Il nome di Salvini nelle telefonate di Arata per Siri al governo

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-07-23

«Un po’ i politici li conosciamo, sono come le banche, li devi usare. E ogni volta che li usi, paghi, basta. Non è che c’è l’amico politico, non c’è l’amicizia in politica»

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Spunta anche il nome di Matteo Salvini nelle telefonate di Paolo Arata per mandare l’amicone Armando Siri al governo, poi concluse con la clamorosa vittoria del sottosegretariato ai Trasporti al quale lui, così come il gemello del goal Rixi, ha successivamente dovuto rinunciare. Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera dà conto delle chiacchiere di Arata:

A metà maggio Arata vuole la garanzia che Siri entri nell’esecutivo. Il 17 maggio dell’anno scorso racconta al figlio: «Pensa un po’ che Armando (Siri ndr) l’ho fatto chiamare io da Berlusconi… non c’era riuscito… devo dire che Letta è sempre un amico… sono andato lì… gliel’ho detto… dico chiama… chiama Armando… perché Armando…dice… sai se non mi sostiene Berlusconi». Le verifiche della Dia danno conto di una telefonata tra Berlusconi e Siri, mal’imprenditore si era comunque già mosso anche con altri interlocutori.

E il 23 maggio racconta al figlio: «Ieri sera c’è stato Armando (Siri, ndr) da noi, Di Maio vuole andare alle attività produttive… E ci va sicuro, l’ha chiesto lui! Allora Salvini non sa dove mettere Armando, poi io gli ho detto che deve fare il viceministro con la delega dell’energia e lui lo ha chiesto a Salvini e Salvini ha chiamato anche casa nostra ieri». Ma nell’informativa ai magistrati gli investigatori della Dia precisano di «non avere registrato interlocuzioni telefoniche tra Arata e Salvini».

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Repubblica spiega che Arata aveva le sue strade per sistemare Siri al governo. Sono due i contatti che emergono: con Gianni Letta e ancora con il cardinale Burke («Quello oltre Tevere», lo chiamavano).

Il 17 maggio, Federico Arata chiamò il padre per riferire il messaggio dell’amico che brigava per entrare nel governo: «Mi ha detto se potevo fargli arrivare qualche sponsorizzazione presso l’ambasciatore americano che a quanto pare si sente con il presidente Mattarella». Federico aveva chiesto a Burke: «Ma il cardinale non lo conosce questo ambasciatore». Arata junior aveva allora provato con Steve Bannon, l’ex stratega di Trump. Il padre concordava: «Sì, usalo, perché Armando è un amico, lo merita». E ribadiva: «Ti devi concentrare su Bannon e sul cardinale».

Ora, le attenzioni sono tutte per l’incidente probatorio di giovedì, in cui deporranno Nicastri e il figlio, che hanno confermato la promessa dei 30 mila euro a Siri. Per Arata, la mazzetta era cosa necessaria: «Un po’ i politici li conosciamo, sono come le banche, li devi usare. E ogni volta che li usi, paghi, basta. Non è che c’è l’amico politico, non c’è l’amicizia in politica».


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