Se Massimo Boldi è il nuovo “influencer” di Giorgia Meloni

di Lorenzo Tosa

Pubblicato il 2021-02-01

Fratelli d’Italia “assolda” Cipollino come testimonial per la propria campagna social, ultimo tassello di un abisso culturale e politico ormai senza ritorno

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C’è stato un tempo in cui la politica italiana era una cosa seria, un territorio su cui avventurarsi in punta di piedi, con il rispetto dovuto agli elettori e alla storia di questo Paese. Un tempo in cui i partiti si contendevano intellettuali, scrittori, scomodavano registi, dialogavano con giganti del giornalismo e della letteratura, in un confronto continuo e fecondo di idee e provocazioni colte che plasmavano e – in qualche caso – costruivano il pensiero del tempo. Oggi il terzo partito italiano, Fratelli d’Italia, erede naturale di quel Movimento Sociale Italiano che, pur tra un passato oscuro e infinite contraddizioni, ha rappresentato un pezzo di storia della seconda parte del Novecento, è ridotto ad assoldare come influencer sui propri canali social un certo Massimo Boldi, meglio noto come “Cipollino”.

Massimo Boldi Meloni

L’attore, noto per performance indimenticabili che hanno tracciato un solco profondo nella storia della commedia “petologica” italiana degli ultimi 30 anni, viene sbattuto in primo piano su Facebook con tanto di giacca e cravatta, un’espressione insospettabilmente istituzionale e un virgolettato a caratteri cubitali che recita:

“Mi piacerebbe la Meloni come premier. È molto cresciuta ultimamente. La seguo nei dibattiti e mi appassiona. Ha dei toni da sindacalista che ti trascinano.”

Non è dato sapere quali siano stati i riferimenti sindacali di Cipollino fino ad oggi, anche se, a naso, dubitiamo che abbia mai sentito parlare di un certo Giuseppe Di Vittorio o, per venire ai nostri giorni, di uno come Aboubakar Soumahoro, il sindacalista dei braccianti. Di sicuro il post pubblicato dalla pagina ufficiale di Fratelli d’Italia, con tanto di “Bravo Massimo”, è ben oltre i limiti della querela per chiunque abbia la minima dimestichezza con la storia del sindacalismo.

Solo fino a quattro, cinque anni fa un social media manager mediamente rispettabile si sarebbe rifiutato di prestare il proprio nome a un’infografica del genere. Oggi non solo questo cartello passa ma è anche il messaggio di punta della comunicazione social di qualunque partito populista e post-politico degno di questo nome. E, cosa di gran lunga più preoccupante, sposta voti. Tanti voti. Difficile fare una stima, ma accaparrarsi l’endorsement di Massimo Boldi per Fratelli d’Italia significa strappare via migliaia, forse decine di migliaia di voti in un solo pomeriggio alla Lega, che su quel retroterra culturale gioca la partita del consenso. Quella stessa Lega che, non a caso, spesso utilizza lo stesso tipo di messaggio, associato ad altri tipi di influencer appartenenti allo stesso genere, in una corsa agli inferi della comunicazione politica senza più scrupoli né freni inibitori. E via così, più giù, sempre più giù, verso l’abisso politico e culturale, di un Paese in cui la tragedia esonda sempre in farsa e vicerversa.

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