Lo sgombero di via Scorticabove

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-07-05

Era occupato da cittadini sudanesi sotto regime di protezione internazionale. Prima era gestito da una delle coop coinvolte in Mafia Capitale

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Oggi è stato sgomberato uno stabile occupato da una cinquantina di persone in via Scorticabove, alla periferia est di Roma. Lo stabile di proprietà privata era stato affittato dal Comune e dato in concessione a La Cascina, cooperativa di Comunione e Liberazione, per farne un centro accoglienza.

Lo sgombero di via Scorticabove

Nel 2015 la cooperativa la Cascina è stato coinvolta in Mafia Capitale. I vertici della Cascina sono finiti in carcere e la cooperativa è stata commissariata. Nello stabile vivono prevalentemente cittadini sudanesi che si trovano in regime di protezione internazionale. “Il centro di via Scorticabove nato a seguito dello sgombero del cosiddetto ‘Hotel Africa’ nel 2004 – spiega Federica Nunzi responsabile immigrazione dell’Unione Inquilini -, era divenuto un’autogestione quando nel 2013 il Comune uscì dalla gestione. Una situazione sempre procrastinata e che oggi nonostante gli annunci di rinnovamento da parte del M5S non vediamo nulla di nuovo con uno sgombero inumano, come lo era stato quello di via Curtatone”.

Gli ex occupanti di via Scorticabove denunciano: “Noi non siamo criminali, siamo rifugiati politici. Stamattina ci hanno cacciato di casa senza neanche farci prendere le nostre cose che sono ancora dentro”, denunciano alcuni cittadini sudanesi sgomberati dall’edificio di via Scorticabove. “Qui ci sono anche cittadini italiani – continua uno dei rappresentanti della comunità sudanese -. Sono arrivati senza neanche avvisare con un po’ di anticipo. Adesso dove andiamo? Siamo tutti per strada senza sapere dove andare”.

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