Shevchenko porterà 150 rifugiati ucraini nel Regno Unito e ospiterà alcuni bambini a casa sua

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2022-03-16

Andriy Shevchenko si è attivato per aiutare diverse famiglie ucraine che fuggono dalla guerra: “Non credo che ci sia un posto in Ucraina in cui ti senti al sicuro ora”

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L’ex stella del Milan e della Nazionale ucraina Andriy Shevchenko si è da tempo attivato per proteggere i bambini del suo Paese, vittime delle bombe della guerra voluta da Putin. Come riferisce il Daily Mail, l’ex calciatore ha deciso di aprire le porte della sua casa di Londra a diversi giovanissimi rifugiati e – come da lui stesso dichiarato – sta contribuendo a portare circa 150 bambini nel Regno Unito: “Naturalmente cerco di raccogliere aiuti umanitari e aiutare il mio paese, il mio popolo, i rifugiati. Stavo aspettando le regole del governo e ora è abbastanza chiaro. Stavo lavorando con l’ambasciatore dell’Ucraina qui e poi ho un paio di amici che vogliono aiutare e prenderemo 150 rifugiati qui e li metteremo in diverse aree e porteremo un paio di bambini anche a casa mia. Non credo che ci sia un posto in Ucraina in cui ti senti al sicuro ora. Non ci posso credere, a volte è come un brutto sogno”.

 

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Shevchenko porterà 150 rifugiati ucraini nel Regno Unito e ospiterà alcuni bambini a casa sua

Shevchenko ha provato anche a parlare di calcio, rispondendo a una domanda sulla situazione del Chelsea, squadra nella quale ha militato, che ora si trova con i conti bloccati perché riconducibili all’oligarca russo Roman Abrahmovic: “È un momento molto difficile per me, nel momento in cui non penso al calcio, la mia testa, tutta la mia attenzione è aiutare il mio Paese ma conosco la situazione ed è un momento molto difficile per i tifosi del Chelsea, per il club. Penso che non si possa cancellare la storia del Chelsea. I tifosi devono solo essere forti e supportare il club”. In una recente intervista al Corriere della Sera aveva spiegato come sua madre e sua sorella siano rimaste in Ucraina, poco distante dal centro di Kyiv: “Adesso le hanno raggiunte altri parenti, tra cui mia zia che ha passato quattro giorni chiusa in cantina. Abita vicino a un aeroporto, il suo quartiere è stato bombardato. Non sono partite perché è la loro patria, la loro terra, la loro casa. Semmai avrei preferito raggiungerli io. Perché avrebbero dovuto andarsene?”.

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