«Volevano far affogare i migranti per creare un deterrente»

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2017-05-04

Ruben Neugebauer, portavoce di SeaWatch, lancia accuse durissime nei confronti di Frontex e dell’Unione Europea

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Tonia Mastrobuoni su Repubblica oggi intervista Ruben Neugebauer, portavoce di SeaWatch, l’Ong berlinese nata nel 2015, dopo il vuoto lasciato nel Mediterraneo dalla frettolosa archiviazione di “Mare nostrum”. Neugebauer lancia accuse durissime nei confronti di Frontex e dell’Unione Europea:

Ieri ha chiesto che imbarchiate polizia giudiziaria sulle vostre navi.
«La polizia italiana non è un osservatore neutrale come lo siamo noi, è una differenza fondamentale. Vorrei ricordare a Zuccaro che le nostre sono navi private che svolgono una missione umanitaria. Perché il procuratore non ammette che le nostre navi sono costrette a intervenire perché non ce ne sono abbastanza di Frontex o della Ue? Vorrei anche ricordare che noi non portiamo i migranti in Italia. Li affidiamo a Ong come Save the Children o alla Guardia costiera italiana, con la quale, peraltro, la collaborazione è perfetta. Invece siamo molto preoccupati per l’atteggiamento della Ue».
In che senso?
«C’è stato un cambiamento grave nelle loro comportamento, nel fine settimana di Pasqua. Quando è emerso che 8.500 migranti si trovavano in una situazione drammatica al largo della costa libica, Frontex e la missione “Sophia” si sono ritirate e hanno lasciato l’onere dei salvataggi ad altri. Sembrava volessero far affogare i migranti per creare un deterrente».

seawatch ong migranti 1

È un’accusa grave. Su quali basi si fonda?
«In quelle ore drammatiche Frontex e Sophia hanno mandato ciascuno una nave sola. Non credo non avessero visto nei giorni precedenti il meteo che era buono e faceva presagire un fine settimana di sbarchi. I salvataggi sono ricaduti su di noi delle Ong, su alcune navi commerciali e le navi militari italiane. Abbiamo anche filmato tutta la dinamica da un aereo, il mayday è risuonato a vuoto per ore. Il vero scandalo è questo».
E vede un collegamento col fatto che ora si accusino le Ong di aiutare gli scafisti?
«Se si è deciso di creare un deterrente, anche noi siamo un problema. Noi ci chiamiamo non a caso Seawatch e non Searescue, “osservatori” e non “soccorritori”. Non accettiamo che la gente affoghi nel Mediterraneo, la nostra missione è questa».

Leggi sull’argomento: Quali sono le ONG che operano nel Mediterraneo

 

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