Said e Chérif Kouachi: a che punto è la caccia

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2015-01-09

Le operazioni della notte per trovare i presunti responsabili della strage di Charlie Hebdo sono continuate in una vasta zona rurale e boscosa che si trova a circa 80 chilometri da Parigi, a metà strada tra l’Aisne e Oise, nella foresta di Longpont. 80mila uomini impiegati. I due localizzati ieri nella foresta

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I fratelli Kouachi sono ancora ricercati. Le operazioni della notte per trovare i presunti responsabili della strage di Charlie Hebdo sono continuate in una vasta zona rurale e boscosa che si trova a circa 80 chilometri da Parigi, a metà strada tra l’Aisne e Oise, nella foresta di Longpont. A dare la caccia a Said Kouachi e Cherif Kouachi è un contingente che arriva a contare 80mila uomini, alle ricerche partecipa anche l’FBI. Le ricerche con gli elicotteri sono andate avanti per tutta la notte, al buio, e i membri delle forze di sicurezza, armati e incappucciati, tengono sotto controllo tutte le vie d’uscita. Ieri sera, secondo molte fonti, i sospetti erano stati localizzati tramite gli infrarossi nella foresta dai mezzi aerei. Ci sarebbe quindi la certezza che si trovano in Piccardia.

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Chérif Kouachi e il video del servizio della tv francese (Corriere della Sera, 9 gennaio 2015)

I due presunti autori dell’attentato a Charlie Hebdo erano da anni sulla lista nera per terrorismo degli Stati Uniti. Lo ha riferito alla France presse una fonte delle forze di sicurezza statunitensi. I fratelli Cherif e Said Kouachi, 32 e 34 anni, sono nella «nostra lista di controllo da anni», ha detto la fonte, perché sospettati di terrorismo. Inoltre i loro nomi compaiono anche nella lista delle autorità aeroportuali americane, la cosiddetta no-fly list, che vieta di prendere voli da e per gli Stati Uniti.
 
CHÉRIF E SAID KOUACHI: NASCOSTI A LONGPONT?
In mattinata un killer aveva sparato alle spalle di una giovane vigilessa, in servizio da 15 giorni, e ferito gravemente un collega. Mistero assoluto sulla dinamica dei fatti e sul movente: un pregiudicato già arrestato 9 volte e’ stato fermato, ma l’assassino è salito su un auto e si è allontanato. Anche in questo caso, nonostante le ricerche, l’uomo – armato fino ai denti e protetto da un giubbotto antiproiettile – è svanito nel nulla. Tre uomini armati e pronti a tutto liberi attorno a Parigi – due nel nord e uno nel sud – hanno portato a uno spiegamento di forze senza precedenti: 88mila uomini, quasi 10mila soltanto nella regione di Parigi, fra i quali reparti di paracadutisti. A meta’ giornata il momento di massima tensione: da una parte il misterioso assalitore che ha sparato a due agenti chiamati per un incidente stradale a Montrouge (una morta e un ferito grave) si faceva beffe degli inseguitori parcheggiando l’auto e andando a prendere, armato, la metropolitana. Dall’altra, una Clio grigia nella quale un benzinaio della Piccardia aveva avvistato i fratelli Kouachi con kalashnikov e lanciarazzi si avviava inspiegabilmente verso Parigi. In pochi minuti, le porte di accesso alla citta’ sono state chiuse da posti di blocco e l’Eliseo e’ stato blindato. Poco dopo, la caccia ai due killer della strage di Charlie Hebdo si è di nuovo spostata verso Villers-Cotteret, la città natale di Alexandre Dumas, e nei dintorni: prima a Crepy-en-Valois, poi a Corcy, infine a Longpont e nella vicina foresta, quando si e’ pensato che i due – abbandonata l’auto – non si fossero trincerati in una casa ma avessero provato a dileguarsi nella campagna. La zona è stata transennata, le immagini diffuse dalle tv sono parse eccezionali: migliaia di uomini con scudi, fotoelettriche, cani al guinzaglio e armati fino ai denti in movimento a piedi, hanno circondato a gruppi i furgoni con il materiale e i gruppi elettrogeni. La notte di caccia si e’ alla fine spostata altrove – pare – e l’operazione resta difficile, senza alcuna traccia concreta. Malessere intanto nel sindacato di polizia, che chiede il ritiro di tutti gli uomini non armati impegnati in un’azione giudicata troppo rischiosa. Hamid Mourad, giovanissimo presunto autista del commando terrorista in cui a sparare erano i due fratelli, e’ sempre in stato di fermo ma il suo alibi (era sui banchi di scuola, testimoniano i compagni) regge.
Il percorso di fuga dei fratelli Kouachi (Corriere della Sera, 9 gennaio 2015)
Il percorso di fuga dei fratelli Kouachi (Corriere della Sera, 9 gennaio 2015)

IL MISTERO DELLE COMUNICAZIONI
Tutta la vicenda e’ ancora avvolta da ombre e la carente comunicazione del governo non aiuta. Bernard Cazeneuve, il ministro dell’Interno, ha parlato oltre mezz’ora in conferenza stampa senza fornire notizie, al di la’ della convocazione della riunione dei ministri di Europa e Usa domenica a Parigi. Poi alla Cnn, in serata, la collega della Giustizia Christiane Taubira ha ammesso che uno dei due fratelli ricercati era noto all’intelligence fin dal 2005 per aver partecipato alla jihad dapprima in Yemen e quindi in Iraq (nel 2008). Tanto da essere arrestato e condannato al rientro. Mentre dagli Usa rimbalza la notizia che entrambi fossero da tempo nella lista delle persone bandite dai voli civili. Gli interrogativi sulla liberta’ di azione di cui i fratelli Kouachi hanno potuto godere in effetti si rincorrono. Come pure sullo strano smarrimento delle loro carte d’identita’ nell’auto della fuga, una circostanza straordinaria se si considera la freddezza e la preparazione delle due ‘primule rosse’. Il paese intero intanto si sente sempre piu’ “Charlie”, come recita l’hashtag diventato ormai un mantra. Nelle strade, nei negozi, sulle t-shirt dei ragazzini che vanno a scuola, ovunque c’e’ “Charlie” o un suo simbolo. Nelle scuole si e’ parlato del tragico 7 gennaio, poi quando i ragazzi si apprestavano a uscire, tutte le maestre, i professori e i bidelli hanno imperativamente fatto sgomberare per motivi di sicurezza l’area antistante il portone, dove in genere ci si ferma a chiacchierare a lungo, invitando gli studenti a tornare subito a casa. ‘Vigipirate’, il dispositivo antiterroristico, è stato inasprito, uomini in divisa sono praticamente ovunque in città. A mezzogiorno, il minuto di silenzio rispettato in tutto il Paese, mentre suonavano le campane di Notre Dame. In serata, anche la scintillante Tour Eiffel ha spento le sue luci in segno di lutto. L’appello all’unita’ nazionale – l’ex presidente Nicolas Sarkozy e’ andato per la prima volta all’Eliseo a trovare Hollande – per il momento ha fatto centro. Resta soltanto la polemica del Front National, con Marine Le Pen che ha di nuovo invocato un referendum sulla pena di morte. Nel generale cordoglio, la storia tristissima di Clarissa Jean-Philippe, 25 anni, la vigilessa ancora in prova, da pochi giorni timidamente sulle strade delle banlieue a Montrouge. Colpita alle spalle durante un controllo, ha visto finire la sua carriera, e la sua vita, due settimane dopo aver preso servizio.

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