Fact checking
Perché Salvini è diventato Capitan Coniglio
Alessandro D'Amato 30/01/2019
Il leader della Lega ha cambiato idea sul processo dopo che qualcuno gli ha sussurrato all’orecchio che rischiava seriamente una condanna. Con tutti gli effetti del caso
Da “non vedo l’ora di farmi processare” a “non processatemi, per carità”. Che Matteo Salvini si sia trasformato in poche ore da Capitano Coraggioso a Capitan Coniglio è un dato di fatto – tra l’altro, annunciato ben prima della lettera al Corriere della Sera – ma a 24 ore dall’ufficialità della svolta ancora permane il mistero su un cambio di orizzonte che ha spiazzato il MoVimento 5 Stelle, lasciandolo con il cerino acceso in mano dopo l’annuncio del Fatto sulla volontà grillna di mandare Salvini a processo.
Perché Salvini è diventato Capitan Coniglio
Eppure i sussurri e le grida di Palazzo ci dicono che quella di Salvini è stata una scelta obbligata. Frutto proprio dell’autorizzazione a procedere inviata dal tribunale dei ministri di Catania al Senato. E della legge Severino, per la quale in caso di condanna a due o più anni di carcere è prevista l’ineleggibilità e l’incandidabilità – o, in caso di deputato o senatore già eletto, la decadenza delle cariche elettive che deve essere votata dagli onorevoli della camera di appartenenza – per i 6 anni successivi alla sentenza passata in giudicato. Insomma, il Capitano rischia di essere messo in panchina per un buon numero di annetti. Per questo ora chiede di dargli l’immunità dopo aver detto il contrario.
Ma come mai Salvini ha maturato la convinzione di rischiare la condanna? Carmelo Lopapa su Repubblica fa sapere che sembra che l’ex procuratore Carlo Nordio, da tempo assai vicino al vicepremier leghista, lo abbia messo in allerta sui rischi concreti all’orizzonte. Anche perché – dettaglio non sfuggito all’esame di chi ha dimestichezza con gli atti giudiziari – la richiesta di autorizzazione al processo del Tribunale dei ministri di Catania sarebbe stata messa a punto con dovizia di particolari e con robuste fondamenta giuridiche.
Il dietrofront di Salvini sul processo per la Diciotti
Per questo si è riunito un enclave al termine del quale Salvini ha disegnato il cambio di strategia e anche la difesa che sottoporrà al Parlamento quando sarà chiamato a difendersi davanti alla giunta per le autorizzazioni a procedere presieduta da Maurizio Gasparri, il quale sarà protagonista senza troppo entusiasmo di salvare il governo grillino attraverso il salvataggio di Salvini:
Una sorta di gabinetto di guerra, riunito martedì pomeriggio a Palazzo Chigi negli uffici del vicepremier, ha messo a punto la strategia difensiva e i contenuti di quella lettera. Col leader, erano solo in due: Giancarlo Giorgetti e la ministra-avvocato Bongiorno. Punto primo: spiegare che il ministro dell’Interno non vuole avvalersi di uno scudo per proteggersi dal processo, ma semplicemente far comprendere al Senato che la sua scelta di allora è stata dettata da un interesse pubblico, di governo.
Rinunciare all’immunità comporterebbe l’ammissione di aver agito per altri fini. Punto secondo: non è stato fatto un passo indietro, anche perché non è stata prodotta alcuna memoria per sottrarsi al processo. Terzo e ultimo: mancherebbero, secondo la difesa, i presupposti del sequestro, dato che se era precluso il porto di Catania, ad agosto, «erano percorribili tutte le altre direzioni». Sono i punti centrali della difesa che sarà utilizzata in giunta e poi in aula al Senato.
Cosa c’è nel fascicolo che accusa Salvini
Nel fasciolo all’esame del Senato d’altro canto si può osservare con dovizia di particolari come la macchina dei soccorsi messa in campo dall’Italia sia stata allora bloccata dal ministro dell’Interno. Il quale, bisogna sempre ricordarlo perché il particolare è talmente ridicolo da renderlo necessario, si è messo a fare la guerra a una nave italiana e appartenente al nostro corpo d’armata. Infatti stranamente oggi nessuno domanda ai ministri che vanno in tv a difendere quanto sta facendo il governo con la Sea Watch come mai oggi dicano che la barca dell’ONG dovrebbe andare in Olanda perché batte bandiera olandese ma ieri non volevano far sbarcare nessuno dalla Diciotti che batteva bandiera italiana.
Per affilare la sua difesa intanto Salvini è tornato a raccontare che c’era un rischio terrorismo in caso di sbarco dalla Diciotti. Nella domanda di autorizzazione però c’è scritto che «nessuno dei soggetti ascoltati da questo Tribunale (compresi i funzionari del Viminale, ndr) ha riferito (come avvenuto invece per altri sbarchi) di informazioni sulla possibile presenza, tra i soggetti soccorsi, di «persone pericolose per la sicurezza e l’ordine pubblico nazionale».