Salvini ha paura di un nuovo Papeete?

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-04-23

Dopo l’azzardo dell’astensione in CdM e la battaglia sul coprifuoco c’è davvero il rischio che Salvini rompa e molli il governo Draghi? I numeri dicono di no. E anche l’opportunità politica

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Dopo l’azzardo dell’astensione in CdM e la battaglia sul coprifuoco c’è davvero il rischio che Salvini rompa e molli il governo Draghi? I numeri dicono di no. E anche l’opportunità politica. Che vantaggio ne avrebbe Giorgia Meloni?

Salvini ha paura di un nuovo Papeete?

L’antagonista di Salvini potrebbe sbandierare con grande facilità la sua coerenza rispetto al leader della Lega, entrato in un governo per incidere e poi uscito senza esserci riuscito. La strategia del leghista è chiara: fare opposizione all’interno dell’esecutivo. Ma quanto può durare? Su Repubblica Tommaso Ciriaco e Emanuele Lauria si concentrano su Giorgetti, amico di Draghi, e sul ruolo che ha avuto nella vicenda. Pare che il leghista, per non commentare nel dettaglio quanto successo in CdM, abbia scherzato dicendo “«Io notoriamente vado a letto presto”. Si riferiva al coprifuoco ovviamente. Ma ieri, quando Salvini ha riunito lo stato maggiore della Lega è rimasto pochi minuti, senza dire niente. Non è un segnale di attrito, visto che il “Capitano” ha più volte dichiarato ai media di aver più volte sentito il suo numero due. Ma forse è un anticipo di quello che potrebbe accadere nei prossimi mesi, perché l’ex ministro dell’Interno avrebbe intenzione di non smettere con la sua escalation:

Ma è quello che dice subito dopo ad allargare il fossato tra due modi di concepire la Lega e il rapporto con Draghi. Perché Salvini assicura lealtà all’esecutivo, ma alza l’asticella. «Dobbiamo farci vedere», dice ai suoi dirigenti. Annuncia una escalation, pur senza immaginare strappi definitivi: «Noi non possiamo ripetere l’errore di consegnare il governo al Pd e ai 5S». E quindi restare nell’esecutivo – secondo molti – almeno fino a gennaio, fino all’elezione del nuovo Capo dello Stato – ma distinguersi. Sul coprifuoco, ma anche su tutto il resto, perché il leader promette battaglia pure sulla riforma della giustizia, per ottenere la responsabilità civile dei magistrati e la separazione delle carriere. Quel che è certo è che, con Giorgetti defilato, Salvini incassa il sostegno degli altri big: da Zaia a Fedriga, che alla guida delle Regioni rappresenta l’altro braccio della tenaglia con cui il Carroccio stringe Draghi.

Ma davvero Salvini se lo può permettere? Secondo quanto racconta Marco Cremonesi sul Corriere c’è molto fumo e poco arrosto. Certo la battaglia sul coprifuoco è un argomento popolare che Salvini può facilmente spendere per recuperare un po’ di consenso, sui social e nei sondaggi. Ma se dovesse passare ai fatti il prezzo da pagare sarebbe molto alto:

Un fatto utile per contrastare la tendenza ribassista dei sondaggi: «Matteo sa bene che se lasciasse il governo dopo meno di tre mesi, i danni alla sua credibilità non sarebbero recuperabili, con Giorgia Meloni arrembante». Senza contare che il leader leghista si sente in qualche modo in credito per i frequenti attacchi subiti dalla componente giallorossa del governo: «Non ci siamo espressi sulla mozione di sfiducia a Speranza, insistono con il ddl Zan che non hanno approvato quando al governo erano loro, stressano i miei rapporti con Giancarlo Giorgetti e la mediazione promessa sulle cartelle esattoriali è scomparsa», avrebbe dettoaun suo sostenitore. Detto tutto questo, «se sperano che noi rompiamo tutto per farsi un’altra maggioranza Ursula, sbagliano di grosso».

Insomma sembra che la tattica sia quella di una guerriglia di facciata, ma guai ad arrivare a un nuovo Papeete. Potrebbe costargli veramente caro.

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