Fatti
Scarcerato il figlio del boss che investì con il Suv i due cuginetti Alessio e Simone
Chiara Capuani 04/06/2022
La Cassazione ha annullato la sentenza di condanna a nove anni per Rosario Greco che nel luglio del 2019 travolse i due bimbi sfrecciando a tutta velocità nei vicoli di Vittoria, nel Ragusano.
“Siamo distrutti, ma che giustizia è questa? È uno schifo. Si chiama ‘ingiustizia’, non giustizia. A meno di un mese dai tre anni dalla morte di Alessio e Simone, chi li ha investiti quella notte riducendoli a poltiglia, è fuori dal carcere. Solo noi, noi genitori, abbiamo l’ergastolo”. Con queste parole, piene di rabbia, Alessandro e Tony D’Antonio, hanno commentato all’AGI la decisione della Cassazione di annullare – con rinvio – la sentenza d’appello di condanna a nove anni di reclusione per Rosario Greco.
Era stato lui, quel luglio di quasi tre anni fa, ad investire i piccoli Alessio e Simone, mentre sfrecciava con il suo Suv per i vicoli di Vittoria, nel Ragusano. I due bambini erano seduti a giocare sui gradini di casa quando la macchina, con a bordo Greco, figlio del boss Emanuele e altri tre passeggeri (fra cui un altro figlio di boss, Angelo Ventura), li travolse per poi fuggire via nella notte.
Scarcerato il figlio del boss che investì con il Suv i due cuginetti Alessio e Simone
Il processo, ora, è da rifare, ma intanto Greco è stato posto ai domiciliari, uscendo così dal carcere. “È incredibile. Siamo senza parole – commentano ancora i D’Antonio all’AGI – Ci siamo affidati alla giustizia, non possiamo pensare che a meno di tre anni dalla strage che ci tolse i nostri figli, oggi questo delinquente sia fuori dalla galera. Non ci possiamo pensare. È questa la giustizia che lo Stato italiano riconosce a noi genitori? Tre anni di carcere per aver trucidato due bambini? Chiediamo una mobilitazione civile, chiediamo ai giudici di non negarci quella giustizia in cui credevamo perché – concludono -, altrimenti, solo la nostra condanna sarà a vita”.
La Cassazione ha annullato la sentenza che condannava Greco a nove anni di reclusione per un “vizio di motivazione” dell’appello, ossia il rigetto della perizia psichiatrica che era stata richiesta dalla difesa. Proprio per questo motivo, il figlio del boss è stato rilasciato il 1° giugno, in attesa di un nuovo processo.