53% della popolazione, contro il 47% di coloro che vogliono restare. Due settimane fa il rapporto era 52%-48%. Previsioni che preoccupano il premier conservatore David Cameron e il cancelliere per lo Scacchiere George Osborne, oltre al Labour Party, tutti favorevoli allo status quo. Il dato, ricorda il Guardian, può essere stato influenzato anche dal fatto che questa settimana sono stati pubblicati i dati ufficiali sull’immigrazione, il cui saldo netto è di 330mila unità del secondo trimestre. L’analisi dei dati per gruppo conferma che l’euroscetticismo è direttamente proporzionale all’età: fra i giovani il 56% vuole restare nell’Ue, mentre tra gli over 65 il 55% vuole uscirne. Il sondaggio è stato compiuto su un campione di 1000 persone raggiunte per telefono tra il 10 e il 13 giugno. Oggi 130 miliardi di euro sono andati in fumo a Piazza Affari. Londra ha ceduto l’1,16%, Francoforte l’1,8%, Parigi l’1,85% e Madrid il 2,2%. Milano è stata tra le peggiori, con un calo del 2,91%, superato solo da Atene (-3,89%). Tra le cause dello scivolone la paura che fa la possibile uscita della Gran Bretagna dall’Ue, la decisione sui tassi Usa attesa per dopodomani, il rallentamento della Cina e le prossime elezioni in Spagna, che alimentano il clima di incertezza internazionale.
La Brexit e le imprese
Louise Stewart, la portavoce della Federation of small businesses, all’ANSA ha raccontato quali sono speranze e paure dei piccoli imprenditori britannici e cosa rimproverano ai leader dei due schieramenti. “L’11% delle imprese non ha ancora preso una decisione. Il 47% voterà per restare nell’Ue, mentre il 41% per uscire”, spiega Stewart che rivendica la neutralità dell’Associazione rispetto al referendum. “Abbiamo deciso di non dare nessuna indicazione di voto”. Così si va dal 50%-60% delle imprese scozzesi e nordirlandesi che vogliono a tutti i costi tenere un piede in Europa alle imprese delle zone rurali del nord dell’Inghilterra che non vedono l’ora di dire ‘bye bye Eu’. L’argomento delle Pmi pro-Brexit è sostanzialmente uno, “non vogliamo più dare soldi a Bruxelles”. Sulle cifre che la Gran Bretagna versa nelle casse dell’Unione i due schieramenti si sono dati battaglia. Per fare un po’ di chiarezza la Fsb ha fatto i suoi calcoli. “La campagna Leave parla di un risparmio di 350 milioni di sterline a settimana fuori dall’Ue. Dalle nostre ricerche risulta che la cifra reale è 250 milioni di sterline a settimana – chiarisce Stewart – se poi si considerano i fondi europei, il contributo netto scende a 160 milioni di sterline”. Le imprese sulla sponda di ‘Remain’, invece, hanno paura di un salto nel vuoto.