Cosa sappiamo della prigione siriana di Saydnaya

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2017-05-16

Il Dipartimento di Stato ha mostrato le prove della presenza di un forno crematorio per bruciare i cadaveri dei prigionieri, quasi tutti detenuti per reati politici. Cinquanta esecuzioni al giorno, detenuti torturati e sottoposti ad abusi sessuali e psicologici

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Il Dipartimento di Stato statunitense ha accusato il regime di Bashar al-Assad di aver ordinato esecuzioni di massa all’interno della prigione di Saydnaya. Durante una conferenza stampa che si è tenuta ieri Stuart Jones, portavoce del Segretario di Stato Rex Tillerson per il Medio Oriente ha illustrato le ragioni che hanno spinto l’amministrazione Trump a denunciare le violazioni dei diritti umani che avvengono all’interno del carcere militare.

Cos’è la prigione di Saydnaya e perché è così importante?

Quello di Saydnaya, una struttura che si trova a circa 30 km da Damasco, è solo uno dei carceri militari dove il regime siriano trattiene gli oppositori politici. Come ha denunciato Amnesty International in un rapporto pubblicato ad inizio 2017 le condizioni all’interno del carcere sono disumane. I detenuti sono stipati in celle da cinquanta persone che spesso ne ospitano più di settanta. Il carcere è dal 2011, anno dell’inizio della guerra civile e della ribellione contro Assad, uno dei centri della repressione. Al suo interno sono transitati migliaia di oppositori politici che spesso sono stati giustiziati senza che venissero celebrati regolari processi.

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La prigione di Saydnaya [Fonte: U.S. Embassy Syria via Twitter.com]
Secondo il Dipartimento di Stato USA a Saydnaya il regime siriano ha costruito un forno crematorio per poter eliminare i corpi dei detenuti giustiziati durante impiccagioni di massa. Non ci sono prove decisive dell’esistenza di un forno crematorio. Gli elementi su cui si basa il Dipartimento di Stato è la presenza di neve sciolta sul tetto di un edificio secondario e di strutture che potrebbero essere prese d’aria e di ventilazione. Come ha fatto notare uno dei giornalisti però potrebbe trattarsi semplicemente di una parte dell’edificio più calda delle altre. Ma per gli americani il fatto che sia più calda è dovuto alla presenza di un inceneritore.

Quando è stato costruito il crematorio di Saydnaya?

Nel rapporto di Amnesty International invece il forno crematorio non viene mai menzionato. Amnesty però si basa sulle testimonianze di ex-detenuti, guardie carcerarie e dipendenti del penitenziario che potrebbero essere stati all’oscuro dell’esistenza del crematorio. Si parla invece di impiccagioni di massa – oltre cinquanta al giorno – che avvengono nottetempo. I corpi dei detenuti sono invece sepolti in fosse comuni. All’interno del carcere i detenuti vengono sistematicamente sottoposti a torture ed abusi. Chi entra a Saydnaya difficilmente ne potrà uscire vivo.

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Il particolare dell’edificio ritenuto il forno crematorio di Saydnaya [Fonte: U.S. Embassy Syria via Twitter.com]
L’edificio identificato come forno crematorio non è una struttura costruita ex-novo. Le autorità carcerarie hanno infatti provveduto a modificare un edificio già esistente. I lavori di costruzione del forno sarebbero avvenuti tra il 2013 e il 2015. Il crematorio si sarebbe reso necessario a causa dell’elevato ritmo delle esecuzioni. In primo luogo consente di eliminare rapidamente i corpi, in secondo luogo ha lo scopo di occultare le prove dell’eccidio. Secondo Amnesty dal 2011 al 2015 a Saydnaya sono state uccise tra le cinquemila e le undicimila persone. 
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Il particolare delle modifiche effettuate all’edificio ritenuto il forno crematorio di Saydnaya [Fonte: U.S. Embassy Syria via Twitter.com]
 Il portavoce del Dipartimento di Stato ha richiamato Russia e Iran alle loro responsabilità: “Siamo inorriditi dal fatto che queste atrocità sono state compiute dal regime siriano apparentemente con l’incondizionato sostegno della Russia e dell’Iran”. Ovviamente il governo di Damasco ha smentito categoricamente le ipotesi fatte dagli USA. La Russia invece ha bollato come “provocazione” la dichiarazione del Dipartimento di Stato. Dal 2011 però la Siria non consente agli attivisti di Amnesty International di monitorare le condizioni di salute dei detenuti.
 
Foto copertina via Google Maps

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